- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Se anche il cinema si affida agli algoritmi

PDFPrintE-mail

Mercoledì 28 Dicembre 2022


toro scatenato


Una indagine di Variety, la testata che ha fatto la storia del cinema, ha messo in fila i 100 migliori film di ogni tempo. Stupisce, ma fino a un certo punto, che non vi figuri nessun soggetto sportivo. 

Giorgio Cimbrico 

Complimenti ai colleghi di Marca che hanno messo le cose a posto: Usain Bolt a Kylian Mbapè affibbia circa 6 chilometri orari. A parte i picchi, se il giamaicano viaggiava tra 9”70 e 9”80, il capocannoniere del Mondiale è un velocista da 11”0. Le iperboli dei calciofili e calciomani vanno ridimensionate. Ma noi, grazie al nostro occhio e alla nostra esperienza, lo sapevamo già.  

Pochi complimenti ai giurati, una trentina, di Variety, la Bibbia del cinema, che – cito da una fonte – “mixando giudizi personali con dati da algoritmo” hanno stilato la lista dei 100 film che hanno lasciato il segno. La frase tra virgolette ha aumentato la mia diffidenza, il mio sospetto. 

Per chi non abbia avuto la voglia e la pazienza di scorrere l’elenco, comunico che ha vinto “Psycho” di Alfred Hitchcock e che “Quarto Potere” di Orson Welles non è andato sul podio, quarto. E già questo … 

Fuori dai 100 quello che un mio caro collega, critico cinematografico e amico, Natalino Bruzzone, ritiene il più bel film mai girato: “Sentieri Selvaggi” di John Ford (titolo originale, “The Searchers”, coloro che cercano) dà anche il titolo a questa rubrica ed è seccante che gli algoritmici l’abbiano tralasciato. “Sentieri Selvaggi” ha l’aspetto esteriore del western ma la sceneggiatura potrebbe esser stata scritta da Shakespeare. “Quel figlio di puttana sa anche recitare”, disse Ford di John Wayne, il deciso e implacabile zio Ethan. 

Fuori anche “La Finestra sul Cortile” (ancora Hitchcock) che quanto a struttura narrativa ha pochi eguali. O i magnifici film d’avventura di John Huston: “La Regina d’Africa”, “Il Tesoro della Sierra Madre”, “L’uomo che volle farsi re”. Tutti con solide radici letterarie. Così come “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick, che in Gran Bretagna ha subito un bando inspiegabile. 

Torniamo nei nostri confini più consueti. Nel monotono elenco, che non riteniamo classifica, non c’è un solo film che abbia a che fare con lo sport. Ricordo che ormai parecchi anni fa il Times sviluppò un lungo referendum, senza ricorrere ad algoritmi, per stabilire qualche fosse il miglior film a soggetto sportivo: vinse “Toro Scatenato” (“Raging Bull”) di Martin Scorsese. Nel ruolo di Jake La Motta, Robert De Niro, in quello di suo fratello, Joe Pesci. 

Nei magnifici 100 non c’è posto neppure per “Momenti di Gloria” (“Chariots of Fire”) di Hugh Hudson, prima produzione non americana a conquistare l’Oscar come miglior film. Nella struttura della storia non mancano errori e omissioni (che fecero arrabbiare Lord Burghley) ma che sia elegante e commovente (Ian Holm-Sam Mussabini che sfonda la paglietta con un pugno e mormora “Figlio mio” porta diritti alle lacrime) nessuno lo può negare. Non lo avreste messo al posto di “Titanic”? 

Andando a ritroso nel tempo (c’è persino “Intolerance” di David Griffith …), un certo stupore nel non trovare un solo film del cinema inglese degli anni Sessanta: gli arrabbiati non piacciono a quelli di Variety eppure hanno creato storie memorabili traendole da opere che hanno lasciato il segno: “Il Campione” di David Storey, sul mondo del rugby proletario della Rugby League, e “La Solitudine del Maratoneta” di Alan Sillitoe. L’uno e l’altro ricchi di inquietudini, di ricerca di problematiche sociali in un paese in profondo mutamento. I volti, in un livido bianco e nero, sono quelli, poco glamour, molto reali, di Richard Harris e di Tom Courtenay. 

Come diceva Rino Tommasi, grazie al nostro personalissimo cartellino possiamo spingerli verso l’alto, superare polpettoni come “Via col vento” e blockbuster del passato e del presente. Conta poco ma è un piacere farlo. 

 

Cerca