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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Nel Belpaese dove decidono i Gattopardi

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Martedì 25 Aprile 2023

 

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Bozzetti di varia quotidianità. Dall’antifascismo alla satira. Anche se poi scavi e finisci negli oscuri meandri della giustizia sportiva che nel calcio, e nelle sue periodiche inchieste, riesce ancora a stupire. O ad indignare, fate voi.

Andrea Bosco

Benvenuti nel paese dell'illegalità – Milano Stazione Centrale: si spaccia a tutte le ore. Li conoscono i venditori di morte. Ma restano lì. Dovrebbero stare in galera. Ma nessuno si sogna di arrestarli. Sono violenti, ma nessuno li persegue. C'è un ragazzo con un fischietto che li “segnala. Ha vissuto in mezzo ai pusher nel suo quartiere. E ha deciso di aiutare la sua città. Beh: il criminale è lui. Pare che la legge persegua chi si mette a fare il poliziotto. La legge non persegue gli spacciatori. Persegue chi ha deciso di segnalare chi veicola morte.

Beppe Sala, sindaco di Milano non ha ricevuto questo ragazzo. Sala “riceve“ a Palazzo Marino Centri Sociali e trapper violenti. Con 300.000 visitatori al Salone del Mobile Milano vola, il turismo vola. E Sala non ha tempo per chi combatte con un fischietto i pusher. Sala neppure ha ricevuto il ragazzo che in Piazza Duomo, uscita della Metro, è stato selvaggiamente picchiato da quattro borseggiatrici (con l'aggiunta di un minore violento che gli ha sferrato un pugno) mentre riprendeva con un telefonino i loro furti. Le donne di etnia rom sono note alle forze dell'ordine. Neppure le portano più al commissariato. Escono dopo un'ora. Sono sempre gravide e non possono andare in galera. Lo prescrive la legge. Sono ladre e sono impunite. Ormai le invitano ai talk show dove irridono le loro vittime. Sono diventate stars dell'illegalità.

Neppure questo giovane, che sul volto porta ancora i segni dell'aggressione sarà ricevuto da Sala. Anzi, gli andrà bene se non verrà denunciato. I “buonisti” spiegano che è lui a violare la legge: non si può riprendere un furto. Non si possono riprendere le ladre. Ci sono giornalisti, giudici, politici e preti che spiegano che le anche le ladre sono “vittime“. Rubare è il loro mestiere. Se non rubano i loro uomini le picchiano. Vanno comprese. Vanno lasciate rubare. Magari la borsetta o il portafoglio a qualche anziano. Una ha spiegato di aver “tirato su“ anche 1000 euro al giorno. Io sono anziano. E vado in giro con un bastone per sorreggermi. E' pesante nel pomo d'appoggio. Se tenteranno di derubarmi, ho deciso di picchiare. Poi accada quello che deve accadere. Detesto la violenza (l'ho sempre detestata perché a lungo ci ho convissuto). Ma di più detesto i ladri: specie squallida di umanità che persino le tavole di Mosè hanno bollato. Nel Belpaese e nella bella Milano accade anche questo. E sono “briciole” di illegalità rispetto al panorama generale.

Benvenuti nel paese dell'antifascismo e del fascismo – Ignazio La Russa, presidente del Senato, seconda carica dello Stato, quella parola “antifascismo” proprio non riesce a pronunciarla. La Russa è nato nel 1947, due anni dopo la fine della Guerra Mondiale. Non dovrebbe avere motivo per tenersi in casa un busto di Mussolini, ma lo tiene. Ora: tenere in casa il busto di Mussolini o di qualsiasi altro spregevole dittatore non è reato. C'è chi adora Putin, macellaio disgustoso e ancora gira in assoluta libertà. Ma un filo di prudenza una così alta carica del Paese dovrebbe averla. La Russa non ce l'ha.

