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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il nuovo record del possibile

Sabato 3 Giugno 2023

 

kipyeong-23 


“A 29 anni Faith può essere considerata un punto di riferimento assoluto nella storia del mezzofondo: ha conquistato due volte l’oro olimpico, è stata campionessa mondiale e in quella rassegna è salita due volte sul podio.”

Giorgio Cimbrico

Faith Kipyegon è la prima kenyana a stabilire un record del mondo su una distanza piana, tra gli 800 e i 10.000. Nei 3000 inframmezzati da siepi c’è riuscita Beatrice Chepkoech (nata a Bornet, Rift Valleh, proprio come Faith) e prima di lei, per il Bahrain, Ruth Jebet, in seguito squalificata per doping. Lo stordente record di Tatiana Kazankina, 3’52”47 nell’80, e all’inizio dei Novanta, i fantasmagorici record del “reparto rosso femminile” di Ma Yuren (tra cui il 3’50”48 di Qu Yunxia) hanno impedito a lungo di attaccare quei mostruosi tempi.

Novant’anni dopo, Faith ha corso nello stesso tempo record di Luigi Beccali: 3’49”0 nel settembre ‘33. Il raffronto tra uomini e donne si arricchisce di altri particolari: negli ultimi 56 anni, vale a dire da quando i 1500 sono entrati a far parte ufficialmente del programma femminile, il progresso degli uomini può esser misurato in 7 secondi, dal 3’33”1 di Jim Ryun al 3’26”00 di Hicham el Guerrouj, datato ‘98; quello delle donne è di 28 secondi: dal 4’17”3 di Anne Smith al 3’49”11 della minuscola kenyana – 1,57 per 42 – che come un piccolo ariete ha abbattuto la barriera dei 3’50”.

A 29 anni Faith può essere considerata un punto di riferimento assoluto nella storia del mezzofondo: ha conquistato due volte l’oro olimpico, è stata campionessa mondiale e in quella rassegna è salita due volte sul podio. E’ mamma di Alyn, nata nel 2017. Il padre è Timothy Kitum, alto e elegante, a Londra 2012 uno dei protagonisti del più grande 800 della storia: terzo in 1’42”53, alle spalle di David Rudisha e di Nijel Amos. Kitum doveva ancora compiere 18 anni e non è chiaro perché nell’almanacco mondiale il record del mondo under 18 sia attribuito all’etiope Mohamed Aman con 1’43”37 e non a lui. Se le leggi dell’ereditarietà hanno un qualche fondamento tra una dozzina d’anni Alyn Kitum potrebbe lasciare il segno.

Kipyegon ha un’arma che non lascia scampo: la capacità di aumentare la velocità, la progressione che sa portare nei 500 finali: a Firenze, ultimo giro in 58”08. Otto anni fa, a Montecarlo, Genzebe Dibaba l’aveva corso in un minuto spaccato chiudendo in 3’50”07. Significa che Kipyegon ha colmato il ritardo e ha costruito un margine finale di un secondo. La scozzese Laura Muir e l’australiana Jessica Hull, entrambe poco oltre 3’57”, hanno accusato distacchi da cronoprologo. Sinta Vissa, friulana di radice etiope, e Ludovica Cavalli, genovese allenata da Stefano Baldini, entrambe nettamente al record personale, sono finite a 13 e 14 secondi. Come gli atleti delle prove multiple, le protagoniste della gara si sono radunate attorno a Faith formando un’immagine da ricordare, da conservare.

“Mi ero detta – racconta Faith – di voler correre una buona gara, di fare quel che era possibile. Bene, il possibile è stato questo. C’è ancora da fare per le gare che verranno e sto lavorando per far meglio di 3’49”. Andrà ad assaggiare i 5000 venerdì a Parigi e ha in programma di portare l’assalto al suo mondiale, a luglio, sulla pista del Principato, dove l’anno scorso lo fallì per trenta centesimi.

DIAZ – Come si può sciogliere il nodo gordiano attorno al 17.75 di Andy Diaz? Record o non record? E’ cittadino italiano, tesserato per la Libertas Livorno; ma è, secondo le leggi dello sport, ancora cubano per esser stato selezionato per i Giochi di Tokyo, senza peraltro prendervi parte. Diaz attende dalla federazione internazionale il via libera che lo autorizzi a indossare la maglia azzurra. “Credo che sarà per Parigi 2024”, dice il 27.enne, allenato da Andrea Matarazzo e da Fabrizio Donato che ha rimbalzato per venti stagioni e più. La graduatoria italiana viene così modificata: Diaz 17.75, Donato 17.73i e 17.60 all’aperto, Daniele Greco 17.70i e 17,47 all’aperto.

Nella Parigi che verrà, superderby tra ex-cubani: il portoghese Padro Pablo Pichardo, lo spagnolo Jordan Diaz, l’italiano Andy Diaz. Raccontano che il triplo è stato inventato dagli irlandesi per superare i ruscelli a balzelloni. I caribici lo hanno imparato alla perfezione.

 

 

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