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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Mondiali: le belle storie non narrate

Martedì 22 Agosto 2023

 

katzberg 

La frenesia che scavalla la logica, la fregola di andare incontro al pensiero della gente che crede di sapere. La scelta di stare nel “gruppo”. Tutto questo annulla molto, se non il meglio, della narrazione (come usa dire oggi).

Giorgio Cimbrico

La glorificazione di Marcell Jacobs, la mimetizzata delusione per Larissa Iapichino, la commozione per Antonella Palmisano spazzano via il resto che è il Mondiale, pieno di storie, oggi rintracciabili facilmente, ricostruibili in fretta e con un minimo di impegno. Ma l’informazione matrioska ha sempre la meglio, sempre di più. Cosa significa? E’ semplice: bambola dopo bambola si arriva alla più piccola ed è quella che interessa, che “deve” interessare.

Ethan Katzberg. Ethan come John Wayne in Sentieri Selvaggi, Katzberg, monte del gatto, per via di avi tedeschi, baffoni, capelli lunghi sin sotto le spalle, aspetto da spettatore dell’infinito concerto di Woodstock o da incazzato reduce del Vietnam impegnato in un corteo a Washington. Mai visto un martellista canadese, mai visto soprattutto uno capace di mettere in fila i maestri polacchi e tutti gli altri depositari partendo da un fisico singolare: peso da mediomassimo, poco più di un quintale; statura più da discobolo che da adepto alle rotazioni, 1,98.

Ethan, che ha solo 21 anni, è nato in un bel posto, Nanaimo, British Columbia, luogo di sequoie e di totem, e aveva raccolto un secondo posto ai Giochi del Commonwealth. Era cresciuto in stagione andando a sfiorare i 79 metri e in qualificazione qualcuno ha cominciato a notarlo: 81.18, record canadese. Non era una botta fortunata. In finale ha battagliato con un grande agonista come Wojciech Nowicki, sorpasso e controsorpasso sino all’81.25 che gli ha dato un altro record personale e la vittoria. Chi aveva scommesso su di lui, ora è in vacanza alle Bahamas.

Havard Ingvaldsen: le prime tre lettere del cognome fanno capire che la stoffa è buona. Deve ancora arrivare ai 21 anni, è di Molye, non lontano da Lillehammes ed è salito la prima volta in scena al Bislett, a giugno, quando ha corso in 44”86 sottraendo il record norvegese a Karsten Warholm. A seguire, vittoria in Coppa Europa, in 44”88, e titolo agli Europei under 23. Nel primo turno di Budapest correva al largo e giunto vicino al traguardo ha dato un’occhiata a sinistra accorgendosi che non c’era nessuno: 44”39, mezzo secondo appena scarso di progresso. I britannici inseguono da sempre il record europeo di Thomas Schonlebe, 44”33 ai Mondiali di Roma ’87, e in quattro sono andati dannatamente vicini: 44”35 Matthew Hudson Smith, 44”36 Iwan Thomas, 44”37 Roger Black, 44”37 Mark Richardson. Ingvaldsen si è messo in scia.

Oblique Seville. Mettendo uno vicino all’altro i tempi dei tre turni, il titolo dei 100 andrebbe attribuito a un altro allievo di Glen Mills, E invece, per tre millesimi, il 22.enne giamaicano di taglia molto normale ha ripetuto il piazzamento di un anno fa a Eugene, quarto. Riassumendo in cifre: Seville 9”86, 9”90, 9”88; Lyles 9”95, 9”87, 9”83; Coleman 9”98, 9”88, 9”92; Hughes 10”00, 9”93, 9”88. Mills, 74 anni, l’uomo dei trionfi e dei record di Usain Bolt, aveva due uomini in finale, Seville e Hughes.

Di storie non narrate ce ne sono molte altre. Sufficiente tenere gli occhi aperti e la mente sveglia. Una delle finaliste del lungo si chiama Marthe Koala, ma non è australiana e non ha niente a che fare con il delizioso animaletto che mastica foglie di eucalipto. E’ del Burkina Faso. Fabrice Zango non è più solo.

 

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