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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Come poliponi molto arrabbiati

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Lunedì 13 Febbraio 2023

 

kruslin 

"Invitato speciale all’università di Sydney, terra benedetta per l’ultima Olimpiade vista e in parte descritta, tanto goduta, alla ricerca delle conchiglie che i polipi si lanciano, insieme alle alghe, quando sono irritati".

Oscar Eleni

Tutti reduci questi poliponi da Sanremo, tutti arruolati per strangolare Amadeus e compagnia cantante o delirante, senza pietà anche per il magnifico Gianni Morandi costretto anche ad usare la scopa per pulire l’isteria da rotocalco, ramazza che, siamo sicuri, avrebbe usato volentieri sul groppone di tanti pseudo personaggi da palco rotante, tanti pseudo critici, tanti iscritti al club boario dove chi grida di più è ancora convinto che la vacca sia sua alla fine.

Paese mio che stai sulla collina spiegaci bene perché si invita sul palco della festa canora una campionessa della grande pallavolo come la Egoni che sicuramente ha qualcosa da dire sulla sua infanzia nella dolce Italia delle accoglienze, basta che, a patto che, e poi la si critica perché non schiaccia come sul campo, perché sembra meno adatta di altre invitate. Sorpresona? Succede quasi sempre quando portano un campione dello sport alla ribalta. Se non hai “u pilo intu stomaco” come Ibrahimovic che per arrivare in alto ha dovuto battersi davvero duramente, non soltanto contro il pregiudizio, facile che ti lascino al confino sul palco, al tavolo, al massimo fingono ammirazione se, però, ti porti dietro le medaglie da mostrare.

Sarà per questo che gli astrologi del grande sport vanno a colpo sicuro quando prevedono che un campione, una squadra, un allenatore sovraesposti, trattati da santi o diavoli birichini, faranno peggio di quello che tutti prevedono. Astrologi al servizio delle sale scommesse dove, magari, non è escluso, passino corruttibili e falsi amici del campione.

Meglio fare come la madre del Mengoni vincitore a Sanremo che si godeva il carnevale di Ronciglione e il successo del figlio fra amici veri e non ha risposto alla telefonata del figlio circondato da tanti padri putativi, sorelle di note musicali, gente che magari non lo ha votato ma con gamba sciolta per saltare sul carro del vincitore. Un rituale che Carlo Ancelotti conosce bene e vedrete se dopo gli osanna per il titolo mondiale di club del suo Real, visto che il Barcellona gli sta sfuggendo nella Liga, non finiranno per rinfacciargli i 3 gol subiti dai sauditi dell’Al Hilal. Tanto lo hanno già collocato sulla panchina del Brasile, anche se lui smentisce, un po’ come Amadeus che dovrebbe fare anche il quinto Sanremo ma sente voci che parlano di ghigliottine per chi non ascolta la voce dei padroni al comando.

Un po’ come i licenziati da Disney o dai fast food da quando è arrivato Flippy il robot che pesa, cucina e serve in tavola al posto degli umani. Alzare il livello culturale di Sanremo. Ecco il mantra dei prossimi mesi. Ascolti alti? Siete sicuri? Avete calcolato bene? Dubitare e, quindi, sminuire come chi se la prende con Conte perché gli hanno concesso un concerto alla Scala dove non è mai andato il premio Nobel Bob Dylan. Ah, ecco.

Lo stesso dubbio che ci prende quando, dopo aver camminato faticosamente fino all’urna, scopriamo che comunque abbiamo perso anche questa elezione contro il partito del non voto, una massa più o meno nota che, magari, finirà pure per arrabbiarsi e allora via con lo sfascio nel Paese dove il lamento paga anche se ti arricchisci, perché dopo la protesta misurata si misura l’aumento del prezzo. Colpa nostra la mancanza di acqua, di neve, di sole, di pioggia? Forse no, ma intanto tiriamo su dei bei muri: c’è chi può e chi non può, come diceva quel presidente di una società calcistica, felice di poter concludere il discoro con un tonante: “Io può.”

