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Gianfranco Colasante
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Piste&Pedane / Un ragazzo con la testa sulle spalle

Mercoledì 12 Aprile 2023

 

ceccarelli-pietrasanta 2 


Quattro chiacchiere in libertà con Samuele Ceccarelli (e il suo allenatore Marco Del Medico), l’assoluta novità dell’inverno, inatteso campione europeo al coperto. Cosa è cambiato dai giorni di Istanbul lo scopriremo presto.

Daniele Perboni

L’appuntamento è al campo Falcone e Borsellino di Pietrasanta, in provincia di Lucca in una giornata di sole con vento se non gelido molto fastidioso. Su quell’impianto, ristrutturato e inaugurato due anni or sono, regolarmente si allena Emanuele Ceccarelli, seguito dal tecnico Marco Del Medico, 56 anni, poliziotto in pensione, nel 2017 colpito da ischemia cerebrale. Si considero un sopravvissuto. Diversamente dalle aspettative è stato facile concordare l’incontro. «Venite quando volete. Noi ci siamo dalle 15 alle 18». Detto e fatto. 

Il primo a presentarsi è Ceccarelli. Il tempo di cambiarsi ed eccolo pronto per l’intervista. Seduti ad un tavolino di legno, in compagnia di un buon caffè, gentilmente offertoci dal custode (gesto non del tutto scontato in altre parti d’Italia. Garantito) attendiamo l’arrivo di Del Medico. Non scopriamo nulla di nuovo sul suo conto. Tutto è già stato detto, raccontato, analizzato. Comunque proviamo a riassumerlo in poche righe.

 

del medico1 2    Marco Del Medico

 

Il ragazzo ha 23 anni, da due è seguito da Del Medico che quando lo ha visto correre immediatamente gli ha tolto i plantari che portava nel tentativo di correggere la pronazione del piede destro. Errore? Parrebbe di no, dato che da allora non è più stato oggetto di infortuni vari. Il nuovo assetto di corsa e la guida tecnica hanno prodotto i risultati che tutti sappiamo: il 6”54 di Ancona e il 6”48 di Istanbul con cui ha battuto Jacobs ai Tricolori e agli EuroIndoor. Nelle semifinali di Istanbul, ha corso in 6”47, miglior crono europeo dell’anno.

«Ho cambiato il suo modo di partire dai blocchi. Prima quasi saltava all’uscita. Ora corre di “infilata” molto basso per i primi 50/50 metri, utilizzando la metà della forza».

Chiediamo a “Samu”, come affettuosamente viene chiamato da queste parti, che cosa farebbe se si risvegliasse e scoprisse che tutto è stato un sogno. Semplice: «Mi rimetterei al lavoro per farlo diventare realtà. Certo che quella di Istanbul – prosegue – è stata una bella “botta”. Proprio non me lo aspettavo. Alla finale ci pensavo, ma a vincere …».

Ora è entrato fra i prescelti della 4x100. C’è chi lo vede bene in prima frazione. Scuote la testa: «Diciamo che la curva non è la mia migliore espressione di corsa». Pur partecipando al primo raduno delle staffette Samuele non ha mai provato i cambi, restando solo a guardare gli altri lavorare. «Per ora mi sono limitato ad entrare nel gruppo». Lo vedremo mai nel quartetto ufficiale, specialmente in prima frazione, dati gli evidenti problemi al piede?

«È un ragazzo con la testa sulle spalle – dichiara il suo tecnico – senza troppi fronzoli per la testa. Per la stagione l’obiettivo principale sono i Campionati Italiani di Molfetta, a fine luglio. Poi si vedrà. Naturalmente puntiamo ad andare ai Mondiali, grazie ai Target Number in quanto il minimo è ostico: 10”00».

Per ottenere questo risultato i due stanno lavorando duro. «Ora siamo nel periodo di pieno carico, con tre ore giornaliere ed un giorno dedicato ai pesi, per sei giorni a settimana. Il ragazzo può sembrare poco muscolato ma non lo è. Solleva anche 150 chili in squat completo». C’è chi dice che fra i 60 e i 100 metri ci sia una differenza abissale e che sia ad Ancona che a Istanbul Jacobs con qualche metro in più lo avrebbe preso e sorpassato.

«Dalle riprese sembrerebbe vero, ma se andate a visionare i filmati ripresi dall’alto non è proprio così. – sostiene il tecnico toscano – Negli ultimi metri la distanza fra i due non è cambiata. La nuova partenza l’ha memorizzata, ora stiamo lavorando sulla resistenza, cercando la massima velocità tra i 70 e gli 80 metri per poi resistere sino alla fine. Io lo seguo dal febbraio 2020, quando era ancora junior con un personale di 6”72. I miglioramenti sono evidenti. Quanto può ottenere sui 100? Penso ad un 10”25, sicuramente un tempo attorno e non superiore ai 10”30».

Quindi, nonostante le problematiche a correre in curva potrebbe anche ottenere buoni risultati sui 200: «È un resistente, due anni fa l’ho visto correre i 150 metri in 15”20, e se lo allenassi per i 200 potrebbe arrivare immediatamente a 20”50». 

Un Mennea due insomma … «Non esageriamo. Mi ispiro un po’ ai metodi di Vittori, ma ho cambiato tutti i carichi di lavoro. Provate a chiedervi perché in Italia è “esplosa” la velocità. Veniamo da una generazione di tecnici che copiava quasi integralmente le teorie di Carlo Vittori. Se penso ai carichi che sostenevo quando correvo … li ho smaltiti solo in questi anni – sorride –. Ora invece tutto è diverso. Tanto lavoro sì, ma più leggero». Per ora i risultati stanno dando loro ragione.

 

Foto: cortesia D. Puosi. 

 

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