Duribanchi / Uno, nessuno, centomila, nel paese dello spreco
Martedì 4 Aprile 2023
“La verità è che da decenni l'Italia sta vivendo al sopra delle proprie possibilità. Insensibile a qualunque legge di mercato. Spendi-spandi come recitava una canzone, che tanto a pagare è Pantalone. Vale a dire tutti noi.”
Andrea Bosco
Vade retro monopattini elettrici. A Parigi un referendum ha stabilito che 9 parigini su 10 si sono espressi contro l'uso dei trabiccoli importati dagli Stati Uniti. Troppe irregolarità, troppe infrazioni, troppi incidenti, alcuni anche mortali. Chissà se Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e la banda green dei 5 Stelle avrà avuto un sussulto. Sono stati loro, è stato il governo dell'“avvocato del popolo“ ad introdurli in Italia in modo indiscriminato. Senza prima aver fatto una riforma del codice della strada.
Chissà se avrà avuto un sussulto Beppe Sala che a Milano con i monopattini è stato finora, incapace, inadatto, passivo. I monopattini e i loro possessori (o quanto meno utilizzatori) sono una vera schifezza. Abbandonati in mezzo alla strada, posteggiati ovunque senza alcun ritegno. Non è stata introdotta una normativa che persegua chi viola il codice della strada. Multe (sulla carta) di poche centinaia di euro. Mai visto un vigile elevare un multa a chi va in monopattino senza casco. A chi in viaggia in monopattino in coppia. A chi usa il monopattino privo di luci. Soprattutto a chi transita col monopattino sul marciapiede mettendo a repentaglio l'incolumità dei pedoni.
La moda del monopattino ha coinvolto padri e madri. Che hanno pensato bene di complicare le cose dotando i pargoli di mini-monopattini finendo col peggiorare una situazione già resa indecente dall'uso indiscriminato di quelli che un tempo erano giocattoli e che ora sono diventati un business. Nel quale si sono gettati a capofitto speculatori di ogni tipo.
MELONI – Si attende uno squillo da parte del governo Meloni. Che di errori ne sta facendo troppi per non pagare alla fine pesantemente il conto in tema di consensi. Meloni aveva promesso che il suo governo avrebbe contenuto gli sbarchi e avrebbe combattuto con ogni mezzo la vergogna degli scafisti mercanti di esseri umani. Sarà che Piantedosi è un ministro poco capace, ma gli sbarchi sono aumentati. Porti e città sono al collasso. L'Europa è prodiga di parole e carente di fatti.
Se Meloni aspetta sia l'Europa a darle la chiave per risolvere il problema, aspetterà a lungo. Specie per l'opposizione continentale degli amichetti suoi sovranisti che di immigrati, di quote di immigrati da ripartire, proprio non ne vogliono sentir parlare. Meloni è in ritardo sul PNRR: forse anche per colpa del carro di Tespi che accompagnava il governo Draghi: leggi scritte male, leggi inapplicabili, appalti dai connotati assurdi che all'Europa (giustamente) non garbano.
Meloni è al 40% nel gradimento personale dell'elettorato. Incredibilmente tallonata al 38% da uno come Conte. A dimostrazione che se uno “sparla bene“ come cantava Jannacci, il popolo è propenso a bersela. A Conte i cittadini italiani dovrebbero fare causa. E non tanto per gli sprechi sul reddito di cittadinanza. Ma per la montagna di soldi buttati nel superbonus: l'idiozia di risarcire per il 110%. Del resto il mantra di Conte è sempre stato: “gratuitamente“. Sprechi con i banchi a rotelle, con mascherine comprate (dalla Cina) e inutilizzabili. Per la serie: chi se frega, Azzolina si sposa. Per i vaccini mai utilizzati. Per la caotica gestione dell'INPS: chi governa quell'ente fu depositato su quella poltrona dal governo Conte. Poi magari i cittadini, ma prima di loro il Parlamento (se il Parlamento non fosse solo chiacchiere e distintivo) dovrebbero chiedere conto a Conte di quella missione russa a Bergamo, messa in piedi con Putin in 24 ore e nella quale i soldati (e qualcuno sospetta le spie) erano in numero superiore agli infermieri e ai medici i soldati.
C'è stato durante il Conte 1 e il Conte 2 un vero “assalto alla diligenza“ che ha depredato le casse dello Stato, facendo schizzare il debito pubblico a livelli non scrivibili. Per carità, i 5 Stelle sono stati solo la punta di un iceberg che ha cominciato a formarsi in Italia fin dagli anni Sessanta con l'avvento del Centrosinistra. Leggi e provvedimenti licenziati, da chi avrebbe dovuto vigilare, in modo incosciente. Insensibile all'inflazione e a qualsiasi legge di mercato.
