Duribanchi / Un mondo di spensierate teste di Urbini
Mercoledì 1° Febbraio 2023
Non è soltanto la bellezza angosciante del brutto ad impressionare. Oggi il denominatore comune è costituito dall'invidia sociale. Dalla pretesa di avere “tutto e subito”. Se non posso averlo, lo prendo con violenza.
Andrea Bosco
Da Palazzo Loredan a Venezia dentro a “De visi mostruosi e caricature” mostra bellissima voluta dalla Fondazione Ligabue, dal figlio del grande archeologo Giancarlo che fu eccellente paleontologo (dalle sabbie del deserto nigerino, recuperò una specie sconosciuta fino ad allora di dinosauro, il gigantesco Ouranosaurus nigeriensis), grande imprenditore, parlamentare europeo e a lungo presidente della Reyer e che nel suo palazzo sul Canal Grande dormiva con un Simone Martini sopra al letto.
Da Leonardo da Vinci, dai disegni prestati dalla Biblioteca Ambrosiana e dal Fondo del Castello Sforzesco di Milano, fino a Francis Bacon. Passando per l'incredibile Anton Maria Zanetti (noto anche come lo Zanetto) le cui opere sono custodite alla Fondazione Cini nell'isolotto di San Giorgio posto di fronte alla Colonne di Marco e Todaro. E per la collezione privata (pare si tratti di un italo- ... qualche cosa) dei disegni di Giandomenico Tiepolo. Oltre che per l'irriverente ceramica di Francesco Urbini proveniente dalla Oxford University, pare concepita da una idea di Leonardo Da Vinci e intitolata “La testa di cazzo”: composta da una sterminata serie di falli e da un cartiglio esplicito nel contenuto: “Ogni homo me guarda come fosse una testa de cazi”!
Non sono solo le opere di donne e uomini deformi ad impressionare. E' lo spirito a volte disperato, a volte sfacciato, che dai loro occhi traspare. Bacon con i suoi ritratti “collassati” in effetti c'entra poco con le altre opere messe assieme da Pietro Cesare Marani, tra i massimi esperti dell'opera del Da Vinci. Ma appare giusta conclusione di un percorso interiore che trae spunto da una frase di Leonardo contenuta nel Codice Atlantico e nel Trattato di Pittura. E che esprime volti deformati, esagerazioni anatomiche, figure caricaturali, gallerie di caratteri umani. Tra l'altro (e per la prima volta in Italia) alcuni fogli leonardeschi della Collezione del Duca di Devonshire.
La bellezza del brutto. Così angosciante e attuale nel mondo odierno. Giri per Venezia e ti rendi conto di quanto sia stata violentata. Dalla incapacità dei politici di ipotizzare uno sviluppo che prescinda dai negozi di maschere, da quelli di paccottiglia cinese spacciata come “proveniente dai formi di Murano”, dagli snack che a Venezia, terra di osterie e di “cicheti”, diventano un ossimoro. Dalle vetrine sfacciatamente illuminate, dalle griffes della moda che hanno occupato “manu militare” l'intera zona di San Marco imitando le milanesi Via Montenapoleone e via Della Spiga e da pochi anni anche la Galleria.
Nella città dei sogni, della poesia, dell'amore a volte clandestino, sovente discreto, ti sbattono in faccia anche un “Hard Rock Cafè”: invadente, irrituale, protervo con il suo bancone stile tela di Hopper, con le sue chitarre appese al muro come in un locale di Liverpool. Cafone e privo della magia e della nostalgia per gli “Scarafaggi” che cambiarono la storia della musica leggera.
