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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Colloquio immaginario sui minimi sistemi

Mercoledì 16 Agosto 2023

 

atletica-gener 


Una volta bastava un “colpo di telefono”. Se volevi sapere qualcosa da un atleta, progetti, allenamenti, traguardi, bastava parlarci. Oggi questo non è nepure un ricordo. Oggi devi attrezzarti e pazientare. E non è detto che basti.

Daniele Perboni

– Scusi lei.
– Dice a me?
– Sì. Volevo chiedere se era disponibile.
– Dipende.
– Per una intervista.
– Ma allora è un giornalista.
– Beh, direi di sì. 

– I soliti rumpaball voi.

– Non facciamo altro che il nostro lavoro

– Bel lavoro il vostro. Sempre a ficcare il naso negli affaracci altrui. Mai che ve ne stiate tranquilli. Che so, a guardare quando ci alleniamo o meglio quando gareggiamo da qualche parte. 

– Ha ragione. Ma non possiamo certo essere dappertutto. Il dono dell’obiquità per ora non c’è lo hanno ancora concesso. I nostri rappresentanti sindacali stanno contrattando, ma siamo ancora lontani dal raggiungere un accordo. E poi, scusi, generalmente gareggiate poco e quasi sempre su piste non facilmente raggiungibili. Nel senso che per un collaboratore, uno di quelli, e siamo in tanti ormai, la maggioranza, dicevo per noi viaggiare è un costo. Non siamo rimborsati delle spese. Se va bene ci pagano un tanto al pezzo. Molto al di sotto del minimo imposto dall’ordine dei giornalisti. Quindi non ci resta che il telefono o approfittare delle poche occasioni che abbiamo. 

– Sempre a campare scuse voialtri. Intanto poi scrivete quel che volete. 

– Scriviamo quel che vediamo e di ciò che veniamo a conoscenza, diretta o indiretta. E poi non è così facile parlare con voi. Ora non basta più un “colpo di telefono” come si usava una volta. Bei tempi quelli. Oggi devi passare dalle forche caudine degli addetti stampa o del comandante, se sei un militare, della società di appartenenza. Sembra facile … gli addetti stampa per la maggior parte delle volte rimandano, rimandano, dicono che il tal atleta è occupato ad allenarsi. E meno male che si allena altrimenti non sarebbe un atleta e noi non cercheremmo di sapere qualcosa, che so, della sua salute, a che punto è la preparazione, se è guarito dall’ultimo infortunio, se ha sbattuto l’alluce contro i piedi del letto, se è stato punto da un’ape mentre provava gli allunghi, se è caduto nella doccia o da una sedia, insomma, tutte quelle “cosucce” che possono accadere nell’arco di una vita. E poi visto che i ragazzi stanno in vetrina, sui social, e via discorrendo non vedo proprio perché debbano sentirsi assediati e vederci come disturbatori della quiete pubblica. Ecco perché caro signore, la chiamo signore perché ho rispetto della sua persona e della categoria a cui appartiene, sono, siamo così interessati a lei, voi.

– Sì, però mettetevi nei miei, nostri, panni. Alla lunga è piuttosto scocciante non avere più nessun genere di privacy e dover ripetere le sempre solite cose. 

– Ha ragione, ma tutto questo fa parte del gioco. E poi sino a qualche anno addietro vi lamentavate di avere poco spazio sui giornali, di non essere considerati. Eppure anche noi – era la solita litania – fatichiamo ogni giorno per raggiungere determinati risultati, non solo i calciatori…

– Va bene, va bene, cominciamo questa benedetta intervista.

Più o meno quanto scritto sopra è un colloquio che potrebbe andare “in onda” in ogni momento con la maggior parte degli atleti azzurri. Ma se proviamo a cercare i top, cioè i migliori in assoluto, la situazione cambia radicalmente. Se non riuscite a intercettarli nella zona mista alla fine di una gara, parlarci diventa una sorta di mission impossible. Sempre l’immancabile addetto stampa o il responsabile della comunicazione, da cui inevitabilmente si deve passare, alza un muro quasi invalicabile, accampando impegni inderogabili, del di lui o di lei assistito, a cui dare la precedenza.

Non parliamo poi degli atleti che vestono maglie “militari” o statali. Si è arrivati all’assurdo di chiedere, all’intervistatore, le domande in anticipo per poterle vagliare oppure di ricevere sorta di “cazziatoni” perché ci si è permessi di chiamare direttamente il tal atleta, senza passare preventivamente dal comando. Pare di essere in guerra con il mondo e che agli atleti possano essere chiesti segreti tali da mettere in pericolo l’intera nazione. Avete presente enigma? Il dispositivo elettromeccanico con cui l’esercito tedesco comunicava con i vari comandi? Alla fine fu violato dagli inglesi con il marchingegno ultra e quella violazione britannica fu tenuta talmente segreta che i tedeschi non se ne accorsero e continuarono ad usarlo. Qualcuno pensa o crede di essere in zona di operazioni NATO… Solo alcuni grandi giornali riescono ad accedere direttamente ai telefoni privati dei campioni gli altri, cioè noi semplici giornalisti, ciccia. Piccolo sfogo giornaliero.

Da sabato ci vedremo con maggiore frequenza su queste pagine, direttore volendo. In pista (19,43) l’oscuro desiderio Marcell Lamont Jacobs e l’astro nascente Ceccarelli nelle batterie dei 100. Già dalla mattina (8,50) però attenti a quei due, anche se saranno in tre: Fortunato, Stano e Così nella 20 km di marcia. In palio una delle poche medaglie in predicato di prendere la strada di casa. 

Altri azzurri impegnati. Brevemente: 10,30 Fabbri e Weir (qualificazione Peso); 11,05 batterie 4x400 mista; 11,35 Ala e Osama Zoghlami (batterie Siepi); 12,25 Iapichino (qualificazione Lungo); 13,15 Cavalli, Vissa e Sabatini (batterie 1500); 19,02 Arese, Bussotti, Meslek (batterie 1500); 19,35 Bocchi e Ihemeje (qualificazioni Triplo); 20,30 eventuale finale Peso con Fabbri e Weir; 21,47 eventuale finale 4x400 mista.

 

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