Con questo stato d’animo da cefaloide arrabbiato più dell’orso nascosto su Marte eccoci al basket che abbandona il campionato fino al 5 marzo per mettersi sul treno rosso che porta verso Torino per le finali di Coppa Italia dove non ci saranno Sassari e Brindisi, le due squadre che al momento hanno ritrovato la luce che sembra invece aver perso Brescia chiusa nel silenzio stampa, indignata con gli arbitri, anche se la terna era guidata dal Paternicò unico rappresentante italiano nell’Eurolega dove sembra apprezzato. Qui va così. In tutti gli sport dove ci sono giudici, arbitri, qui dove nelle riunioni coi professori a prenderle sono gli insegnanti e guai se si lamentano, anche se è vero che ci sono docenti pallosi che fanno odiare materie che farebbero luce sull’esistenza, dalla fisica alla geografia, dalla musica all’educazione fisica, passando per strade latine e promontori greci, filosofeggiando con Brecht sui giudici incorruttibili che nulla potrebbe spingere a fare giustizia.

Basket che – come ha detto Gandini al caro Zapelloni – cerca visibilità, affetti perduti dietro a troppe brevi, nella speranza che i tanti biglietti venduti per le quattro giornate nella bella Torino che di palazzetti ne ha tre ma, purtroppo, neppure una squadra in A1 perché, dopo la strepitosa vittoria in Coppa Italia a Firenze nel 2018, battendo in finale Brescia, sono mancati gli appoggi economici che servivano. Lapo dov’eri? A vedere la NBA a bordo campo intercettando palloni ancora giocabili?

Destino per molti, scusa per tanti e infatti a Torino tutti potranno perdere ma non le milionarie Armani e Virtus Segafredo che sembrano viaggiare al largo su una delle imbarcazioni di re Giorgio che stanno stregando il mondo nautico come fa da sempre con la moda senza venire a compromessi con il ridondante pacchiano tipo vestitacci da Festival.

Niente speranze per chi le dovrà affrontare? Beh, vista Brescia contro Sassari, considerando quello che ha fatto Pesaro davanti alla Reyer che furbescamente ha cambiato faccia, come si dice sempre, quando si cambia l’allenatore, ma dai, pensando a come sono andate le cose a Masnago dove Milano ha messo le manette a Varese che anche nei piombi diverte sempre, è facile immaginare che nella parte Nord del tabellone la finalista sia anche la detentrice Olimpia nel regno di Messina primo. Nel tabellone Sud non pensiamo che Trento possa fare una partitazzo come a Scafati contro la Tortona solida e concreta di questi tempi, terza ad un passo dalle regine.

Partita da lato oscuro sembra quella fra Virtus e Reyer bonificata. Le assenze importanti di Scariolo, le “facce nuove (o di bronzo?)” affidate alla saggezza del croato errante Spahjia, uno che sa come si vince, che ha viaggiato tanto, trovando gloria quasi sempre, dicono che per tenere questo Parks, per arginare Watt o Willis, fermare Spissu o Granger, servirà un Vu-Nera piratesca. Nella speranza che 24 ore di risposo diano forza per la semifinale contro Tortona già finalista l’anno scorso.

Curiosità per giornate di massima copertura televisiva, RAI e SKY a parte, si capisce, per giornate da trascorrere in letizia, anche se siamo sicuri che gli arbitri alimenteranno il dopo partita come e peggio delle notti e dei bruschi risvegli sanremesi. E’ il loro destino in un paese dove nei curriculum della vita se metti che non hai mai posteggiato in doppia fila o sul marciapiede vieni subito scartato perché le “aziende” hanno bisogno di filosofi alla marchese del Grillo.

Godiamoci queste giornate e poi, per non irritare Gianni Petrucci, la nazionale già qualificata al mondiale che il 23 febbraio riporterà gli azzurri a Livorno contro l’Ucraina, confessando al sommo pontefice delle retine, come alla FIBA che non ci siamo davvero eccitati per la terza vittoria di Tenerife nella Coppa Intercontinentale contro i brasiliani di San Paolo. Ce ne occuperemo quando le squadre dei club italiani, con pochi giocatori italiani, ci andranno in queste feste fibaiole.

