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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Budapest 23 (3) / In vetrina le ragazze dello sprint

Martedì 22 Agosto 2023

 

100-budapest 


Molte emozioni, ma un passo indietro per le ambizioni italiane. Tra gli ostacoli, doppia recriminazione per Alessandro Sibilio, dentro/fuori dalla finale. Tanto che la palma di giornata va alla tostissima Molinarolo.

Daniele Perboni

Sveglia all’alba, nessuna gara in programma. Dice: perché mai scendi dal letto così presto? Per gustarmi un cicinin di aria fresca, farmi una doccia senza sudare, e dedicare alcune ore al privato. Leggi la grande anziana, madre che ha abbondantemente superato i 94 anni e ancora si chiede chi la curerà quando sarà “vegia vegia”, in perfetto dialetto. La lingua in cui sa esprimersi meglio. Pranzo quasi al sacco, recupero di un vecchio condizionatore finito nel paradiso delle cose dimenticate e mai buttate, lettura di qualche giornale raccattato nel tour delle edicole.

Nessuna copia della Gazzetta, di Tuttosport e del Corriere dello Sport. Smoccolando all’ultimo tentativo scopriamo l’arcano. È iniziato il campionato di serie A. Maledetti, non potevate dirlo prima? Dice: perché non lo hai chiesto. Responsabilità tua. E poi qualcuno crede ancora che siano gli sport cosiddetti minori a sostenere economicamente i quotidiani. Non ci fosse il dio rotondo tutti a sfogliar margherite andrebbero i giovani professionisti o a pulire scale, guidare pulmini, scannerizzare codici alle casse dei supermercati. Dove, sostiene un vecchio, si fa per dire, della categoria, guadagnerebbero molto di più.

Fine delle trasgressioni. Oltre mille battute (spazi compresi) se ne sono già andati a ramengo. Come a ramengo potrebbero finire oggi diversi nostri pimpanti rappresentanti. Ostia, speremo de no ciò. Dice il compagno immaginario di questo lunghissimo incipit.

Chiudiamo la serata con zero medaglie nello zaino, qualche emozione e molte delusioni. Da dove iniziamo? Difficile raccapezzarci. Nel momento in cui appoggiamo le natiche sulla surriscaldata sedia e accendiamo il fido Mac scopriamo che l’informatica in quel di Budapest è miseramente saltata. Chiediamo soccorso al solito notes di carta. Appunti incompleti, ma qualcosa si può sempre tirar fuori.

OSTACOLI Le danze si aprono con le batterie dei 400 ostacoli donne, dove schieriamo tre ragazze. Due passano il turno: Rebecca Sartori (54”82) con il personale e Ayo Folorunso (54”30) a otto centesimi dal personale. Nulla da fare per Eleonora Marchiando mestamente sesta nella sua serie (56”27) a oltre un secondo dal personale. Qui si mette in evidenza, oltre alla Bol (53”39), Kemi Adekova, 30 anni, di origine nigeriana ma naturalizzata per il Bahrein, vincendo la seconda serie in 53”56 a suon di record d’area, cioè dell’Asia. Ricordiamo che nel 2019 fu squalificata (stanozololo) per 4 anni a seguito di un controllo effettuato nel novembre 2018. Scontata la pena rieccola in pista.

Ecco le semifinali dei maschi. Prima batteria, seconda corsia ecco Mario Lambrughi. Ha già fatto il miracolo superando indenne i primi turni eliminatori. Eliminato per falsa partenza. Regola TR 16.8 (-0,017 il tempo di reazione che neppure Flash Gordon…).

Tocca a Sibilio, in terza. Una serie non proprio insuperabile la sua. Finisce 5º in 48”43. Vince Warholm in scioltezza (47”09). Il napoletano è fuori. «Ho buttato una gara. È solo colpa mia. Ma se penso che solo 20 giorni fa giravo in bicicletta potrei anche esser soddisfatto, ma non è così. Il mondo la fuori viaggia due passi avanti e fra un anno saranno quattro. Devo darmi da fare per stare alla pari con gli altri».

Un paio d’ore ed ecco che scoppia la bomba. Il norvegese rischia la squalifica per un passaggio non corretto dell’ostacolo. Così fosse, Sibilio verrebbe ripescato e guadagnerebbe la finale. Poco prima delle 23 la FIDAL dirama la notizia che la protesta per il passaggio irregolare è stata respinta. Abbiamo/hanno scherzato. Resta, però, che i crono di Sibilio e Sartori valgono come standard olimpico.

