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Piste&Pedane / Se non la pensi come me, ti squalifico

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Mercoledì 1° Marzo 2023

 

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Non ha precedenti nelle secolari vicende della federazione. Una brutta faccenda che mette in chiaro il forte disagio e le divisioni all’interno della FIDAL e che necessita di più di un chiarimento. E al CONI che ne pensano?

Daniele Perboni

LA LETTERA DEL DISSENSO

Una vera e propria dichiarazione di guerra, anche se alcuni protagonisti gettano acqua sul fuoco. Ci riferiamo a quella che, superficialmente, può essere interpretata come una semplice lettera – che per la storia riportiamo integralmente – in cui si esprime massima solidarietà a stimati dirigenti dell’atletica che fu: Carlo Giordani (Presidente della Quercia Rovereto e organizzatore del Palio, il meeting su pista più antico d’Italia, del Giro di Rovereto e del Cross della Vallagarina) e Bruno Cappello (organizzatore del Brixia Meeting, appuntamento internazionale per la categoria allievi, giunto alla 39ª ed ultima edizione), condannati dalla Procura Federale a 80 giorni di squalifica per reati che appaiono gravi.

Perché, dunque, una “pena” così lieve? Perché essendo, appunto, una sanzione leggera non ha possibilità di appello. Beccati gli ottanta giorni, scontali, e stai zitto.

Ma, dicevamo della dichiarazione di guerra. È firmata da una ventina di dirigenti fra cui quattro Consiglieri Federali, e fra questi segnaliamo il vice-presidente vicario (Sergio Baldo), la vice presidente (Grazia Maria Vanni) e due presidenti di C.R. regionali (Gianni Mauri, Lombardia e Giacomo Leone, Puglia). A questi vanno aggiunti Alfio Giomi, ex presidente FIDAL, e Luigi D’Onofrio, responsabile organizzativo, sino all’avvento di Stefano Mei, del Golden Gala.

Insomma, nomi pesanti, come si dice in gergo, che mettono in evidenza, alla missiva circolante su FB, un contrasto alla politica federale come mai era accaduto in passato. Se non nell’ultimo periodo dell’era Nebiolo, che portò alle sue dimissioni e all’avvento di Gianni Gola. Correva l’anno 1990. Un secolo fa.

Che cosa ha portato ad un dissenso così eclatante, ma non certo improvviso? Una continua e incessante chiusura, pressoché totale, nei confronti dei consiglieri di apposizione e di diverse società, rappresentate dai firmatari della lettera, sulla gestione, organizzazione e distribuzione di alcuni campionati federali e i rispettivi rimborsi spese chilometrici. Senza contare alcune scelte tecniche, come l’introduzione del Challenger e del ranking per la partecipazione ai Campionati tricolori, indoor e outdoor e la separazione in due campionati distinti fra juniores e promesse, con relativi aumenti dei costi a carico dei sodalizi.

Ad un osservatore esterno possono apparire come piccole schermaglie, ma per la sopravvivenza di molte società sono questioni fondamentali. Piccole e grandi provocazioni che, alla fine, hanno esasperato animi e ambiente.

A questo punto, c’è da chiedersi: come si comporterà la dirigenza federale? «Ci ignorerà e continuerà come sempre ha fatto in questi anni – sostiene Oscar Campari, Consigliere Federale, uno dei firmatari –. Da sempre auspichiamo e cerchiamo collaborazione, ma non l’abbiamo mai trovata». Mei, infatti, può contare su una maggioranza sicura grazie soprattutto al sostegno di Anna Riccardi (consigliere di World Athletics con diritto di voto, ma anche dipendente CONI e ad alto livello nel board di Milano-Cortina ‘26) e Elisabetta Artuso, eletta in seno all’opposizione, ma quasi sempre orientata in direzione contraria.

Sono due anni che il governo Mei impera e sin dai primi mesi nel “regno” sono scoppiate magagne e si ascoltano mugugni, brontolii e disappunto. Si poteva evitare tutto ciò? Certo che sì. Un presidente diverso, forse, ma non matematicamente sicuro. Probabilmente un obiettivo quasi impossibile da raggiungere nel mondo dell’atletica, dove imperano divisioni e personalismi difficili da sradicare. Ora non resta che attendere la fine del quadriennio olimpico (2024) e giocare alla roulotte su una “santa alleanza” che coaguli attori e comparse per un obiettivo comune. Esattamente l’opposto di quanto avvenuto nell’assemblea elettiva del 31 gennaio 2021.

Allora la lista che risultò perdente puntò tutto sul nome di Enzo Parrinello, generale della Guardia di Finanza, a capo della sezione sportiva del corpo, mancando clamorosamente l’obiettivo. Segno evidente che i promotori non avevano ben compreso quale fosse il grado di “consenso” del generale in seno alle società. Rifiutarono così l’alleanza con la terza lista, esclusa dal ballottaggio, guidata da Roberto Fabbricini, dirigente CONI di lungo corso, che optò per l’astensione al momento del voto, decretando così il successo di Stefano Mei.

Mancano poco meno di due anni alle prossime elezioni e già si stanno muovendo uomini e donne. Troppo presto? Personalmente riteniamo di sì, nutrendo alcuni dubbi su qualche nome. Già si mormora di armate pronte e ben radicate sul territorio. L’unica certezza è data dalla “salute” del movimento. Stiamo assistendo ad una sorta di risveglio, partito con gli ori di Jacobs e Co. a Tokyo, e che sta attraversando l’atletica in ogni componente.

Tra poche ore ne avremo la controprova ai Campionati Europei al coperto in quel di Istanbul. Dal Bosforo potrebbero sbucare diverse e nuove sorprese. In questo frangente il presidente Mei ha ragione quando afferma di essere “un presidente fortunato”.

 

 

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