Ryanair la compagnia low coast dove i biglietti costano meno di quelli della Metro di Milano, ha minacciato di eliminare dalle rotte l'aeroporto di Tessera se il Comune non abolirà la tassa di soggiorno, a parere della compagnia irlandese, troppo elevata. Ma magari Ryanair, magari vi toglieste dai piedi. Chi viaggia con voi arriva a Venezia con i buchi nei calzini e la maglietta sudata. Resta poche ore. Intasa il percorso Piazzale Roma (o Stazione) San Marco. Non vede un “Urbini” non capisce un “Urbini”, non gusta un “Urbini”. Magia un panino sovente mentre sta andando in giro per il centro, sporca i canali e la città e poi in serata torna da dove è venuto. Venezia non ha bisogno di questo tipo di turismo. Questo tipo di turismo “mordi e fuggi” (quello in infradito che d'estate Arrigo Cipriani ha fortunatamente espulso dall'Harry's Bar) che non ha rispetto neppure per le chiese, è la morte di Venezia. Ryanair se ne va? Stapperò champagne.
41 BIS – E' un mondo popolato ormai da “teste di cazzo” che esibiscono senza ritegno i propri prepuzi. Come quel Cospito, anarchico che si compiace nell'autodefinirsi “sovversivo”, che ha gambizzato “con piacere” (ipse dixit) un pover'uomo che faceva il proprio mestiere e che ora dopo 10 anni di galera, rifiuta di sottostare al 41 bis. Che da mesi fa lo sciopero della fame per evitarlo. Che è stato trasferito al carcere di Opera, dove possono curarlo (magari suo malgrado). Ma dal quale potrebbe essere più semplice dare ordini a sodali che hanno incendiato automobili, minacciato, mandato proiettili in busta chiusa, lordato ambasciate italiane a Barcellona e a Berlino, manifestato in numerose città, aggredito e ferito agenti di polizia. Il tutto mentre la nota “esperta” convocata dal Tg3, spiega che “Cospito non è un capo. Cospito rifiuta di esserlo. La sua azione è solitaria. Gli anarchici non sono come le Br o la Mafia. Ergo, Cospito va dalla giustizia italiana, trattato in un altro modo”.
Ho riportato il pensiero di “una”. Ma la lista dei “buonisti” sarebbe sterminata. Lo Stato deve evitare che un detenuto si suicidi. Ma il governo deve evitare di essere ricattato da una minoranza violenta, per quanto sostenuta (e neppure in modo occulto) da quella parte di opinione pubblica che ancora insegue il mito rivoluzionario della “Resistenza tradita”. Il mito “Sessantottino” della “fantasia al potere”. Il mito dei Girotondi. Il mito della “ribellione viola”. Il mito degli ambientalisti e del “tutti a piedi o in bici, il sole basta e avanza per ogni esigenza energetica”. Il mito degli ecologisti che protestano nel segno delle opere d'arte da imbrattare, dei muri da lordare, del traffico da impedire. Tutti epigoni dell'opera di Urbini. Mostruosamente fallici.
Messaggio ai colleghi che nei tg ti spiegano “la lotta” di Cospito. Uno che non si è mai pentito, che non ha mai manifestato un minimo di pietas per chi ha barbaramente aggredito, “non lotta”: ricatta. Uno che è stato condannato in prima istanza, poi in appello. E che in Cassazione ha visto addirittura aumentata la sua pena. Un uomo ritenuto pericoloso. Rammento (perché pochi lo sanno) in cosa consista il 41-bis. Norma certamente severissima che limita drasticamente i contatti con l'esterno e anche all'interno del carcere con altri detenuti. Cospito è ritenuto “socialmente” pericoloso. Ergo la giustizia ritiene di controllarlo a vista. Chi è sottoposto al 41-bis, non comunica, non usa pc, non usa cellulari, le visite per chi va a vederlo sono brevi e limitate. Qualcuno ritiene che queste misure, certamente estreme, siano disumane. Ma il 41-bis non è il loculo del Conte di Montecristo. Cospito non ha ammazzato? Ma ha sparato: con il dichiarato piacere di farlo.
