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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Pensieri in Barca / In viaggio tra le grandi cattedrali

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Mercoledì 30 Novembre 2022

1812-stoccolma

A ritroso tra i luoghi mitici dello sport, nobili teatri di imprese semplici e straordinarie allo stesso tempo. Veri e propri luoghi di culto dove tutto è nato e che, quasi sempre (ahinoi), appartengono alla solida tradizione britannica.

Gianluca Barca

La sacralità dello sport dipende anche, in buona parte, dai suoi luoghi di culto. Non per niente lo stadio di San Mamès, casa dell’Atletico Bilbao è noto ai suoi tifosi, come La Catedral, impianto che trascende l’identità sportiva del club basco. San Mamès, San Paolo, San Siro, San Nicola, Sant’Elia, … quanti stadi hanno scomodato i santi per celebrare i riti dei propri fanti?

I luoghi dello sport vivono di leggende, fantasie, assonanze: Michele Dancelli, nel 1970, lanciò il suo assalto alla Sanremo, un traguardo che gli italiani mancavano da ben 17 anni, al momento del passaggio davanti all’Hotel Cabiria di Loano: aveva fatto il muratore, ma si ricordava che Fellini aveva diretto un film con quel nome.

In Val Gardena, il passaggio più pericoloso della discesa libera erano le “gobbe del cammello”, e la pista di Garmisch-Partenkirchen porta il nome di Sir Frederick Roberts, il barone di Kandahar e vincitore di Ayub Khan nella seconda guerra Anglo-Afgana (1878-1880). Chissà se i discesisti hanno mai fatto mente locale sul riferimento storico di quel percorso nelle Alpi bavaresi.

Proviamo dunque a fare ordine e a elencare le grandi cattedrali dello sport mondiale, ciascuna con i suoi culti, le sue truppe di fedeli, i suoi riti, i suoi santi.

1. Stadio di Wembley

Costruito nel 1923, per l’esposizione imperiale del 1924 (poi posticipata al 1925), nei suoi lunghi anni di servizio ha risuonato della voce balbettante del Duca di York, futuro Giorgio VI, in occasione dell’inaugurazione della mostra di cui sopra, delle note del Live Aid, il concerto del luglio 1985 per raccogliere fondi per combattere la carestia in Etiopia, e di quelle di “Abide with me”, con cui dal 1927 si apre la FA Cup Final, della quale Wembley è stato sempre teatro dal 1923, salvo che nel 2001 e nel 2006.

La finale del 1923, tra Bolton e West Ham, fece registrare 123 mila presenze ufficiali, ma le stime reali dicono che all’interno dello stadio gli spettatori furono quasi 300 mila, l’inizio della partita fu rimandato di 45 minuti per fare in modo di liberare il campo di gioco su cui si erano riversati i tifosi che non avevano trovato posto sulle tribune. Nel 1966, fu teatro di un dei più famosi dialoghi muti di tutti i tempi, quello fra l’arbitro svizzero Dienst e il guardalinee azero Bahramov, al termine del quale fu convalidato il gol di Geoff Hurst nella finale del Mondiale, Inghilterra-Germania (4-2).

La regina Elisabetta premiò Bobby Moore al culmine dei 39 gradini che per un lungo periodo sono stati The Stairway to Heaven, la scala per il paradiso cui alla fine delle maggiori competizioni accedevano i vincitori per ritirare il premio.

Nella sua storia Wembley ha ospitato anche le Olimpiadi del 1948, cinque finali della Coppa dei Campioni di calcio, la vittoria del Galles sull’Inghilterra nel Sei Nazioni di rugby del 1999 (il Galles era la squadra di casa, per la temporanea indisponibilità del Millennium Stadium in ricostruzione), le finali degli Europei di calcio del 1996 e del 2021, il match di pugilato fra Mohamed Alì e Henry Cooper del 1963, gare di Speedway e partite di football americano. Simbolo del calcio britannico è stato demolito e ricostruito nel 2007

2. Wimbledon

Fondato nel luglio 1868 l’All England Lawn Tennis & Croquet Club è il custode massimo della tradizione, della storia, dell’essenza stessa di quelli che Gianni Clerici ribattezzò “i gesti bianchi”. Quello di Wimbledon è l’unico torneo in cui è vietato giocare con divise colorate. Con Parigi (Roland Garros), Melbourne (Australian Open) e Flashing Meadows (New York) da vita ai quattro tornei del Grande Slam, gli unici in cui le partite vengono disputate al limite dei cinque set. Se esistesse un papa della racchetta, Wimbledon sarebbe il suo Vaticano.

