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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Gesti e corpi, l'anima dell'atletica

Domenica 20 Agosto 2023

 

palmisano-budapest 


“In un quaderno immaginario di disegni e abbozzi, possono essere rinvenuti spalle, tronchi, gambe di Angiolo, Silvano, Marco, Alessandro e oggi di questo ragazzo che ha portato Bagno a Ripoli a rivaleggiare con Scandicci.”

Giorgio Cimbrico

Leonardo Fabbri è nato lo stesso giorno – 15 aprile – del Genio di Vinci, illustre conterraneo, ma il suo è un corpo michelangiolesco. Un bravo fotografo, uno di quelli che praticano ancora l’arte del bianco e nero con un macchinario tradizionale e manuale dovrebbe farlo spogliare nudo e disporlo, alla Galleria dell’Accademia, accanto al David. Leo ha perso una decina di chili e può gareggiare con le definizioni del Gigante che nacque da una colonna che alcuni avevano scartato.

Almeno, è quello che racconta Ascanio Condivi, biografo di Michelangelo che, in cerca di soggetti possenti per gli schiavi e i prigioni della tomba di Giulio II, e poi per le tombe medicee della sagrestia nuova di San Lorenzo, girava per le strade di Firenze, frequentando i quartieri dov’erano attivi i bottai, i maestri d’ascia, i fabbri.

In un quaderno immaginario di disegni e abbozzi, possono essere rinvenuti spalle, tronchi, gambe di Angiolo Profeti, Silvano Meconi, Marco Montelatici, Alessandro Andrei e oggi di questo ragazzo che ha portato Bagno a Ripoli a rivaleggiare con Scandicci. “Quel quinto lancio era vicino alla linea”, commenta il giorno dopo Paolo Dal Soglio. La linea è quella dei 23 metri, sfiorata in un nullo che poteva incutere qualche timore a Ryan Crouser, a quel punto in testa con 22,98. Il vecchio 22.91, terzo e ultimo record mondiale viareggino di Andrei dell’annata 1987 ha subito la prima concreta minaccia e certe parole di Leo, dopo la vittoria ai campionati italiani – “posso fare un metro di più” – oggi non hanno più nulla di rodomontico.

Qualcuno, dotato di fantasie letterarie e cinematografiche, si spinge ad ipotizzare la nascita frankensteiniana di un lanciatore con le gambe di Zane Weir (secondo dopo la qualificazione e in finale entrato in una zona buia) e con il torso di Leonardo. Anche Crouser potrebbe tremare d fronte a una simile creatura, dotata per di più di una tecnica sopraffina, mutuata da un tecnico altrettanto sopraffino, ricercatore della perfezione.

ANTONELLA – Se è il marmo il materiale di Fabbri, il bronzo è quello di Antonella Palmisano, senza che c’entri nulla la medaglia che ha conquistato in Piazza degli Eroi nel giorno che festeggia Santo Stefano (Istvan) patrono d’Ungheria. E’ il bronzo con cui Alberto Giacometti fondeva le sue essenziali, scarne statue di creature in cammino, impegnate in un esercizio che non può che ricordare la marcia.

Il bronzo è solido, robusto come il carattere della tarantina. “A una boa sono caduta, ma cosa volete che sia dopo i due anni che ho passato”. Un piccolo incidente dopo un lungo travaglio, sino al ritorno nelle zone più nobili, all’atteggiamento messo in mostra quel giorno a Sapporo quando quel ritmo – e quella correttezza – demolirono le avversarie. Antonio La Torre si è commosso e ha definito la prova di Antonella, la ragazza con il fiore tra i capelli, una delle più belle nella storia dello sport italiano. Due anni di dubbi, di interrogativi spazzati via, la percezione, confermata da lei, che a 32 anni il futuro può ancora dare molto: “Parigi mi aspetta”.

Di materiali assai più deperibili del marmo e del bronzo sono i cervelli dei dirigenti americani che si ostinano a chiedere imprese mirabolanti, sino a succhiare il fluido vitale. Tra vigilia e primi giorni di gare, non resta che annotare i forfait di Sydney McLoughlin, Athing Mu e Michael Norman, l’uscita in carrozzella di Britton Wilson (ai vertici di 400 e 400H), l’imbarazzante batteria dei 400 di Bryce Deadmon, l’eliminazione al primo turno di Cravont Charleston, vincitore dei 100 delle loro mitiche selezioni.

Un effetto domino che ha trascinato anche tanti fenomeni caribici e africani protagonisti dell’interminabile e spietata stagione NCAA. Per il momento a salvarsi è solo il 18.enne fenomenale triplista giamaicano Jaydem Hibbert, l’unico che nel secondo balzo riesce a mantenersi sospeso nell’aria. Gesti e corpi, sono loro l’anima dell’atletica.

 

 

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