E' un mondo che tende a giustificare. Sul “Veltroni della Sera” (ma come farà a scrivere così tanto, questo uomo?), intemerata contro chi non sa “comprendere i ragazzi”. Che “dopo il Covid” non sono più loro. Come se i rapper e trapper delinquenti che infestano le periferie delle città fossero tali per colpa del Covid. Che hanno “diritto” ad esami più facili visto che per quasi un triennio non hanno potuto socializzare. Come se la competenza e il rendimento a scuola fossero determinati dalla possibilità o meno di socializzare. Tornare a Don Milani, invita Veltroni. Che la sua “Lettera” la inviava pensando ai figli della famiglie contadine, ignoranti in un ambiente sociale pervaso dalla miseria. Che viveva nelle difficoltà (economiche in primis) ma che aspirava a salire sull' ascensore sociale. A costo di sacrifici. A costo di impegno e rinunce.
Oggi il denominatore comune è costituito dall'invidia sociale. Dalla pretesa di avere “tutto e subito”. Se non posso averlo, lo prendo con violenza. E se non sono violento, ci pensa lo Stato: 370.000 giovani tra i 19 e i 29 percepiscono il “reddito di cittadinanza”. Altre numerose migliaia di persone lo percepiscono pur non avendone diritto. Arrivano persino dall'estero, truffando lo Stato, dissanguando i cittadini onesti, stuprando quei “fragili”, quegli “anziani”, quei cittadini che davvero non sono in grado di lavorare e ai quali il reddito dovrebbe essere aumentato. Detesto Conte: non perché ha introdotto il “reddito di cittadinanza”. Ma perché lo ha introdotto senza varare, nel contempo, regole severe che impediscano le truffe. Ma forse se non sono state introdotte una ragione esiste.
AVIDITA’ – Trenta parlamentari, tutti appartenenti alla galassia (alcuni sono ex) hanno grassato un numero esorbitante di biglietti ferroviari ai quali da parlamentari avevano diritto (gratis) ma che da “trombati “ a loro non spettavano più . E allora si sono portati avanti con il lavoro. Top un No Tav che ha incamerato un centinaio di biglietti del Frecciarossa. La coerenza non abita nel “movimento”. Prima con la chiavetta per “aprire” il Parlamento come una scatoletta di tonno. Poi la buffonata di arrivare alla Camera in tram (una volta e mai più) salvo tornare a casa alla sera con l'auto blu. Poi millanta altre cose che risultano eccessive persino se paragonate ai comportamenti degli avidi Fattilicazzituarazzi che sottraevano decine di tartine alla volta dalla bouvette “per portarle a casa”. Come un disperato personaggio di Totò. Avidità ed invidia sociale: il modello è Fedez, inaudito cretino che ha ripetutamente dileggiato Emanuela Orlandi. “Non l'hanno trovata” ha scritto sul suo social della sedicenne scomparsa (rapita e probabilmente uccisa) 40 anni fa e mai più ritrovata. Giustificato pure da un collega “buono che più buono non si può”. Che su Fedez ha scritto questo imprescindibile pensiero: “Non pensa, sui social va così: puttanata immediata e pazienza se poi cancellarla è impossibile. Fedez non pensa, raga: Fedez twitta”.
Raga un par di ciufoli. Mi spiace per la consorteria del pluripremiato Giordano che la pensa come Veltroni: io ho fatto la maturità portando tre anni di “tutto”. Tre scritti. Commissione totalmente esterna. E un commissario bigotto che non ne voleva sapere di critiche, “neppure velate”, al Manzoni e alla “Divina provvidenza”. Sono sempre stato un tipo normale (forse carogna sul campo di calcio) ma normale. Poco incline allo studio, in una stagione nella quale Sallustio e Tacito erano una passeggiata, ma le opere di filosofia e retorica di Cicerone un rompicapo che neppure il Calonghi-Georges era in grado di decrittare. Raga!