Non si può dire che gli manchi il coraggio in paese dove la “narrazione“ è sempre stata di un solo colore. Ma il vero coraggio sarebbe stato quello di andare sul palco con Mattarella e Meloni magari beccandosi i fischi della contestazione di sinistra. Il Paese eternamente diviso tra guelfi e ghibellini, avrebbe bisogno di pacificazione. Ma per la sinistra la pacificazione sarebbe quella di disarcionare il governo in carica. E per la destra, la pacificazione sarebbe quella di riscrivere la Storia. Che, intendiamoci, essendo sempre scritta dai “vincitori “ a qualche revisionismo si presta. Ma a tutto c'è un limite.

La destra del paese tra “sostituzioni etniche” e polemiche sul 25 aprile, Festa della Liberazione, sta facendo molto per farsi detestare da chi non l'ha votata. La sinistra che a Bologna cancella dalle strade il termine “patrioti“ sostituendolo con “partigiani“, che nella figura dell'ANPI si mescola con i delinquenti di Ultima Generazione, mostra poca lungimiranza. Non sarà in questo modo che riconquisterà il consenso. E se continuerà a perderlo sarà un male per la democrazia. Serve una opposizione credibile: anche a chi sta governando. Non si vincono le elezioni intonando “Bella ciao“, elargendo bonus e superbonus, redditi di cittadinanza, inneggiando agli uteri in affitto, evitando di proporre ricette che non sia quella “accogliamoli tutti“ relativamente all'immigrazione. I migranti vanno salvati. Ma subito dopo vanno “inseriti“ nella società. Vanno protetti. E se non possono per l'egoismo dell'Europa essere “ripartiti“, vanno distribuiti su tutto il Paese. Perché è più disumano abbandonarli dopo averli salvati che respingerli prima che si mettano in mare sulle terrificanti bagnarole che incrementano i loschi e lucrosi traffici degli scafisti.

Benvenuti nel paese dove la satira travalica il sulfureo senso della critica – Per approdare nella vita personale dei cittadini. La vignetta del Fatto sulla moglie (sorella di Giorgia Meloni) del ministro Lollobrigida era decisamente pesante. Ma più pesante la “riparazione“ del giorno dopo. Nella prima la signora Lollobrigida era a letto con un uomo di etnia africana. Nella seconda, la signora Lollobrigida a letto con il marito intento alla lettura della Gazzetta dello Sport dichiarava “delusa“ quanto fosse “meglio la prima“. Insomma la satira che si addentra nelle prestazioni sessuali di un politico con la moglie.

Ma il Fatto ha sbagliato obiettivo. Avrebbe dovuto consultare Teresa Ciabatti, critica letteraria di “7“, esperta (come risulta da un suo scritto pubblicato da Einaudi nel quale ad esempio lo scrittore Baricco si dice sfinito dalle “vacanze“) sulla “misura dei cazzi“. Il suo primo fidanzato, ha spiegato Ciabatti, “ce l'aveva piccolo“. Come fare a sapere se un potenziale partner è o meno dotato? Un modo – ad occhio e croce – c'è. Ma non approfondisco.

Benvenuti nel paese di vacanzieri – Ha ragione Baricco: delle “vacanze“ non se ne può più. Mentre infuria la polemica sugli studenti “maltrattati” da corsi di studio troppo “pesanti“ che abbisognano in numero crescente di psicologi di sostegno, 17 milioni di italiani sono andati in vacanza per il ponte del 25 aprile. Attività sospese giovedì scorso, ripresa (se va bene) mercoledì 26 aprile. Il tempo di “riposarsi“ e subito le valige verranno nuovamente preparate: incombe il “ponte“ del 1° maggio che cade quest'anno di lunedì. Quindi tutti al mare a mostrar le chiappe chiare. E poi si lagnano se i loro figli o i loro nipoti sono a disagio quando i professori gli fanno “il mazzo“.

