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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Budapest 23 (5) / Velocita' lenta e altri pensieri

Giovedì 24 Agosto 2023


budapest-1500 


Dopo i 200 visti a Budapest la Federazione dovrebbe intervenire, magari anche drasticamente. Valutate le esibizioni dei due campioni olimpici qualcosa dovrebbe muoversi. In molti sport succede. Non si vedono sbocchi positivi? Si cambi.


Daniele Perboni

I 200, prova finale del programma mattutino, avevano suscitato grandi aspettative. In gara Eseosa Desalu (prima batteria) e, soprattutto, Filippo Tortu (sesta). Due componenti dell’ormai lontana staffetta d’oro di Tokyo e il più che abbondantemente citato “primo italiano a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri”. Sapete tutti di chi stiamo parlando. Peccato che quella gara (Madrid, Giugno 2018) è lontana nel tempo e nello spazio.

Tortu, infatti, non ha mai più migliorato o avvicinato quel 9”99 che, anche allora, non è che fosse un tempo così stratosferico. Fece notizia “solo” per quella barriera infranta e per aver scalzato dal libro dei record italiani un certo Mennea. Lo stesso Desalu, protagonista della fantastica curva olimpica che propiziò in buona parte quell’oro, è da cinque anni che non migliora il personale (20”13/+0,7), ottenuto nella finale europea di Berlino 2018 e che gli propiziò la sesta piazza.

Bene, anzi male, malissimo. I due non hanno saputo ripetersi su livelli più che decenti. Almeno per due atleti che in diverse occasioni avevano dichiarato di aver messo nel mirino stagionale la discesa sotto la barriera dei 20 secondi. Risultato? A casa, senza passare dalle semifinali. 

DESALU – Si è dovuto accontentare di uno sconfortante sesto posto con un ancor più deludente 20”49. E non basta la sigla SB (season best) per farci, e, speriamo, farlo sorridere. Perché migliorarsi di tre centesimi a quei livelli non è certo un crono da farti impazzire di gioia. Analizzando la sua prova, poi, appare sempre più lampante di quanto sia in ritardo di preparazione (a sua scusante abbiamo appreso che dopo l’europeo a squadre di fine giugno, si era infortunato di cui nessuno, almeno noi che viviamo ai confini dell’impero, era al corrente. In FIDAL sanno benissimo come mantenere determinati segreti.

Andando più a fondo nell’analisi della corsa scopriamo che i primi 100 li ha corsi in 10”64 ed i secondi in 9”82, quando il vincitore della batteria, il britannico Hughes, per un tempo finale di 9”99, il più veloce dei 56 concorrenti, ha stampato un 10”46/9”53.

«Un pizzichino di sfortuna l’ho avuta, in altre batterie sono andati più piano. Ho sofferto di una lesione di secondo grado, perdendo un mese di preparazione. So che questo non è il mio valore, valgo molto meno. Dispiace perché si poteva fare di meglio. Ma guardiamo avanti, tra pochi giorni ci sarà la 4x100».

TORTU – Identica situazione per Filippo, quarto nel sesto turno, cronometrato a 20”46/+0,5, con l’aggravante di una partenza da bradipo (0,179). Il peggiore degli otto. «Sapevo che serviva correre forte, era nelle mie intenzioni ma quando sbagli i primi cento metri poi non puoi più fare nulla. Anche le reazione: da sempre è un mio problema. Ci lavoro ma… Inutile girarci intorno, è andata malissimo. Sono dispiaciuto e amareggiato. So di poter fare meglio. Spero di trovare una buona condizione tecnica che mi è mancata, così come la continuità. Quest’anno ho trovato difficoltà inaspettate. Ogni gara era come tirare una moneta. Ora vedremo la staffetta».

Anche per il lombardo l’analisi della gara mette in evidenza quanto sia andato piano nella prima frazione: 10”64 + 9”82. Lo statunitense Knighton, vincitore della batteria in 20”17, ha stampato 10”56 e 9”61. Per curiosità ecco le frazioni di Lyles, vincitore dei 100 e gran favorito (anche) per questa distanza: 10”47/9”58 per un crono finale di 20”05.