Un mondo di “teste” di Urbini. I poliziotti afroamericani che a Menphis hanno ucciso a calci un afroamericano che non si era fermato ad un stop stradale. Tutta la sterminata congrega del “cosa ci importa degli ucraini?”, del “no all'invio di armi a Kiev”, de “la guerra si ferma con la diplomazia”. Parola che deriva dal greco e significa “doppio”: il “diploma”, un documento piegato in due che nei tempi antichi attestava l'incarico di chi era stato indicato a “trattare”. Ma per trattare bisogna avere qualche cosa da offrire. Putin ha solo la violenza. Kiev potrebbe “cedere” una parte del territorio del quale la Russa si è già impossessata. L'idea che Kiev stia combattendo una guerra “inutile” è una idea stolta che ha trovato radici profonde in chi si rifiuta di studiare la Storia per capire: digitare Hitler. Poi, Sudeti. E' già accaduto, drammaticamente. Ieri non c'era l'arma nucleare. Oggi esiste. Putin minaccia di usarla
Un generale statunitense ha ipotizzato una “inevitabile” guerra con la Cina (entro il 2025) per la questione mai risolta (e irrisolvibile) di Taiwan. C'è chi, sul tema, si sta portando avanti. In Iran un centro militare nel quale si “stocca” uranio è stato distrutto da un attacco di droni. Gli USA hanno negato di essere stati loro. Nessuno ha rivendicato l'attentato. Israele, sospettata, pare abbia detto: “Iran, chi?”. Teheran fornisce droni alla Russia e ai palestinesi. E predica la distruzione dei “sionisti”. I quali in questi giorni celebrano il “Giorno della Memoria”: quella Shoah che dovrebbe costituire un monito. E che viceversa viene vissuto, ogni anno di più, come un fastidio. A chi lo pensa, questo giornalista gira un invito: andate ad Auschwitz in Polonia, là dove fu sterminato nelle camere a gas un milione di prigionieri, ebrei nella maggior parte. Dopo la visita, se avete percezione dell'orrore, non sarete mai più come prima. Poi andate nel vicino (e famigerato) campo di Birkenau dove la parola Olocausto si presenterà in tutta la sua drammaticità.
Avevo sentito raccontare, dai miei genitori, molte storie su quei luoghi. Quando ci sono andato mi sono confrontato con l'inimmaginabile. La crudeltà della bestia uomo. Quando sono uscito (ed ero già adulto) ho pianto.
MELONI – Non parlo più di femminicidi: sono talmente tanti, ormai, da essere stati derubricati quasi a cronaca ordinaria. Non parlo di politica. Ma se il governo vuole durare (in caso di nuove elezioni, poi, per investire chi?) veda di “temere” i “greci che portano doni”. Fossi Meloni farei assaggiare le mie pietanze prima di metterle in bocca. Mai sentito parlare l'ex collega Mulè? Meloni è bionda? Meglio castana. Fa i video? Dovrebbe evitarli: bastano quelli quotidiani di Berlusconi. Durerà, così, fino alle elezioni regionali. Poi se Forza Italia e Lega dovessero prendere una ulteriore tramvata nelle urne le cose sono destinate a peggiorare. Per dimostrare di esistere gli “alleati” dovranno alzare la posta di ogni azione governativa. Non ho votato per Giorgia Meloni. Ho votato per un partito che ha perso. Ma la mia simpatia (che non avevo) aumenta per lei ogni giorno. Se non altro per la pretesa dell'opposizione che i provvedimenti di un governo di destra abbiano le stigmate che esporrebbe un governo di sinistra. Dicono a Venezia: copève.
Non parlo più della burocrazia di Bruxelles che ora vorrebbe negarci anche un bicchiere di vino e che intende rivestire entro il 2030 tutte le pareti esterne delle case del Continente con “coperte termiche”: oltre che dotarle di pannelli solari sui tetti. Costo stimato per ogni proprietario sui 20.000 euro e oltre. Cari burocrati, teste di Urbini, state scherzando? Volete mettere pannelli sui “coppi” di Venezia? Volete rivestire di “coperte” i Palazzi cinquecenteschi di Firenze o della Serenissima? Quelli barocchi di Roma? Ma sparatevi: accertandovi di non fallire il bersaglio. Occupatevi della cricca di Antonio Panzeri, piuttosto. E della corruzione che dilaga nel vostro palazzo di vetro. Evitate di rompere i maroni al prossimo. Evitate di dire menzogne. Vi siete inventati questa porcata energetica perché in Italia il 70% dei cittadini possiede una casa di proprietà. Cosa che per voi “burocrati” è un dito in un occhio. E che vorreste tassare.
