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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / I nostri piacevoli "strano ma vero"

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Domenica 22 Gennaio 2023

slettemark-23

 

Un labirinto come quello di Shining: per fortuna non c’è un feroce Jack Nicholson che insegue con intenti omicidi. In ogni caso, la sensazione è quella di aver perduto l’orientamento, il senso, l’ordine naturale delle cose. 

Giorgio Cimbrico 

Negli ultimi giorni le notizie di atletica che hanno avuto spazio e hanno tenuto banco sono state il piccolo exploit di Leonardo Tano sui 60H per via della sua paternità (Rocco Siffredi) e il divorzio – non nuovo, mi suggeriscono quelli più attenti di me – di Marcell Jacobs dalla “scuderia” di cui fa parte Fedez. Senza troppo premere sulla mia coté snob, devo dire che so a malapena chi è Fedez. Abitualmente frequento un altro tipo di musica. Cioè, la musica. 

La comunicazione – quella on line, la carta stampata bene o male si salva ancora – punta sempre più su quel canone che andò a costituire una delle più gloriose rubriche della Settimana Enigmistica: “Strano ma vero”. Qualcuno, su quella paginetta, si è fatto una cultura annotando le dimensioni della più lunga anaconda catturata, la prodigiosa statura di un siberiano e altre nozioni che non possono mancare nel patrimonio di chi vuol vantare la dimensione di uomo-microcosmo, come certi eruditi del Cinque/Seicento di cui si occupò in profondità il professor Umberto Eco. 

Esistono anche piacevoli “Strano ma Vero”: uno è offerto dall’ingresso in scena di un’esquimese, parola ormai proibita. Necessario dire Inuk o inuit. “Il senso di Ukaleq per il biathlon” ho titolato per i fatti miei (ricordate il film “Il senso di Smilla per la neve” con la bella Julia Ormond?) dopo aver assistito alla dignitosissima prova, 21ª, di Ukaleq Slettemark (nelle due foto) in uno dei templi della specialità, la bavarese Ruhpoliding. Molto competitiva con il fucile, per il momento meno sugli sci. In ogni caso, da tener d’occhio. E’ la prima volta che compare e in un ordine d’arrivo importante la Danimarca che continua ad vantare la proprietà di un’isola gigantesca e spopolata: 50.000 abitanti per un’estensione pari a mezza Europa. 

Chi compare dal nulla o da territori esigui, dalla difficile collocazione sulla carta, provoca un certo effetto e scatena affetto da parte di chi ama lo sport e la sua potenziale ecumenicità. 

Ero un bambino molto piccolo quando a Melbourne ’56 il triplista islandese Vilhjalmur Einarsson minacciò sino al quarto turno il bis di Adhemar Ferreira da Silva, conquistando la prima medaglia olimpica per il suo frastagliato e vulcanico paese. Pare che al momento della conferenza stampa si fosse creato un certo panico: gli organizzatori australiani non avevano pensato a un interprete che traducesse dall’islandese. Einar rassicurò tutti esprimendosi in perfetto inglese: studiava in America, nel New Hampshire. Il figlio Einar Vilhjamsson (secondo la tradizione vichinga, il nome del padre diventa patronimico e viceversa, e anche questo è strano ma vero) finì sesto nel giavellotto a Los Angeles ’84.    

Ero presente, nel 2003, quando il titolo mondiale dei 100 finì nelle mani di Kim Collins, nato nel paese di Bastille (curioso, visto che si gareggiava a Parigi) nell’isola di St Kitts che, con Nevis, tocca attualmente i 47.000 abitanti. Erano qualcuno in più sino a quando Anguilla decise di separarsi. 

Questi “Strano ma vero”, piuttosto noti, mi sembrano più interessanti di quelli che riguardano la prole del vecchio Rocco o il più giovane Fedez, ma ognuno ha il proprio modo di ragionare.

 

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