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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Berruti Livio

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BERRUTI, Livio [3]
(n. Torino, 19-5-1939; 1.81x66)

● 1960 ( Roma)
               200 m: [3-9] ORO, 20”5 (20”62). – [3-9] 2-Sf. (1.) 20”5 (20”65); [2-9] 4-Qt (1.) 20”8/0,0 (20”91); [2-9] 7-Bt. (1.) 21”0 (21”14).
               4x100 m: [8-9] Fin (4.) 40”3 (40”33), (A.Sardi, P.G.Cazzola, S.Giannone, L.Berruti). – [8-9] 2-Sf. (2.) 40”2 (40”29); [7-9] 2-Bt. (1.) 40”0 (40”16). 
               – Club: FFOO Padova; All.: Peppino Russo.

● 1964 (Tokyo)
               200 m: [17-10] Fin. (5.) 20”8/-0,8 (20”83). – [17-10] 2-Sf. (2.) 20”7/0,5 (20”78); [16-10] 1-Qt (2.) 21”2/-0,8 (21”24); [16-10] 8-Bt. (1.) 21”1/0,2 (21”11).
               4x100 m: [21-10] Fin. (7.) 39”5 (39”54), (L.Berruti, E.Preatoni, S.Ottolina, P.Giannattasio). – [20-10] 2-Sf. (1.) 39”6 (39”63); [20-10] 1-Bt. (1.) 39”7 (39”74). 
               – Club: GS Carpano Torino.

● 1968 (Città del Messico)
               200 m: [15-10] 2-Qt (6.) 21”1/0,0 (21”01). – [15-10] 1-Bt. (4.) 21”0/0,0 (21”06).
               4x100 m: [20-10] Fin. (7.) 39”2 (39”22), (S.Ottolina, E.Preatoni, A.Sguazzero, L.Berruti). – [19-10] 2-Sf. (4.) 39”4 (39”46); [19-10] 3-Bt. (5.) 41”5 (41”59). 
               – Club: CUS Torino.

 

& Primo europeo ad aver vinto i 200 metri alle Olimpiadi e con il supporto di due record mondiali. Al suo nome è legato l’ultimo periodo romantico dell'atletica, quando le doti naturali e il talento prevalevano sulle alchimie di una preparazione esasperata e dei supporti farmacologici. Berruti si allenò sempre con misura e i carichi di lavoro ai quali si sottopose appaiono oggi modesti anche se misurati col metro del suo tempo. Tuttavia, e per alcuni anni, fu il miglior velocista al mondo sulla “distanza della verità”, come si chiamava il mezzo giro. La sua dote precipua era un'azione di corsa facile e mai contratta. Il suo modo di affrontare la curva, sempre in spinta ma con estrema leggerezza e fluidità. senza interruzione di ritmo, è rimasto proverbiale. Partente mediocre, ma curvista sopraffino, riusciva ad esprimere la velocità maggiore proprio all'ingresso in rettilineo, esattamente dove gli avversari si dannavano per trovare l'assetto di corsa. Nato in seno a una benestante famiglia vercellese, fisico filiforme, prodotto dello sport scolastico (era studene al Liceo Cavour di Torino, dove venne avviato all’atletica dal prof. Melchiorre Bracco), sul versante internazionale si rivelò a diciannove anni col primo record italiano sui 100 (10"3). Alla vigilia dei Giochi di Roma, presentò il suo biglietto da visita correndo due volte in un mese i 200 in 20"7 (a 2/10 dal limite mondiale), convincendo il coach federale Giuseppe Russo [1913-2010] – il testardo tecnico siciliano che lo ha seguito per tutta la carriera – a schierarlo soltanto sui 200 metri (benché in primavera, con 10"2, avesse eguagliato il record europeo dei 100). Il 21.enne Berruti aprì la sua carrellata all'Olimpico vincendo facilmente la batteria (21”0) ed il "quarto" (20”8). Il giorno seguente, in semifinale, affrontò i tre uomini che all’epoca detenevano contemporaneamente con 20"5 il record mondiale: l'inglese Peter Redford e gli statunitensi Ray Norton e Stone Johnson. Una curva formidabile e un'azione continua in rettilineo gli consentirono di metterli in fila alle proprie spalle, eguagliando il primato mondiale. Berruti impiegò le due ore che lo separavano dalla finale scaricando la tensione sonnecchiando nel tunnel che collega l’Olimpico allo Stadio dei Marmi dove aveva luogo il riscaldamento. Ed ecco la finale, alle ore 18,00 di sabato 3 settembre. Dalla seconda alla settima corsia i sei finalisti vennero schierati in quest’ordine: il polacco Marian Foik, il francese del Senegal Abdoulaye Seye, quindi Johnson, Berruti, Norton e il terzo americano, Lester Carney. Al via, Berruti volò sulla curva come non aveva mai fatto prima, uscì nel rettilineo con un vantaggio decisivo, vincendo con largo margine. Il tempo fu ancora 20"5 (20"62 in termini “automatici”, quando in semifinale era stato 20"65). Alle sue spalle Carney (20"6/20"69) precedette Seye (20"7/20"83), Foik (20"8/20"90), Johnson (20"8/20"93) e Norton (20"9/21"09) per la più veloce corsa sui 200 metri fino ad allora. L'anno seguente, il rendimento di Berruti si mantenne ancora elevato, permettendogli di mantenersi al primo al mondo sulla distanza preferita e primo in Europa sui 100 metri. Negli anni seguenti, malgrado un impegno saltuario, riuscì a classificarsi quinto (e ancora primo degli europei) ai Giochi di Tokyo. Quattro anni dopo, nell’altura del Messico, fu ancora in grado di raggiungere con la 4x100 la sua terza finale olimpica: un primato raro per uno sprinter.

 

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