Ne siete ossessionati: quasi come la tassa di successione che ogni segretario (passato, attuale o in fieri) del Pd vorrebbe ammollare e aumentare. Non bastano le esose tasse che sugli immobili vengono già pagate. Vorrebbero tassare di più. Come se le case le avessero comprate loro, pagate loro. Questa “vil razza dannata” che vive con un unico obiettivo: fare debito. Castrando le generazioni che verranno. Fregandosene se ogni neonato nasce con circa 20.000 euro di debito sulle spalle. Il Pd ma anche gli altri: tutti gli altri. Perché l’“assalto alla diligenza”, il “loro” salto sui “ nostri “ risparmi c'è sempre stato. Se penso che un celebre Arsenio Lupin (che si “inguattò” nottetempo il malloppo, prelevandolo senza permesso dai conti correnti dei cittadini) lo avevano proposto come possibile Presidente della Repubblica, una rabbia infinita mi prende. Tigellino, proprio no.
JUVENTUS – Teste di Urbini, come i dirigenti della Juventus che hanno precipitato nel guano, società, squadra ed esterrefatti tifosi. La vicenda è lunga: i 15 punti di penalizzazione sono solo l'inizio di una Odissea che non si concluderebbe neppure con una discesa agli Inferi. Come ha scritto Cimbricus: l'arroganza ha fatto la differenza. Ma l'arroganza sabauda è solo una parte del contenuto del bicchiere. L'altra parte è costituita dall'indecente canea che sta accompagnando il “dramma” juventino. E una parte del contenuto del bicchiere sulla quale nessuno vuole indagare è costituita dai rapporti del presidente Federale Gravina, con quello dell'UEFA, Ceferin. La Superlega (che ufficialmente è ancora in essere) è una cazzata che l'UEFA padrona, adusa ad operare in sistema di monopolio nell' organizzazione degli eventi calcistici, repelle.
La cassa dell'UEFA è pingue di oltre 4 miliardi di euro. Ai club ne elargisce solo una piccola annuale quota. Se non ha violato il fair play finanziario, Ceferin non potrebbe escludere dal Continente una Juventus che raggiungesse (campa cabballus, scrivevano i tardo latini) la qualificazione in Europa. Ma se la Juventus dalla giustizia sportiva italiana dovesse essere penalizzata (ultima chance per la Signora al CONI) per comportamenti sleali, allora Ceferin potrebbe intervenire “coperto” dalle decisioni della Procura Federale. Qualcuno sostiene che questa sia la “cambiale” che Gravina ha firmato al momento del suo inserimento nell'ECA e che ora Ceferin pretende di riscuotere.
Tutto (ma successivamente la Juventus finirà sulla graticola per il filone “stipendi”) ora è nella mani del presidente del Collegio di Garanzia del CONI. Una partenopea che si chiama Sandulli. Omonima del Procuratore Federale che accusò il Napoli ai tempi del Covid e delle onnipotenti ASL di “dolo preordinato”. Che Gravina non sostenne al CONI presieduto dal compianto Frattini e che ora si ignora in quale botola sia stato Gravina scaraventato. Di fatto Sandulli (già componente del collegio giudicante che spedì la Juventus in serie B e che un anno dopo rivelò che quel collegio aveva giudicato “sull'onda del sentire popolare”) è uscito dai radar. Gravina, dopo il “caso Napoli”, lo defenestrò dalla Corte d'Appello Federale.