Tutti in vacanza: non si trova più un cameriere, un cuoco, un barista, neppure a pagarlo 2000 euro al mese con i contributi. L'aspirazione degli italiani è di fare i clienti. Tutto esaurito nelle città d'arte, nelle località sciistiche e di mare. Aeroporti presi d'assalto. Siamo tutti “turisti“. Tutti con le tasche piene per poter andare (ripetutamente) in vacanza. Come la mettiamo con la “povertà assoluta“ declinata un giorno sì e uno no da Giuseppe Conte? A proposito: l'Europa ha incaricato l'ex 5 Stelle Giggino Di Maio a rappresentarla nel “Golfo Persico“. Caro Borrel, guardi che Di Maio è quello che riteneva Beirut collocata in Libia.

Deve essersi detto il subcomandante Di Battista: ma se lui è un “esperto“ allora io posso fare un rassemblement civico-politico. Che non è un partito ma che presto potrebbe diventarlo. Roba di sinistra: sempre più divisi, sempre più frammentati. Pd, 5 Stelle, Italia Viva, Azione, Più Europa, Verdi, Fratoianni (che non rammento più quale pezzo di sinistra guidi ma un pezzo lo guida). Prossimamente i cattolici di sinistra delusi dal nuovo corso del Pd. E chi la schioda, con questi in giro, la Meloni dalla poltrona?

Benvenuti nel paese che da 40 anni cerca di risolvere il “caso Orlandi“ – La storia è quella di Manuela, cittadina vaticana, sparita nel nulla, probabilmente uccisa, o forse morta perché imbottita di farmaci. Nuove rivelazioni, nuovi veleni. Il papa polacco Wojtila era un santo o anche uno che apprezzava le minorenni? Ne stanno uscendo di tutti i tipi. Anche che la ragazza, rapita dalla Banda della Magliana, sia stata trasferita a Londra in una “casa“ cattolica e lì trattenuta per decenni. Una storia che il peggior intrigo di Le Carrè sembra roba da educande.

Malavitosi, banchieri fraudolenti, omicidi, preti complici, non semplici preti: eminenze in vesti porporate e massiccio crocefisso d'oro al petto. Festini, pedofilia, complicità, omertà. Di tutto e di più fino all'inverosimile sbattuto in prima pagina. Il senso del “limite“ è stato oltrepassato da un pezzo.

Benvenuti nel paese che ha distrutto la sua sanità – Nel segno osceno della privatizzazione selvaggia veicolata indistintamente da destra e sinistra politica. Mancano i medici di base, mancano gli infermieri, i pronto soccorso sono diventati zone di frontiera dove i medici fanno turni assurdi e spesso vengono aggrediti dai parenti dei malati senza alcuna protezione. Dopo il Covid, mille promesse a quegli “eroi“. Ma “passata la festa, gabbato lo santo“. Come sempre.

Benvenuti nel paese dove per arrivare ad un medico (una volta si chiamavano di famiglia) devi farti 50 minuti di autobus, perché quelli più vicini alla tua abitazione hanno troppi pazienti. Dove in alternativa puoi prendere un taxi (e fanno dai 15 ai 20 euro a corsa: il doppio andata e ritorno) ma non puoi usare la tua automobile perché il sindaco della tua città vorrebbe che dal medico ti recassi in bicicletta. Anche se hai 78 anni e dopo una operazione ti hanno vietato di salire su un sellino. Per Beppe Sala la proprietà di un'automobile è un crimine. Io che la guido sono un pericoloso lestofante che guidandola inquino. Benvenuti nel paese delle libertà spropositate che vanno di pari passo con i divieti che mortificano i cittadini.

Benvenuti nel paese degli smartphone Dove la gente per strada (così come nella metro, nei negozi, ovunque) è curva sul suo oggetto di comunicazione. E dove per la serie “chi se ne frega“ i giornali dedicano pagine su pagine alla “spunta blu“ che Elon Mussk aveva osato togliere al Papa (inadempiente). Perché oggi anche quell'uomo che dovrebbe parlare soprattutto con Dio, ha bisogno della “spunta“ per poter dialogare con il mondo. Chissà di quale colore sarà mai la “spunta“ dell'Onnipotente. Per chi crede. All'Architetto.

