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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / E l'Europa resta a guardare

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Giovedì 18 Maggio 2023

 

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Uno degli aspetti più affascinanti, e sempre sorprendenti, dell’atletica è la sua capacità di scovare e offrire campioni da ogni angolo del mondo: può sembrare una scoperta dell’acqua calda ma oggi quell’acqua diventa bollente.

Giorgio Cimbrico

La più massiccia delle recenti irruzioni in scena è stata quella dell’Uganda che, poco più di mezzo secolo fa, ebbe il suo primo, indimenticabile campione in quel buonanima di John Akii Bua. Non resta che sfogliare altre pagine dell’atlante. La numero 1 del mondo nei 200, con 21”91, è Julien Alfred di St Lucia (piccole Antille, 620 chilometri quadrati, 184.000 abitanti), 22 anni tra meno di un mese, ora all’Università del Texas di Austin dopo esser stata allenata in Giamaica da Marion Jones che gli aficionados dell’atletica ricorderanno per medaglie, prestazioni e gravi problemi con il doping nell’ambito del caso Balco.

Da qualche mese Julien, argento nei 100 dei Giochi del Commonwealth e battuta soltanto da Elaine Thompson, ha dominato la stagione NCAA indoor e all’aperto ed è quarta, con 10”84, nella lista stagionale dei 100, a tre centesimi dal record personale.

L’ecumenismo dell’atletica diventa totale dando un’occhiata al giavellotto: nei primi dieci, due indiani (Chopra ha già trovato uno scudiero, Manu, oltre gli 84 metri), un grenadino, un belga, un bahamense, un giamaicano. Dei vecchi potentati è rimasta solo la Repubblica Ceka, grazie a Vadleich. I tempi in cui Lusis diceva che il giavellotto era riservato solo ai baltici sono lontani.

Più o meno la stessa situazione nel disco: comanda un lituano, Mykolas Alekna, figlio del grande Virgilius, e sin qui nulla di clamoroso. Alle sue spalle, oltre i settanta metri, un colossale sloveno (Ceh), un definitissimo samoano (Rose), due giamaicani, Stona, fresco di record personale, 68.64, e Smikle. Nei dieci un alto giamaicano con quarti di nobiltà, Dacres, e un neozelandese, Bell. Anche qui sparizione o quasi dei paesi che dettavano legge.

Interessante e nuovo anche il canadese, dalla fluente capigliatura, Katzberg, con martellata oltre i 78 metri. Novità anche tra le donne: Axelina Johansson è seconda al mondo, con 19”54, pochi centimetri alle spalle della cinese Gong, trasformandosi nella prima delle svedesi, ai danni di Fanny Roos.

Nell’alto comanda un australiano (Baden, 2.33), nell’asta un norvegese (Guttormsen, 5.90, ma già salito a 6.00 nella stagione al coperto), nel lungo un indiano (Aldrin, 8.42), nel triplo Hibbert, prodigioso ragazzino di Giamaica, rimbalzato a 17.87, record mondiale under 20 (era di Volker Mai dal 1985), record NCAA sottratto dopo oltre quarant’anni al britannico Keith Connor.

Forze nuove anche in pista: al vertice dei 100, in 9”84, un kenyano, Ferdinad Omanyala (si era mai visto un kenyano così robusto e così veloce? Sì, lui, 9”77 nel 2021), a quello dei 200, un ghanese (Dadzie, 19”79) davanti a un altro giovane, il non ancora ventenne botswano Tebogo, 19”87, e al nigeriano Onwuzurike, 19”91 fresco di conio. E quello dei 400 è occupato dallo zambiano Samukonga, l’unico ad essersi spinto sotto i 44.0 andando a sfiorare, in 43”91, l’ingresso tra i primi quindici di sempre.

A quarant’anni dalla nascita dei Mondiali l’atletica è diventata un affare mondiale. Lo era già prima ma adesso … Tutto sommato, la decisione di ribattezzare World Athletics la vecchia IAAF ha un senso.

 


Omanyala e altri sguardi dal mondo

I kenyani sono magri e le gambe sembrano matite. Ferdinand Omanyala è diverso: collo taurino, corazza di muscoli: 1,75 per 83, un’edizione africana di Ben Johnson. Sabato scorso, 9”84 con mezzo metro di vento contrario (Kenny Bednarek, 9”98, prende un metro e mezzo), miglior tempo mondiale dell’anno: era 9”91 del giovane bahamense Terrence Jjones. A dargli una mano, i 1800 metri di quota dello stadio Kasarani, Nairobi, casa sua: due anni fa, stesso rettilineo, 9”76 Trayvon Bromell, 9”77 lui.

