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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / Se il CIO decide di non decidere

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Giovedì 30 Marzo 2023


cio-2022 

Difficile per il sinedrio di Losanna districarsi su Russi (e Bielorussi) sì o no. Qui fa fatica a ritagliarsi spazi ed adottare atteggiamenti univoci. Ultima conferma della ipocrisia che da sempre regola la vita dei signori dello sport (olimpico e no).

Giorgio Cimbrico

“Se gareggiano nel tennis, nel calcio, nel pattinaggio, perché non devono farlo anche in altri sport?”, si è chiesto Thomas Bach dopo che l’Esecutivo del CIO ha stilato una serie di criteri e di raccomandazioni inviate alle federazioni internazionali e agli organizzatori di eventi. Lo scopo, dice il presidente, è di tornare a una dimensione internazionale dello sport. 

In sintesi: gli atleti russi e bielorussi devono poter gareggiare individualmente e come atleti neutrali; la partecipazione delle squadre non è considerata: gli atleti che hanno dato supporto alla guerra non potranno gareggiare, idem per tutto quello che può essere definito personale di supporto. Non avranno né inno né bandiera né simboli che potranno identificarli e nel caso qualcuno li esponesse, sarà bandito dalla competizione. 

Cosa significa: supporto alla guerra? Naturalmente far parte delle forze armate o di agenzie governative riportabili ad un ambito militare o aver manifestato in favore dell’invasione dell’Ucraina, come è capitato al nuotatore Evgeny Rylov, presente allo stadio Luzhniki, ex-Lenin, nella manifestazione culminata nel discorso di Vladimir Putin. Rylov è stato sospeso nove mesi da World Aquatics, il nuovo nome della FINA.  

A Tokyo i russi hanno conquistato 71 medaglie (non andando lontano dalle 90 di Atene 2004), 46 delle quali sono venute da atleti militari come la schermitrice Silvia Velikaya, capitano dell’Esercito, e la tiratrice Vitoslava Batsaranikina, tenente della Guardia Nazionale. Velikaya ha già espresso il suo parere: non scenderà in pedana se non saranno previsti inno e bandiera. 

I criteri appena dettati dal “governo” di Losanna saranno gli stessi che governeranno la partecipazione di russi e bielorussi ai Giochi di Parigi dell’anno prossimo? E’ naturale pensare sia così. Ma sotto quest’aspetto Bach ha preferito la linea della prudenza e del temporeggiamento: “Stiamo esplorando una strada per giungere a un risultato. Ma in questo momento non è il caso di fissare una data”. 

E’ evidente che questa sarà la via seguita dal CIO (“per il rispetto della Carta Olimpica e dei valori dei Giochi”, precisa Bach), malgrado una serie di fattori, a cominciare da un fronte del “no” che può oggi contare su una trentina di paesi (in prima linea il Nord Europa, la Polona e gli stati baltici) attestati su una linea di intransigenza, in alcuni casi venata di minaccia di boicottaggio, e da un atteggiamento sempre più duro tenuto dal governo di Kiev. 

L’ultima presa di posizione ucraina è iperbolica, provocatoria: secondo il Parlamento ucraino schermitori, tiratori, arcieri, lottatori e judoka russi potrebbero approfittare delle gare per giungere all’eliminazione fisica degli avversari. Dei commando che irromperebbero nella tregua olimpica? 

Nello scenario rientra anche l’intervento di Alexandra Xantjaki, esperta di diritti culturali che, in una relazione stesa per conto delle Nazioni Unite, ha espresso un parere che avrà fatto rizzare i capelli in testa agli ucraini: la partecipazione all’Olimpiade degli atleti russi deve essere estesa anche ai militari, dopo essersi assicurati che non abbiano compiuto crimini di guerra o delitti riportabili al genocidio. 

 

 

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