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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Ancora rinviata la "prima" di Jacobs

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Giovedì 1° Giugno 2023

 

camossi-jacobs 

 

E’ un fatto che Marcell non corre un 100 da nove mesi e la staffetta da quasi due anni. Intanto la distanza dal prolifico Kerley e dai suoi affamati fratelli si va pericolosamente ampliando. C’è qualcosa in più che dovremmo sapere?

Giorgio Cimbrico

Voci: “In allenamento Marcell va fortissimo”. Previsioni: “Dopo aver visto la gara di Rabat, dove tutti sembravano correre con il freno a mano tirato, chissà cosa combinerà a Firenze”. Interviste: “Mi piace il confronto, ricorda il pugilato”. E invece il faccia a faccia tra l’indiscusso campione olimpico dei 100 e l’indiscusso campione mondiale della stessa distanza, già rimandato a Rabat, non andrà in scena neppure sul ring lungo 100 metri dello stadio Ridolfi di Firenze.

“Il percorso non si è ancora completato”, informa la federazione che usa un linguaggio che non so se definire asettico o politichese. Anche il professor Muller Wohlfarth, luminare di traumatologia, cresciuto in fama dopo aver lavorato a lungo con il Bayern Monaco e aver assistito nei momenti problematici Usain Bolt, oggi titolare di una clinica nella ricca e esclusiva Aspen, Colorado, non ha saputo sciogliere i nodi della sciatalgia in cui Jacobs sembra essersi ingarbugliato per un appoggio mancato.

Il testa a testa con Fred Kerley, di nascita texana proprio come Marcell, è rimandato al 9 giugno sulla pista parigina di Charlety? Sì, no, non si sa. Di certo c’è che Kerley ha già gareggiato su tre distanze (9”88, 19”92, 44”66 i tre “picchi”) e in quattro continenti e che Jacobs non corre un 100 da nove mesi e una staffetta e una prova in Diamond League da quasi due anni. In inverno, tre sconfitte sui 60: persa l’imbattibilità a Liévin ad opera del massiccio Ferdinand Omanyala –, il kenyano più grosso che ci sia –, sono arrivate le rese contro Samuele Ceccarelli agli Italiani e soprattutto agli Europei di Istanbul. Ceccarelli era estasiato, Jacobs un po’ incazzato.

Marcell cerca la perfezione: l’ha trovata quasi due anni fa, il 1° agosto, sulla pista di Tokyo: 9”84 e 9”80 in meno di novanta minuti. Il suo è un meccanismo potente e delicato: pochi granelli di sabbia possono farlo grippare, e a queste parole non faccio seguire il punto interrogativo. Imbattersi nella grazia assoluta può risolversi in un breve, solitario incontro. Capita anche in amore.

Da quel momento, lunghi mesi di riposo e di festeggiamenti, il rientro per fulminei 60 a Belgrado, i sommovimenti intestinali di Nairobi, il ritorno a Savona, sul rettilineo della sua prima esplosione, in un pomeriggio che impegnò a lungo il suo fisioterapista, il ritiro a Eugene, il ritorno a Monaco di Baviera per allargare la collezione con il titolo europeo: la concorrenza era limitata a Zharnel Hughes, domato 9”95 a 9”99. In poche righe, tutta la storia di un’irruzione violenta, improvvisa, di un’ambizione andata crescendo, corona dopo corona. Manca il titolo mondiale dei 100, in palio tra due mesi e mezzo nella nuova arena di Budapest, capitolo conclusivo di un ciclo e inizio di uno nuovo, quello che porta a Parigi 2024. Per inoltrarsi, serve un esordio. Quando? Dove? E in quanto? In questo momento in 13 sono andati sotto i 10”00 e forze fresche sono alle porte: dopo il botswano Letsile Tebogo, tocca a Akeem Blake, 9”89. La vena della Giamaica non si è prosciugata.


“Clark Kent” Ceh cerca la sua occasione

Kristjan Ceh si è messo in buone mani: da un anno e mezzo è allenato da Gerd Kanter, estone, campione mondiale nel 2007, campione olimpico nel 2008, proprietario di una schiena vasta come una portaerei. In compagnia di un altro baltico, il lituano Virgilius Alekna, è arrivato vicino al record di Jürgen Schult, 74.08, ormai prossimo ai 37 anni, il più longevo tra gli uomini: Virgilius a 20 centimetri, Gerd a 70.

Kanter ha quattro tra le prime dieci prestazioni di sempre, il suo allievo, tre nelle trenta. E possiede una regolarità che, dopo il vertice dell’anno scorso a 71.27, lo ha visto in questo inizio di stagione far atterrare il disco a 70.89 a Doha e a 70.32 a Rabat, entrambi appuntamenti di Diamond League, frequentati dai migliori del mondo in particolare dallo svedese Daniel Stahl, un agile frigorifero.

Ceh, 24 anni, campione mondiale in carica, una certa somiglianza con l’occhialuto e timido Clark Kent prima che assuma le sembianze di Superman, ha costruito un “telaio” di prestazioni assolute: quando il maxi-piattello gli esce male, va a rimbalzare sul prato a 68 metri. A questo punto lui e il mentore dovrebbero andare alla ricerca del luogo buono per inseguire la storia.

Nella storia del disco i luoghi imprevedibili, singolari, e le occasioni costruite per un preciso scopo sono numerosi. Nei primi anni Settanta gli americani andavano spesso a gareggiare nel forte vento contrario di Antelope Valley (nel ’71 Jay Silvester si spinse a 70.38 e un nullo venne misurato a 73.08); quel buonanima di Ricky Bruch privilegiava il “giardino di casa” di Malmoe e a Stellenbosch John van Reenen ebbe la compiacenza dei giudici che, dopo averlo visto gareggiare in mattinata (68.06), non posero ostacoli a una garetta anche nel pomeriggio che portò il sudafricano dall’impressionante apertura alare a 68.48.

Le condizioni favorevoli che Schult (da tempo attivo nella progettazione e nella produzione di dischi da allenamento e da gara) ebbe a Neubrandenburg poggiano su un forte vento su cui l’attrezzo navigò a lungo, la stessa situazione ambientale di cui nello stesso luogo approfittò, due anni dopo, Gabriele Reinsch quando l’anacronistico dischetto da un chilogrammo che continuano a usare le donne atterrò a 76.90. Meno di un mese dopo, ancora a Nebrandenburg, in un una gara non ufficiale, utile per selezionare il trio DDR che sarebbe andato a Seoul, Martina Hellmann, Opitz da nubile, si spinse a 78.14, la premessa del suo successo olimpico.

Ceh, uno dei più giganteschi studenti di agronomia che si siano mai visti (2,06 per più o meno 130), viene da una terra, la Slovenia, di monti e valli: nessun dubbio che esista un luogo perfetto per l’impresa. La storia insegna che l’exploit può arrivare anche altrove: dopo due lunghissime “botte” nella californiana Salinas, Kanter visse il suo giorno dei giorni a Helsingborg. La Svezia gli portava bene: il record del mondo indoor, 69.51, venne centrato a Vaxjo.

Scorrendo la graduatoria di sempre salta all’occhio che i discoboli danno molto spesso il meglio in località particolari e in competizioni che possiamo definire minori. L’unico a superare i 70 metri all’Olimpiade è stato l’ungherese Robert Fazekas: capitò ad Atene 2004 e il giorno dopo venne squalificato per doping.

 

 

 

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