Benvenuti nel paese (calcistico) del complotto perenne – Mettetevi nei panni di chi odia la Juventus (metà del paese, giornalisti compresi): ci sono tre processi aperti. La magistratura ordinaria non ha ancora rinviato a giudizio. Ma se lo farà, l'ipotesi sarà pesantissima: falso in bilancio. Poi c'è la giustizia sportiva. Che prima ha assolto (tutti anche la Juve) per le plusvalenze, poi ha acchiappato la Juventus e l'ha sanzionata (a campionato in corso) con 15 punti di penalizzazione. Ma il collegio di garanzia del CONI ha decretato che quel processo si ha da rifare (con altro giudice d'appello) e nel frattempo ha tolto la penalizzazione.

Ma la canea, nel frattempo, è arrivata ai massimi livelli: serie B chiedono i segugi partenopei. E “fino a consiglio di stato per riavere gli scudetti arrubbati”. Quelli persi “sul divano“. Vergogna urlano Mourinho e Sarri che temono per la loro classifica, ora che la Juventus è tornata in lizza per un posto in Champion's. E del resto la Juventus per il “sentire popolare“ è “colpevole“. Lo è stata ai tempi di Calciopoli. A distanza di anni “ha ripetuto“ la “slealtà sportiva“.

Così afferma il pueblo. Così ' affermano avvocaticchi e azzeccagarbugli. Così afferma la procura federale. Ora però mettevi nei panni degli juventini (metà del paese, giornalisti compresi). Scorrendo le vicende da Calciopoli in poi (se foste in quei panni) vi verrebbero i brividi. E non perché non reputiate che la Juventus (la sua proprietà al pari della sua dirigenza) non sia arrogante, maneggiona, priva di scrupoli. Ma perché il “troppo“, stroppia. E la giustizia sportiva nel paese dei complotti (anche sportivi) appare ogni giorno di più una barzelletta. Troppo lunga la teoria di “boiate“ per poter essere esaustivamente elencata.

Calciopoli finisce con la Juve in serie B. E con la prescrizione per i (presunti) reati dell'Inter. Per i quali a tempo scaduto l'allora procuratore federale aveva ipotizzato la violazione di un basilare articolo del codice: quella che prevede la retrocessione fino alla serie C. Niente: tutto prescritto. Una vera jattura, per la giustizia. Poi c'è quel galantuomo di Guido Rossi – “dalle leggendarie parcelle“ scrisse nel coccodrillo Ferruccio De Bortoli –, che “motu proprio“, fregandosene del parere di almeno due dei tre “saggi“ consultati – assegna uno degli scudetti della Juventus all'Inter. Quello che gli juventini chiamano “di cartone“.

Come è, come non è, un mese dopo aver concluso il suo mandato (su indicazione di Romano Prodi) come commissario straordinario in FIGC, Guido Rossi ex consigliere di amministrazione dell'Inter che all'incarico federale si presentò con sciarpa neroazzurra al collo, diventa presidente di Telecom, società (allora) di proprietà del vicepresidente dell'Inter, Marco Tronchetti Provera. I casi della vita. Anni dopo (ieri) Report, trasmissione di RAI-3, rivela che Massimo Cellino (che se ne vanta pure) ex vicepresidente della Lega con funzioni ad interim di presidenza (Galliani si era dimesso dopo che anche il Milan era finito nel tritacarne di Calciopoli) ha bruciato i faldoni di 8 società di serie A che avevano presentato false fidejussioni e taroccato i bilanci, per sottrarli ai controlli della Guardia di Finanza.

