Fatti&Mifatti / Come gli orsi, rifugiamoci su Marte
Lunedì 6 Febbraio 2023
“Voglia di fuggire per evitare un processo in difesa di troppi generali dello sport che ogni giorno vengono messi sotto processo, magari dieci giorni dopo averli portati sul trono. Storia dell’uomo, fin troppo facile da capire”.
Oscar Eleni
In coda come troppi infuriati e disperati davanti all’ufficio che dovrebbe rinnovare i passaporti seguendo la tela di odisseo Reineri nel Paese dove tutti giurano di lavorare per noi, anche se è difficile crederlo stando in coda al freddo o quando ci fanno sapere che se paghi ti curano, altrimenti la sanità pubblica penserà al tuo tumore maligno fra sei mesi, se sei ancora vivo.
Roba che se la racconti non ci credono neppure dove la macchina ti chiede di pigiare numeri e, ad un certo punto, domanda se vuoi parlare con un essere umano.
Cosa ci serve il passaporto? Beh, intanto per avere l’illusione, anche se arrivano gli ottanta, di poter cercare rifugio anche se ci hanno suggerito posti, tipo Aruba, dove il passaporto non serve. L’amico fedele, poi, sbatte sul tavolo la notizia che giustifica la nostra voglia di andare altrove: un satellite della NASA ha trovato su Giove, il pianeta rosso, una traccia, sembra una bella faccia, insomma il muso, dell’orso che è in noi. Mentre non si trova, invece, chi ha ucciso l’orso marsicano, né il crudele che ha massacrato la marmotta, quella che doveva spiegarci questa ondata di freddo che arriva dall’Est. Non abbiamo scritto Russia perché ci basta ed avanza quello che stanno mandando su altri cieli maledetti.
Voglia di fuggire per evitare un processo in difesa di troppi generali dello sport che ogni giorno vengono messi sotto processo, magari dieci giorni dopo averli portati sul trono. Storia dell’uomo, facile da capire come avrebbe detto De Gaulle convinto che i 10 comandamenti sono stati esposti in maniera semplice, concisa, facilmente comprensibili perché elaborati senza una commissione. Nel caso degli allenatori dello sport, fra le farfalle diventate tristi per quello che capita alla Maccarani adesso che si parla addirittura di radiazione per non aver concesso nutella e gelati, in questo mondo dove tutti sembrano lavorare per il proprio particulare, difficilmente per la squadra, l’idea di uno sport di sofferenza, fatica, senza esibizioni e cortei principeschi sui campi di allenamento, nella bufera dove s’infilano brutti ceffi e padroncini arroganti, la caccia è aperta dal giorno dei raduni.
Al rogo Pioli. La sua colpa? Aver vinto uno scudetto che sembrava impossibile, ma adesso sembra non capire più nulla, addirittura gli stanno dicendo che il suo modo di correggere è peggio del buco che è colpa di tutta la società, figurarsi i giocatori. I serbiss che circondano lo sport professionistico sono davvero mostruosi e quando un giocatore fa bene, un atleta arriva al grande risultato, cercano subito di monetizzare. Chiaro che i casi Zaniolo o Leao si moltiplicano, logico comprendere come la stessa Reyer Venezia che ha festeggiato le 400 panchine dell’uomo degli scudetti ieri abbia mandato un banditore sul Canal Grande per cercare il sostituto di Walter De Raffeaele portato ai piombi, non può essere un caso, dal veneziano Vitucci che soltanto due settimane fa era sulla stessa zattera alla deriva prima di ritrovare squadre e risultati.
Fortuna sua che Marino non ha avuto gli stessi incontri davanti allo specchio delle brame dei dirigenti veneziani comandati a vista dal sindaco Brugnaro, di tutti quelli che con la scusa meglio sacrificarne uno senza educarne cento prendono sempre a calci l’allenatore. Ci dispiace per Cannavaro, Gattuso, lo siamo per Klopp che a Liverpool non è più un fab coach, per Boniciolli che comunque ha trovato posto all’estero, siamo stati in pena dopo la settimana di carestia europea anche per Messina o Scariolo a cui abbiamo spedito il pizzino dalla sala flebo del Rincosur. Lo faremo se Djordjevic avesse troppe nostalgia di questo manicomio ora che ha un bel lavoro da fare in Cina.
Mentre sta per iniziare la settimana santa della musica, quella speriamo felice dello sci, nei giorni in cui il “caso Juventus” divide più dei fischi che una volta dispensava con schiaffoni il caro Concetto Lo Bello, nelle notti delle movide maledette dove non basta comprarsi un bar per poter dormire, ecco mischiarsi i cortei per la pace, ma anche per la guerra, per la libertà, ma anche per il carcere duro, senza fidarsi delle amnistie di quelli che un giorno prima impiccavano, eccoci davanti alle alleanze malavitose con il paravento del tifo sportivo.
Vero che chi ha seguito la Stella Rossa basket a Bologna e poi al Forum non ha lasciato bei ricordi, a noi viene il bruciore di stomaco quando chi è in tribuna cerca di essere protagonista più di quelli sul campo, provando pure a fare dello spirito con striscioni ormai clonati in ogni disciplina dove ci sia contatto, ma questa storia del gemellaggio fra gruppi per attaccare i “nemici” dell’altra sponda che si è verificato sabato ci lascia senza speranza, quasi come nelle ore in cui non sai come tenerti i rumori di fondo togliendo l’invasione di chi, come il tifoso, vorrebbe raccontare diventato protagonista più di chi sta giocando, spiegando tutto. In cosa ci dice il cervello questa genia era ben rappresentata dal genitore nato allenatore.
