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I sentieri di Cimbricus / Rigore non e' quando arbitro fischia

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Venerdì 2 Dicembre 2022

 

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L’arbitro, assistito da un paio di collaboratori, deve interpretare e per quanto acute siano la sua vista e la sua capacità di analisi, deve spesso rassegnarsi all’occhio infallibile (?) fornito dalle meraviglie della tecnologia.

Giorgio Cimbrico 

“Rigore è quando arbitro fischia”, diceva quel buonanima di Vujadin Boskov. Non è più così. Mi domando cosa ci stiano a fare gli arbitri: se prendono una decisione, vengono quasi sempre sputtanati. L’ultimo grido, le dernier cri, è il “fuorigioco semiautomatico” (non chiedetemi cosa vuol dire) che prevede l’utilizzo di pupazzi che ricordano quelli che una volta, in farmacia, pubblicizzavano fasce elastiche antidolorifiche e che riportano a certi manichini del periodo metafisico di Giorgio De Chirico. 

Questo nuovo calcio ha in effetti qualcosa di metafisico: un abbandono della realtà per un tentativo di ricerca dell’assoluto, del solito irraggiungibile ideale: che intenzione aveva l’attaccante? cosa si proponeva il difensore? ci può essere una ragione mitigante per quel tocco di braccio?

L’arbitro, assistito da un paio di collaboratori, deve interpretare e per quanto acute siano la sua vista e la sua capacità di analisi, deve spesso rassegnarsi all’occhio infallibile (?) fornito dalle meraviglie della tecnologia. Un quarto di gomito oltre la linea ed è fuorigioco. Non l’ha visto nessuno ma è così. Il meraviglioso omerico o ariostesco, costante nella storia del calcio, viene spazzato via. 

In questa dimensione così tecnologica, può capitare che si generi un po’ di comprensibile confusione e che i tempi non vengano rispettati, come in Tunisia-Francia: l’arbitro è ricorso al VAR dopo aver fischiato la fine, per cancellare il pareggio di Griezmann, detto il piccolo diavolo, e per scatenare le ire (e il ricorso) dei Bleus campioni del mondo. 

Progresso e sviluppo per inseguire e ottenere la perfezione, l’esattezza, e invece no perché si stanno creando nuove categorie e sub-categorie, una ramificazione cha ricorda quello del codice della vita. E così le partite durano due ore abbondanti e le vecchie tensioni sono diventate dilatate attese e chissà se la gente continuerà a essere così affascinata da questo spettacolo che spesso è diventato noioso, stucchevole: Polonia, Galles e Danimarca che praticano il calcio camminato non possono eccitare. Quelli che si sono svenati per andare sul Golfo Persico hanno avuto quel che meritavano.  

Facendo ricorso a un consueto espediente letterario, potrei dire di essere soddisfatto di me stesso: non ho parlato del gol/non gol di Geoff Hurst (né del dialogo muto, da poco ricordato da Gianluca Barca, tra lo svizzero Dienst e l’azero Bakramov) o della Mano de Dios. Momenti memorabili. 

Capitava quando non c’era il TAR del VAR e potevamo andar avanti per secoli a dire che gli inglesi avevano rubato la Rimet e che Diego Armando era proprio un gran figlio di mignotta. 

 

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