Ma rivela anche Report che Latorre – ex segretario di Massimo d' Alema – dialogava (non si capisce a che titolo) con il designatore degli arbitri Bergamo. Invitato a pranzo a casa di Massimo Moratti (ex presidente dell'Inter) dopo il 5 maggio, la celebre gara che fece piangere Ronaldo il Fenomeno, fu accolto con queste parole: “Com'è che non vinciamo mai?“ Solo briciole di quella stagione. Ma dopo la puntata di Report nel silenzio omertoso dei media nazionali e nel silenzio, soprattutto, di Gravina (presidente FIGC), di Malagò (presidente del CONI) e di Abodi (ministro dello Sport del governo Meloni) succede l'incredibile. Il collega Mannoni (interista storico) redarguisce il collega di Rete, Ranucci, invitandolo a non fare più “inchieste su Calcipoli, perché non c'è più niente da dire“.

Non è così, ma non è questo il punto: Mai sentito un collega intimare ad un altro di non fare il suo lavoro. In un paese serio il ministro Abodi starebbe provvedendo ad istituire un commissione parlamentare per approfondire le parole di Cellino. Ma questo è il paese dei “gomblotti“ e quindi Abodi non si muoverà. A meno che la pubblica opinione non si incazzi e non lo costringa a procedere. Come dovrebbe. Le plusvalenze sono il sesso degli angeli. Le facevano tutti. Ma la FIGC ha bisogno di un colpevole. Perché Gravina nel frattempo è diventato vicepresidente dell'UEFA. E Ceferin (presidente UEFA) pretende la sua libbra di carne, visto che la Juventus è una della tre società (con Barcellona e Real Madrid) che ancora si ostina a credere che il monopolio dell'UEFA nell'organizzare tornei continentali debba finire. Chiamatela, se volete, Superlega.

I giudici sportivi o sono incompetenti o sono “altro“. Forse tutte e due le cose. La Procura Federale che ha incriminato i dirigenti della Juventus (squalificati) ha incriminato anche l'ex ad Maurizio Arrivabene per fatti che Arrivabene non può aver commesso visto che non era (all'epoca) amministratore delegato, ma solo un consigliere di amministrazione. Intendiamoci: quando la penalità ad Arrivabene è arrivata i tifosi (ma io credo anche la nuova dirigenza) hanno stappato champagne. Mai visto un uomo più incompetente (in materia calcistica) di Arrivabene. Però i reati a lui addebitati non sono mai stati da lui commessi. Ma questa è la facilona giustizia sportiva.

Questa è la Federazione. Il cui presidente in un delirio di onnipotenza senza precedenti è arrivato a concedere la “grazia“ (come un nuovo Mattarella) a Lukaku, squalificato per aver reagito durante un Juventus-Inter a cori razzisti. Bene, bravo Gravina, benissimo e bis. Peccato che la “grazia“ resterà solitaria. Gravina l'ha concessa in via eccezionale. E solo per consentire a Lukaku di poter disputare la gara di ritorno di Coppa Italia, Inter-Juventus. Mettetevi al posto di un tifoso juventino. Magari valutando anche le rivelazioni dell'ex procuratore federale Porceddu (scomparso qualche mese fa) in relazione ai passaporti e alle patenti false scomparsi (in bianco) dalla motorizzazione di Latina. Facevano parte di quello stock anche la patente e il passaporto (falsi) di Alvaro Recoba. E chi era “sostituto“ a Latina in quel periodo? Chinè, l'attuale procuratore federale.

Facciamo che tiriamo una riga su tutto. Facciamo che la giustizia federale colpisca duramente. Ma tutti. Non solamente una società. Facciamo colpisca questo calcio malato, infame nei protagonisti. E facciamo che le riforme vengano fatte. Gravina non ne ha realizzata una. Abodi le ha invocate. Ora sarebbe il caso che dopo averle invocate, le pretendesse. Ma se Gravina resta al suo posto, Abodi le riforme non le vedrà. Perché c'è un meccanismo perverso che prevede che i dilettanti (il bacino di voti di Gravina) pesino a livello di elezione presidenziale più di quanto non pesino i professionisti. Per chiarimenti citofonare Melandri, la “madre“ della Riforma (si fa per dire) dopo Calciopoli.