Omanyala ha 27 anni: ha cominciato tardi, a vent’anni. Giocava a rugby (in Kenya è popolare il formato a 7) e un amico, notando quant’era rapido a mettersi in moto, gli consigliò di andare in pista. Ha provato e i progressi sono stati vertiginosi e ora sostiene di voler essere il primo africano a perforare la barriera dei 9”70.

In gara secca è molto temibile specie se, come è capitato a Nairobi, a un’eccellente partenza, specialità della casa, fa seguire un progressivo così fluido da far dimenticare l’azione di forza. Rimane da valutarlo in una manifestazione con più turni: non classificabile a Eugene, dove, per problemi di visto, arrivò solo 24 ore prima di andare sui blocchi.

A fine mese, domenica 28 a Rabat, Omanyala –, 9”78 leggermente ventoso a Gaborone –, affronterà i due litiganti via social Marcell Jacobs e Fred Kerley, al primo incontro ravvicinato. Il campione olimpico e il campione mondiale faranno bene a non trascurarlo. Marcell si è arreso a Ferdinand quest’inverno, a Liévin, smarrendo una lunga imbattibilità sui 60.

Filippo Tortu aveva ipotizzato di esordire in 20”30 e in 20”30 ha corso, quarto a un metro abbondante dallo stakanovista canadese Aaron Brown, 20”12, e a un metro da Kyree King e da Joe Fahnbulleh, 20”18 e 20"19: curva un po’ … circospetta e almeno settanta buoni metri in rettilineo. Parole sue, era contento di questo primo passo. Sempre dai 200: la balzana Sha’Carry Richardson smette di correre ai meno 20, arriva a braccia larghe e distese e in 22”07 la texana di piccola taglia sfiora il personale. Due zampate in più e il mondiale stagionale, 21”91 di Julien Alfred, reginetta dello sprint NCAA e gloria della piccola isola di St Lucia, sarebbe stato abbattuto.

Solita effervescenza del mezzofondo kenyano: Emmanuel Wanyonyi, 19 anni ancora da compiere, scende a 1’43”32 rimontando su Wycliffe Kinyamal, 1’43”66 e il 19.enne Kamal Etiang centra un gran 3’32”01 in quota. Conferma per lo zambiano, campione del Commonwealth, Mazala Samukonga che dopo il 43”91 di Gaborone che gli ha dato accesso a una sfera importante, replica con 44”25.

Nairobi o cara per Tim Herman, giavellottista belga che passa dall’anonimato degli 80 metri e qualche spicciolo a 87.52, lasciandosi alle spalle il bicampione mondiale, il grenadino Anderson Peters. Rientro con inevitabili problemi per Anita Wlodarczyk, dal ginocchio nuovo di zecca: la donna che possiede più oro del deposito di Fort Knox va appena 27 cm al di là dei 70 metri, quattro metri dietro Janne Kassanavoid, nativa americana della tribù dei Comanches. L’altra vittoria europea viene da Yaroslava Mahuchikh che aggiunge un altro 2.00 alla sua già cospicua collezione.

Da Baton Rouge, Louisiana, in una delle conference NCAA più dense di risultati, arriva il prodigioso 17.87 del diciottenne giamaicano Jaydon Hibbert che raccoglie il record mondiale under 20 (era un antico 17.50 del DDR Volker Mai) e quello collegiale americano sfiorando anche il limite giamaicano, in mano da quasi trent’anni, con 17.92, a James Beckford, a lungo attivo in Italia. Hibbert, campione mondiale under 18, era già rimbalzato a 17.54 nella stagione indoor.

Britton Wilson continua a scandire progressi: l’accoppiata 49”13 (record NCAA dopo il 49”40 in semifinale)/53”28 la candida a una rincorsa per un doppio posto nella squadra che andrà a Budapest. Sydney McLaughlin e Femke Bol hanno trovato un’avversaria da tener d’occhio.

Per le staffetta sufficienti i tempi, commentati da qualche punto esclamativo: 37”90 Louisiana e 37”93 Florida; 2’57”76 Florida, 2’58”01 Alabama, 2’59”63 Georgia.

 

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