Juve colpevole? Tutto indica lo sia. Giusto penalizzarla, magari fino alla retrocessione? Se ha commesso gli illeciti che il procuratore Chinè le ha attribuito, giusto penalizzarla. Se poi la Procura di Torino la giudicherà colpevole di “falso in bilancio” giusto che a tintinnare siano le manette. Ma se il caso dovesse mai sgonfiarsi, chi risarcirebbe la Juventus, quotata in Borsa, per i danni subiti? Una Federazione con le pezze al sedere? E poi: se anche la Juventus, colpevole, finisse con l'essere retrocessa, converrebbe la cosa al “movimento”? La Juventus con i suoi 10 milioni di tifosi tiene a galla il calcio italiano. Tifosi che infuriati hanno disdetto a migliaia gli abbonamenti a Dazn e Sky, provocando, mi risulta, a livello aziendale non poche tensioni.
Salvarla, benché odiosa, risulterebbe una “ragion di stato”. Per i dettagli, citofonare Nicolò Machiavelli. Uomo straordinario Gabriele Gravina: uno eletto presidente FIGC con il 97,2% dei voti (bulgari, chi sono costoro?). Uno che riuscì a portare il piccolo Castel di Sagro, squadra di una cittadina sulle montagne abruzzesi di 5000 persone dalle categorie dei dilettanti, in sedici anni, fino alle serie B. Anni di successi. E con un tonfo improvviso: una gara (forse venduta, forse no, due ex giocatori confermarono, Gravina smentì con un bollente comunicato all'ANSA) dai contorni opachi contro il Bari. Miserie del calcio italiano. Dove c'è chi paga e chi non paga mai. Come quella squadra il cui dirigente fu beccato in flagranza di reato con una borsa di dobloni per comprare una vittoria, ma il cui presidente non fu mai radiato. E' la FIGC, bellezze.
BASKET – Teste di nessun tipo: notarella sulla Reyer che non sa più vincere. Il presidente Casarin ha spiegato che “non esiste un solo colpevole”. Ragionevole. Ma visto che la squadra perde sempre per un canestro di differenza, è ipotizzabile che il “colpevole” abbia un nome e un cognome. Magari il “colpevole” è solo sfortunato. Magari il fato si sta accanendo su di lui. Ma poiché visto che la Reyer è costata in fase di allestimento una tombola è verosimile che il “colpevole” non abbia contezza delle risorse tecniche sulle quali può contare. Il minutaggio dei giocatori, le scelte di giocatori “cuor di pecora” come li chiama l'Orso (complimenti per il premio e in bocca al lupo) indica che il “colpevole”, sembra non averne.
Infine: un fangala rotondo a Sorella Morte che si è portata via anche Roberto Perrone, collega, amico, penna finissima, che si cimentò nella prefazione di una mia raccolta di racconti, risultando in una pagina e mezza, più gradevole dell'intero contesto. Mia moglie adorava i suoi viaggi gastronomici. Tanto che da tempo mi sollecita a comprare una casa nelle Langhe che non conosceva. E che ha scoperto grazie ai racconti di Roberto.
Non sapevo si fosse così rapidamente aggravato. “Boscovich, dove eri finito?” mi diceva ogni volta che ci sentivamo al telefono. Non ho mai capito perché gli piacesse “slavizzarmi”. Era bravo e al Giornale siamo stati (sia pure in differenti redazioni) colleghi. Ha avuto una carriera brillante. Da scrittore, persino più che da giornalista. Era un ligure, tifoso del Genoa, schietto e sobrio nel pensare e nello scrivere. La vera scoperta fu quando mi fece avere un suo libro scritto per i ragazzi. La rivelazione di un animo rimasto adolescente. Che apprezzava le cose belle, le cose buone. Persino gli uomini: pensa un po'. Un uomo perbene che amava la vita.
Ora, dannata Scacchista, basta: dacci tregua. Vialli, Sconcerti, ora Perrone. Troppi in così breve tempo. Le ferie, dalle tue parti, proprio non usa prenderle?
< Prev | Next > |
---|