Siamo al delirio e su Marte, ci dicono, non dovrebbe esserci nessuno di questi ceffi, nella speranza che il caro orso non sia soltanto una illusione creata dalla terra rossa.
Il basket che si sta eccitando aspettando la Coppa Italia presentando il trofeo portato da Carlton Myers, meraviglia del gioco per anni nella Bologna che sognava e soffriva, annuncia già il tutto esaurito per la finale che vivrà nei giorni del carnevale.
Diciamo che la 19ª giornata ha già fatto sparare mortaretti e bombette puzzolenti affollando la zona retrocessione, tenendo fuori dai play-off, per adesso, Venezia e Brescia che all’inizio della stagione davamo fra le più attrezzate per togliere il sonno alle regine spompate dall’Eurolega e dagli infortuni. Diciamo che Armani e Virtus Segafredo sono uscite bene dalla doppia in coppa e dal confronto in campionato con Trieste e Brescia. Per una settimana il milanista Messina potrà pregare per il suo amico Pioli, mentre l’interista Scariolo brinderà a distanza con il più giovane degli Inzaghi che sembra un matador ispirato quando serve la stoccata decisiva.
Basket sempre alla ricerca del dopo Petrucci, aspettando, magari, che sia il pontefice di oggi a raccomandare chi dovrebbe sostituirlo dopo Parigi ’24, ammesso che ci si possa arrivare tutti incolumi con questi che giocano sul bottone rosso delle bombe atomiche.
Pagelle per fingere di contare, ringraziando tutti per i complimenti dopo premio ricevuto alla carriera anche se i più distanti sembrano quelli dei giornali dove hai lavorato. Il vecchio che si lamenta è un po’ come l’umarel davanti al cantiere, un rompi da far ricoverare. Fate finta che non sia così.
• 10 A PANCOTTO e CAJA per il bel derby vinto da Napoli su Scafati che ha offerto una visione simpatica del basket in una regione dove ci sono state davvero leggende, uomini e donne che hanno fatto imprese da non dimenticare.
• 9 A FILLOY e CHRISTON che con Tortona fanno sapere che a Torino nessuno potrà sentirsi al sicuro contro la squadra di Ramondino che avrà pure un bel pubblico, lo stesso che segue la squadra lontano dalla città dove il sogno palazzetto è quasi realizzato.
• 8 Al Piero BUCCHI che nei momenti di crisi non è andato a piangere sul mare, ma si è messo a lavorare più duro in palestra e adesso tutti quelli che si giocheranno la coppa a Torino benediranno l’accensione tardiva della DINAMO del Sardara che da anni fa le cose, non ne parla soltanto.
• 7 Al REPESA che nel momento della risacca pesarese sta cercando strade che lo rendono speciale: per costringere alla resa una Reggio Emilia più che decente si è affidato al quintetto italiano e al DELFINO quasi risanato.
• 6 Al NAPLER che sembra davvero l’uomo della provvidenza per un’Armani che segna sempre poco, ma adesso sa come colpire e, soprattutto, sa come prendere il meno possibile da gente che soprattutto a rimbalzo la denuda spesso.
• 5 Al BELINELLI meravigliaio che con questa nuova primavera sta davvero mettendo in difficoltà chi lo considerava soltanto una bella bandiera. Certo facendo così diventerà nemico di tutti i giocatori che al momento del rinnovo o non giocano o fanno soltanto capricci.
• 4 Ai NEGAZIONISTI che non hanno mai concesso ad ARMANI e ZANETTI di potersi almeno lamentare sulla sfortuna che ha portato fuori dal campo, per periodi lunghissimi uomini di grande valore, l’ultimo Cordinier. Vero che ci mettono 50 milioni di euro, vero che hanno rose lunghissime, ma in quei mazzi ci sono anche spine.
• 3 A REGGIO EMILIA se dopo aver cacciato senza colpe MENETTI ora dovesse prendersela con SAKOTA che deve sempre organizzare la cena partita con troppi fichi secchi.
• 2 Al giovane e talentuoso LEGOVICH se dopo la sconfitta maturata soltanto alla fine con Milano dovesse sentirsi a disagio parlando con il BARTLEY da 3 su 19 al tiro, normalissimo per tutti quelli che messi in vetrina sui giornali vanno a sbattere sul vetro del narcisismo.
• 1 A TRENTO se dovessero perdere il sorriso in una fase davvero maledetta, con infortuni che hanno reso ancora più fragile una squadra che non può resistere al doppio impegno campionato/coppa europea. Servirebbero innesti, ma è giusto anche guardare ai bilanci.
• 0 Al TRADITORE che è in noi per aver faticosamente lasciato il nuovo rugby italiano per un basket da palla in faccia, per aver dubitato che il presidente della Reyer CASARIN, ex giocatore di qualità, vice presidente federale, avrebbe congedato l’amico di tante battaglie DE RAFFAELE come il suo presidente nel caso SACCHETTI.
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