ARTE DEL CORAGGIO – Evidentemente qualche problema tecnico, al di là dei vari infortuni in cui sono incappati in questo lasso di tempo, si presume debba esserci. Se così non fosse, riesce difficile comprendere questa “involuzione” tecnica o, chiamatela come vi pare, mancanza di miglioramenti decisivi. Anche Pippo ha allungato la traiettoria, forse in ritardo, cercando più spazio, mentre Desalu è rimasto aggrappato al 20”13 berlinese come una cozza al suo scoglio.

Entrambi i velocisti da molti anni (Tortu da sempre, Desalu dall’autunno del 2018, quindi dopo aver ottenuto il personale) seguono i dettami tecnici degli stessi allenatori: Salvino Tortu e Sebastian Bacchieri. 

Pensiamo che la Federazione debba prendere in mano la situazione e intervenire, magari anche drasticamente. Ma qualcosa dovrebbe muoversi o sbloccarsi. In molti sport succede. Non si vedono sbocchi positivi? Si cambia strada. Resta il fatto che per viaggiare in linea con il mondo questi tempi sono assolutamente “fuori moda”. Preparazione tecnica, forma fisica e mentale devono viaggiare di pari passo con le alte ambizioni messe in cantiere e un po’ sventatamente dichiarate con eccessiva sicurezza. Serve coraggio, prendere in mano la situazione e, come insegna e ha fatto Tamberi, uscire dalla comfort zone. Copiare dai migliori a volte funziona. 

Bene invece Dalia Kaddari (22”67/-0,3), autrice di una buona batteria, a tre centesimi dal record personale, e seconda delle ripescate. La rivedremo oggi pomeriggio alle 19,45 impegnata nelle semifinali.

5000 Stanchina? Certo, ma non così tanto da farle rinunciare al turno eliminatorio dei 5.000. Ludo Cavalli è finita 17ª (15’32”95) ma felice di esserci stata. «È stata una mia scelta – racconta – Mi son detta oggi mi butto. Come va va. Ripeto, per ora è il Campionato più bello della mia vita. Pur con gambe pesanti e piedi poco reattivi non ho neppure pensato al ritiro. Quando indossi questa maglia non ci si ritira». 

Settima, invece, Nadia Battocletti (14’41”78) ad un passo dal “suo” record italiano (14’41”30, Londra 23 Lug).

«Gara tosta. Un po’ di alti e bassi che mi hanno deconcentrata. Nell’ultimo rettilineo avevo visto che se sprintavo potevo fare il record italiano, poi non so cosa è scattato, ero settima e qualificata. A quel punto mi son detta “è meglio farlo in finale».

ALTRO Elisa Molinarolo: «Sono tra le prime nove al mondo e sono assolutamente soddisfatta. Fino a 48 ore fa avevo avevo 4.56 di personale (Caorle, 28 Maggio) e centrare un 4.50 alla prima non è decisamente male. Nulla è impossibile. Claudio Stecchi, entrato in finale con 5.75 «Non è stato per niente facile con così tanti partecipanti (17 per ognuno dei due gruppi). Ora ci siamo qualche massaggino un rese e pensiamo alla prossima, la finale di sabato.».

Servivano 73 metri per accedere alla finale del martello e Sara Fantini ha sbrigato la faccenda molto in fretta. Fra le primissime a scendere in pedana ha sparato la palla a 73.28 e via a cercare un po’ di fresco. «Ho affrontato le qualificazioni come dovevo, ho la consapevolezza di queste misure. Oggi ho messo in pratica quello che lui [Tamberi, il capitano] ci ha insegnato. È sempre straordinario. Un esempio».

Promosse ai turni successivi (e non era scontato) anche Dariya Derkah (14,15/+1,0) e Ottavia Cestonaro (14,20/+0,3) nel triplo, con Elisa Coiro negli 800 (2’00”36). Bocciata solo Elena Bellò, sempre nel doppio giro (2’01”38) e un deludente (e stanco) Mattia Furlani nel lungo.


Nella foto FIDAL.it, l'arrivo dello straordinario 1500 vinto da John Kerr (3'29"38) davanti a Jakob Ingebrigtsen (3'29"65) e al nuovo Narve Gilje Nordas (3'20"68), con otto uomini sotto i 3'31".

 

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