Anche in questo frangente da segnalare il giamaicano Roshawn Clarke, 19 anni il 1° luglio scorso, secondo alle spalle di Warholm: il suo 47”34 vale la quarta prestazione 2023 e il record del mondo under 20. Ne sentiremo parlare ancora.

CUBA, CUBA, MA … – Ore 19,40. Il caldo non molla di un grado. D’altronde anche dalle nostre parti non scherza. Frotte di turisti, pensionati, bambini, mamme che allattano, intasano scale e corridoi di centri commerciali e supermercati. Non comprano nulla. Cazzeggiano, tranne qualche signora che allatta. È solo una questione di sopravvivenza. In pedana anche l’azzurro Emmanuel Ihemeje. Non crediamo possa salire sul podio ma… mai dire mai. Se azzecca un salto come si deve, le potenzialità le ha eccome, potrebbe anche superare l’ideale fettuccia dei 17 metri e… Non succede. Si ferma a 16.91/-0,4 ed è ottavo.

Là davanti saltano davvero lontano. Per buona parte della gara i due cubani Lazaro Martinez (17.41/-0,6) e Cristian Napoles (17.40/+0,1) guidano quasi indisturbati. Già sognano la doppietta. Ma non hanno fatto i conti con Hugues Fabrice Zango, trentenne del Burkina Faso. Uno abituato ai podi importanti, oltre che grande agonista e uno dei pochi atleti (sei) atterrati oltre i 18 metri seppur al coperto (18.07, Aubiere/Francia, il 16-1-2021: record mondiale indoor). Alla quinta chiamata in pedana “spara” un hop/step/jump quasi perfetto, misurato a 17.64/-0,3 e tanti saluti a tutti.

MIRACOLOSA ELISA Parliamo di Molinarolo, veronese di Soave, ma da quando ha 12 anni vive a Padova, dove si dedicava alla ginnastica artistica, può tranquillamente vestire i panni della “buona notizia” azzurra di giornata. Nelle qualificazioni dell’asta ha portato a casa una finale a cui, forse, nessuno pensava. La rincorsa è iniziata a alla quota più bassa di 4.20 ed è continuata, senza errori, sino a 4.60 (record personale migliorato di 4 centimetri).

A quel punto poteva anche fermarsi, avendo raggiunto una quota che le permetteva di essere fra le finaliste. Per scaramanzia e per maggiore sicurezza ha tentato i 4.65, superati al terzo. A quel punto è esplosa la gioia. «Questi 9 centimetri di miglioramento sono il frutto di un duro lavoro, mio, del mio allenatore (Marco Chiarello), della mia società (Fiamme Oro Padova, la svolta della carriera) e della mia famiglia che continua a sopportarmi. Sono fra le migliori 12 al mondo, ora vado a “mettermi in frigo” in vista della finale di mercoledì».

Mestamente eliminata Roberta Bruni, la più quotata delle due, fermatasi a 4.35: «Praticamente ho gareggiato contro me stessa».

SPRINT MONDIALE A Zaynab Dosso non è riuscito il miracolo della domenica. La sua corsa verso la finale dei 100, obiettivamente irraggiungibile, si è fermata nella prima delle tre semifinale in programma. Settima in 11”19/-0,4 e addio sogni di gloria. Resta comunque il valore doppio dei suoi due crono, uno dei quali atteso da più di due decenni.

La finale ha salutato il successo della statunitense Sha'Carri Richardson (10”65/-0,2), davanti alle giamaicane Shericka Jackson (10”72) e all’inossidabile (36 anni) Shelly-Ann Fraser-Price (10”77).

QUARTA GIORNATA Oggi ancora una mattinata e un primo pomeriggio di riposo, sino alle 18,40 quando inizieranno i 100 ostacoli. Per noi due finali in programma: l’alto (ore 19,50) con Fassinotti e Tamberi, il disco (20,20) con Daysi Osakue e i 1.500 donne (21,30) con Ludovica Cavalli. Altri azzurri nelle batterie degli 800 (Barontini, Pernici e Tecuceanu), nelle semifinali dei 400 ostacoli (Sartori e, soprattutto, Folorunso). 

 

 

 

 

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