PANTALONE – La verità è che da decenni l'Italia sta vivendo al sopra delle proprie possibilità. Sembra la Juventus targata Andrea Agnelli: spendi-spandi come recitava una canzone, che tanto a pagare è Pantalone (alla Juventus, Elkan). Vale a dire tutti noi. L'Italia ha un welfare che non si può permettere. Una scuola malissimo organizzata e spendacciona. Ospedali pubblici anche in centri urbani minuscoli che oggettivamente non hanno la possibilità di stare in piedi: né economicamente, né organizzativamente. Ha una burocrazia e una pubblica amministrazione lente e sprecone. Con un tasso di assenteismo tra i più alti in Europa. E “non“ perseguito.
Perché un'altra delle “scimmie“ sulle spalle del Paese è la giustizia. Una magistratura che l'amministra in modo pachidermico. Divisa in correnti, balcanizzata in schieramenti contrapposti e belligeranti. Che se ne sbattono della giustizia e ai quali interessano solo le carriere. Leggi Palamara e poi “muori“. Uno stato nello stato. Che i governi temono e non riescono a bonificare.
In una situazione come quella attuale l'incontro tra maggioranza e opposizione (almeno quella del Pd) sarebbe opportuna. Per una “grossa coalizione” di tedesca memoria che pensasse primariamente al bene del paese. Ma Meloni ha le sue “zeppe“: se non è Salvini che spasima per il Ponte sullo Stretto di Messina ( ma anni fa non era contrario?), è Berlusconi che spasima per Putin. E se non sono loro è l'incontrollabile presidente del Senato che (inutile girarci intorno) è “fascista“. Il fascismo non c'è più, a parte qualche rigurgito, il Paese non corre rischi dal punto di vista della democrazia, ma per il presidente del Senato, quelli uccisi dai partigiani a Via Rasella (attentato che portò alla feroce ritorsione delle Fosse Ardeatine) non erano nazisti, ma una banda di “anziani musicisti“.
Non erano anziani ed erano nazisti. Come chiunque indossasse, in quella stagione, una divisa del Terzo Reich. Che poi quell'attentato avrebbe provocato una drammatica ritorsione sui civili, i partigiani che lo idearono lo sapevano. Lo avevano messo in conto. In guerra, sovente, sei costretto, a volte, a prendere decisioni poco nobili. In ogni caso l'uscita di Ignazio La Russa (non la prima in tema di fascismo) è risultata improvvida, discutibile. E diciamolo: vergognosa nei confronti dei parenti del martiri che perirono sotto i colpi di mitra e di pistola dei tedeschi. La Russa si è scusato, ma l'ANPI ha deciso di non volerlo sul palco del 25 aprile. E qualcuno sta (inutilmente) raccogliendo le firme per chiederne le dimissioni. La Russa non si dimetterà. In Italia nessuno si dimette per una esternazione.
SENSO DELLA MISURA – Del resto è il mondo ad aver perso il senso della misura. Gli avversari politici si “odiano“, non si combattono come avveniva un tempo. Sembra di essere tornati ai tempi delle Br: in troppi, giustificano, delinquenze e reati. In troppi, come allora non stanno “né con lo Stato, né con le Br“. Utili idioti che in realtà con qualcuno stanno. Non necessariamente dalla parte giusta.
Metti Elly Schlein, la neo-segretaria del Pd che le gazzette progressiste dipingono come la nuova Evita Peron. “Salvaci tu“ ha pregato supplice Carlo de Benedetti, industriale, editore, pensionato residente in Svizzera, dopo aver dato della “demente“ (gran classe l'ingegnere) a Giorgia Meloni. Ma Elly Schlein dovrà presto pensare a salvare se stessa. Perché pezzi del Pd (cattocomunisti, sinistra riformista, vecchi draghi come De Luca o Emiliano) sono già in rivolta contro il nuovo corso targato Elly e eterodiretto da Richelieu Bettini e Mazarino Franceschini. E perché i panni di Pirandello non si addicono al partito che fu di Berlinguer. Quei vestiti li ha indossati e continua ad indossarli Giuseppe Conte: uno, nessuno, centomila.
Elly: dì qualche cosa di legale sugli imbrattatori ambientalisti che deturpano, nell'indignazione crescente dei cittadini i monumenti. Dì qualche cosa sulla abominevole pratica dell'utero in affitto. Battiti fino alla morte per il riconoscimento dei bambini nati all'estero delle coppie arcobaleno (magari da madri fattrici), come è giusto e umano. Ma contrasta una pratica che non ha nulla di civile. Sbattiti piuttosto per accelerare i processi di adozione: ci sono milioni di orfani nel mondo in attesa di una famiglia che si prenda cura di loro. Fatti sentire per le donne in Iran (il velo lo continuano ad imporre e continuano ad ammazzare, a torturare, a incarcerare, nel nome di un cazzo di velo che rappresenta la vergogna, non l'identità del mondo mussulmano).