In attesa di sapere chi chiamerà Pozzecco nella sua nazionale-famiglia diciamo che qualche ragazzo ci sta facendo ricredere sul fatto che restiamo in coda a molti paesi nella costruzione e ricerca di giocatori. Il Faggian di Treviso, lo Spagnolo “rubato” dal Real e ora svezzato da Trento, hanno detto cose interessanti, certo sempre in ruoli dove c’è sempre stato un buon lavoro al punto che se ci saranno polemiche sulle convocazioni non le avremo per il reparto lunghi, pochi e non proprio buoni, ma per gli esterni, registi, guardie tiratrici, ali piccole.

Pagelle per ricordare perché in qualche modo bisogna irritare. Noi, ad esempio, quando hanno dato soltanto sei alla Egonu o un pallino in meno a Ingmar Bergman per grandi film abbiamo scomunicato gli autori e i giornali che li hanno ospitati.

• 10 A KRUSLIN e DOWE che con BENDZIUS esaltando la SASSARI risanata ci hanno quasi convinto che anche il DIOP nato a Torino, origini senegalesi, potrebbe, come DIOUF di REGGIO, darci qualche speranza al centro nell’Italia che aspetta BANCHERO.

• 9 Al CANDI di Tortona che giustamente fa sapere a POZZECCO di avere il diritto ad un prova in AZZURRO. Ora vedremo se lo dimostrerà anche nelle finali di TORINO prima contro Trento e poi nella semifinale.

• 8 Al FAGGIAN che ci ricorda quale è stata per anni la politica costruttiva delle TREVISO dei canestri. Una bella novità e non soltanto dettata dall’emergenza anche se un ragazzo del 2004 avrà sempre bisogno di una guida solida e di pochi complimenti.

• 7 Al MOLIN che davvero non si è mai lamentato, anche se ne avrebbe avuto motivo, nel pilotare questa Trento delle belle idee, ma dall’organico non proprio giusto per coppa e campionato, verso traguardi che sembrano impossibili. Eppure ci sarà anche chi è capace di criticarlo.

• 6 Al VITUCCI sconsolato che insieme a BUCCHI guarderà da lontano le finali di Torino dove certo aspettavamo BRINDISI e SASSARI. Non ha ceduto, lui e la società, ora avrà tempo per preparare l’offensiva di primavera facendo paura a tutti.

• 5 AI VENTIMILA e più spettatori dell’ultima di campionato che, insieme agli oltre TRENTAMILA che già hanno il biglietto per le finali di Torino, non trovano carta e penna per scrivere a chi mette il basket in un angolo, spesso soltanto nelle brevi.

• 4 Alla VENEZIA che secondo troppa gente, non la solita, purtroppo, dice che la squadra ha cambiato faccia da quando il bravissimo SPAKJIA ha sostituito il plurititolato DE RAFFAELE. Se è così dovrebbero cambiare faccia anche quando andranno a ritirare lo stipendio.

• 3 A RAMAGLI che vuole prendersi tutte le colpe per una VERONA che a BRINDISI è andata davvero in bianco. Capiamo lo sconforto, ma se c’è uno con poche colpe per il penultimo posto è sicuramente lui.

• 2 A TRIESTE per essere finita nella tela del ragno delle troppe coccole nei giorni festosi del matrimonio con gli americani dalle grandi idee. Giusto riflettere come chiede LEGOVICH a cui chiediamo di non perdere fiducia, andando avanti nel suo buon lavoro.

• 1 A LUSSEMBURGO e SVIZZERA troppo deboli per farci sorridere guardando la nostra nazionale femminile ben guidata da Lino LARDO. Certo che tifiamo per loro come per AZZURRA GIOIOSA, ma aspettiamo sfide più stimolanti.

• 0 Ai 4450 paganti di TREVISO-NAPOLI che hanno dimenticato SANREMO e si sono goduti una sana battaglia per non retrocedere, anime cestistiche vere per consolare chi ha scelto il sabato sanremese per una diretta televisiva. Speriamo che la conquista dello share non sia iniziata dal Palaverde come sogna GANDINI.

 

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