Dopo Guido Rossi fu eletto Giancarlo Abete. L'uomo passato alla storia per i programmi (persino dal punto di vista filosofico) più fumosi del creato. Ma soprattutto per aver “deciso di non decidere“. Così fanno i gattopardi. Così hanno sempre fatto. Così continueranno a fare per l'eternità. Bello il calcio nazionale? Stupendo. Un calcio dove i “dipendenti” del sistema (allenatori, arbitri, calciatori) votano per eleggere il presidente del “sistema“. Il vero problema è che ormai non si capisce più se sia il calcio che ha copiato la politica. O viceversa. A occhio e croce, la seconda, direi.

Nel paese dei veti accade anche che per invidia politica una parte politica faccia l'inverosimile per boicottare la realizzazione di una struttura sportiva che Venezia attende da 80 anni –Vicenda nota: l'Europa ha bocciato il Bosco dello Sport di Venezia (oltre alla ristrutturazione dello stadio di Firenze) relativamente all'uso dei fondi del PNRR. Non mi esprimo su Firenze. Non conosco la materia. Ma conosco bene quella veneziana. Dove l'ignoranza (sul Giornale un collega ha scritto che la nuova struttura dovrebbe sorgere nella vicinanze dell'attuale stadio Penzo: ma no, collega, il Penzo è a Sant'Elena, quasi di fronte al Lido. Il Bosco dovrebbe sorgere in terraferma) si sposa alla malafede.

I burocrati di Bruxelles (che forse approveranno la realizzazione di bocciofile e di piste sciistiche a 300 metri sopra il livello del mare) sono funzionari ottusi che deliberano senza mai mandare una ispezione “in loco“. Ma i partiti che hanno fatto pressione sui loro omologhi di Bruxelles (socialisti e verdi) sono talebani che stanno privando la gioventù di Venezia, delle Isole e di Mestre, di una struttura vitale per lo sviluppo dello sport (calcio, basket, altre discipline con annessi e connessi) nei prossimi decenni. Il problema per questi signori si chiama Brugnaro, il sindaco di Venezia: un conservatore dalle sfumature liberali che non intende arrendersi alle pressioni ideologiche. Infatti il progetto andrà avanti. Oggi è “orbo“ di un terzo dei finanziamenti. Ma andrà avanti, nonostante la gauche che vede il futuro veneziano fatto solo di alloggi popolari.

Venezia ha tanti problemi. Uno paradossalmente sono i turisti, la sua linfa vitale. Un secondo è il ripopolamento della città, ormai ridotta a 60.000 residenti. Un terzo il recupero delle arti e dei mestieri. E poi il fine lavori per il Mose. E poi l'inquinamento prodotto dal petrolchimico. E poi le grandi navi (troppo grandi per poter transitare in laguna). E poi il caro vita. E poi la città che da novembre al Carnevale praticamente “muore“ con metà delle attività che chiudono. E poi il bradisismo inesorabile che la fa sprofondare. E poi i cinesi con le loro attività che “aprono” e in sei mesi “chiudono“ per poi aprirne altre a trecento metri dalla prima. E poi i prodotti taroccati, i vetri che non sono più realizzati a Murano, così come i merletti quasi scomparsi da Burano e sostituiti da roba made in China e Taiwan.

Le cose positive per fortuna ci sono. Il Venezia calcio si sta risollevando dal fondo classifica. La Reyer maschile anche. Quella femminile sta facendo miracoli. E personalmente sono convinto che, con una “centrona“, quest'anno avrebbe potuto vincere tutto in Italia e in Europa invece del “nulla“ che probabilmente porterà a casa. E poi la cultura, che sta andando alla grande. Prossima mia tappa a Palazzo Ducale per la mostra sui dipinti e i disegni di Carpaccio: San Giorgio e il drago. E dintorni.    

 

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