Tira fuori un piano da sottoporre al governo per arrivare ad una pace in Ucraina. Spiega al mondo che è una barbarie (come ha fatto Putin) incarcerare un giornalista con false accuse di spionaggio. Prova a dire le cose sensate, che la gente sensata si aspetta. Tipo che la crisi del lavoro si risolve, certamente assumendo, ma soprattutto diminuendo le tasse. Diminuzione che permetta di aumentare i salari. Un tassazione che ormai è arrivata ad oltre il 50% è un furto legalizzato da parte dello Stato. La storia ci insegna come andò a finire – ad esempio – con la “tassa sul macinato“. La gente si ribella. E quando si ribella, sono cazzi acidi. Ma una Elly versione Che Guevara che si propone di sinistra, come neppure Berlinguer aveva capito di non dover più fare. Una Elly che rincorre i 5 Stelle sul tema delle “cavolate universali“ senza porsi (perfino Beppe Sala ha spiegato che Elly ha “fondamentali carenti in fatto di economia“: occhio Elly, al “greco“ Sala e alla sua offerta di doni, occhio perché con Sala il “pacco“ è sempre all'orizzonte) il problema della governabilità, ma solo la rincorsa nel recuperare i consensi (a sinistra) perduti, non ha futuro. Non ce l'ebbe Evita, che era Evita. E il cui carisma era un tantino superiore a quello della protetta del professor Prodi.
SPORT – Se parlo di sport, parlo del timore che Beppe Sala, dopo aver piazzato nel giro di una settimana due maratone che hanno blindato in casa le automobili di mezza Milano anche di domenica, ne piazzi una terza: non si fa sindaco. Ma come cavolo li organizzate i calendari? Ma glielo spieghi ai suoi assessori. E spieghi alla sua giunta che continuando a tenere acceso il cerino Stadio di San Siro, alla fine lei potrebbe bruciarsi. Sono palesi ormai le sue ambizioni per la politica nazionale. Ma oggi persino la sua giunta è contraria: a piazzare uno stadio nella zona della Mura. E ad abbattere il vecchio Meazza. Se ne faccia una ragione: torni indietro. Lo dica ai club. Faccia nel caso una figura di emme, ma eviti di spendere altro denaro pubblico. Già troppo ne ha speso per un inutile referendum che le stanno contestando per come si è sviluppato.
Governare è difficile. Governare lo sport una impresa titanica. Visto che di sportivo, ormai, lo sport non ha più nulla. Ci crediamo ancora noi gonzi, che palpitiamo per le squadre che ci stanno a cuore. Fingono di farlo i politici che hanno interesse a tenere attivo il baraccone. E pazienza se il baraccone (e non parlo solo del calcio) è prossimo ad un incendio. Governare la Ferrari ormai è impossibile. Via tutti, fino al magazziniere. Troppi errori. La verità è una sola: a Modena sono scarsi. Erano i migliori. Lo sono a lungo stati. Oggi fanno pena. Governare Sinner è possibile. E' in crescita, è bravo. A mio modesto parere deve solo irrobustirsi nel tronco, nella pare alta del corpo. Deve irrobustire il braccio. I suoi colpi sono spettacolari ma non sempre hanno la giusta “pesantezza“. Il tennis moderno è così: non é più tempo dei Pietrangeli, Panatta, McEnroe.
Poker del Milan a Napoli. Giusto una pausa dopo millanta vittorie. Forse qualche babà di tropo nello stomaco. Forse festeggiamenti prematuri. Napoli si sta attrezzando per la festa scudetto. Il vantaggio in classifica è ancora abissale. De Laurentiis taccia e lasci fare a Spalletti. Lui sa come si fa. Juve messa nel mirino con la tecnica della “goccia cinese“. Ogni giorno una nuova inchiesta. Si va avanti così, ormai da due anni. Magari siamo di fronte ad una banda spietata di malfattori e truffatori. Ma vale rammentare che nessuna associazione a delinque (camorrista, mafiosa o n'dranghetista) ha mai subito dalla giustizia (ordinaria e sportiva) un trattamento simile. Notizia certissima: nel caso si mettesse male, la Juventus andrà a TAR e bloccherà il campionato. Cercasi fin da oggi terapista (bravo) per Gravina, paggio di Ceferin.
CHIUSURA – La Reyer ha sbancato a sorpresa Milano: su una Olimpia svuotata nel fisico e nella testa. Peccato per l'Armani: la festa per Peterson meritava una conclusione migliore. Peccato non abbiano accolto il grande Dan nell'Olimpo del basket. Come meriterebbe e come aveva suggerito (inascoltato) Bob McAdoo. La Reyer femminile ha ceduto la Coppa Italia a Schio, che oggettivamente è una squadra più attrezzata ed esperta. Ma avrei una domanda per il bravo coach, Mazzon: perché in campo Matilde Villa per soli 19 minuti (bottino 10 punti e altra roba a referto) e 20 per Yasuma (1 punto e niente di più)? Deve essere una prerogativa degli allenatori della Reyer, quella di fare i cambi con il cronometro in mano. Così faceva anche De Raffale. Così, però non fa il croato che ha battuto Messina. Forse perché Brugnaro gli ha preso questo Mokoka dalla G League. Un francese che attacca il ferro e sembra un concentrato di energia. Beata gioventù.
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