3. Twickenahm

Non c’è trattato di sociologia migliore, sulle caratteristiche delle élite inglesi, di una visita al parcheggio ovest di Twickenham nel giorno di una partita internazionale di rugby: vi troverete un concentrato di auto di lusso, Rolls Royce, Bentley, Jaguar e Rover, dai cui bagagliai emergono bottiglie di champagne di pregio, manicaretti della più sofisticata cacciagione, il tutto per deliziare individui in abiti da cerimonia, tweed o marsina.

È l’Inghilterra rappresentata nella sua massima espressione aristocratica, al punto che Philippe Toynbee disse una volta che “una bomba in quel parcheggio quando gioca la nazionale di rugby eliminerebbe per diverse generazioni il fascismo dal paese”.

Twickenham esiste nella geografia e nella tradizione: è un quartiere del sobborgo di Richmond e fu a Twickenham che nel 1924 il neozelandese Cyril Brownlie, divenne il primo giocatore di rugby della storia ad essere espulso nel corso di un match internazionale, Inghilterra-Nuova Zelanda. Il principe di Galles, futuro Edoardo VIII intervenne personalmente presso l’arbitro perché venisse ristabilita la parità fra le due squadre. Inutilmente. Nemmeno il re d’Inghilterra, a Twickemham, può più delle regole del gioco.

4. Indianapolis Motor Speedway

Se Twickenham, Wembley e Wimbledon rappresentano insieme a Lord’s (Cricket), Ascot (Ippica) e Henley
(Canottaggio) i luoghi sacri della tradizione, non solo sportiva, britannica, Indianapolis è la quintessenza della profonda America: folla, rumore di motori, hot dog e stelle e strisce a profusione. La 500 miglia di Indianapolis si disputa dal 1911 su un ovale costruito originariamente come circuito per i test delle automobili made in Usa. La prima edizione della 500 miglia tuttavia ottenne tale successo cha da allora è stata riproposta ogni anno.

La gara si disputa nel week end del Memorial Day, alla fine di maggio, e accoglie circa 400 mila spettatori, 250 mila dei quali trovano posto sulle tribune, mentre altri 150 mila si accomodano sul prato. Indianapolis è sinonimo di automobilismo in America e molti costruttori hanno messo la loro sede accanto al circuito dove pure ha sede lo USAC il massimo organo di governo delle competizioni automobilistiche negli Usa.

5. Steif, Kitzbuhel

La più famosa pista di discesa libera del mondo, dal 1937 ospita le gare del Trofeo dell’Hahnenkamm, durante la cui disputa Kitzbuhel diventa capitale degli sport e attira vip provenienti da ogni parte del globo, attori come Arnold Schwarzenegger, business man come Bernie Ecclestone, imprenditori come Tommy Hilfiger.

Al traguardo della gara si danno convegno anche 50 mila spettatori, attratti dalla velocità dei concorrenti che sullo Ziel Schuss tocca i 150 kmh. La Mausefalle, o trappola per i topi, è la parte più ripida del percorso con l’85% di pendenza che sottopone gli atleti a una forza centrifuga pari a 31 G nella curva successiva, prima di entrare nella Steilhang.

Nella storia dello sci la discesa libera di Kitzbuhel è stata vinta da soli tre italiani, Kristian Ghedina, Peter Fill e Dominik Paris.

6. Stockholm Olympiastadion

Nella foto d'apertura. Costruito per le Olimpiadi del 1912 su progetto dell’architetto Torben Grut, doveva essere tutto di legno, salvo poi essere edificato parzialmente in mattoni scuri di Helsingborg quando fu deciso che sarebbe diventato una struttura permanente. Ciononostante due incendi (1954 e 1967) ne distrussero una parte delle tribune, est e ovest, poi ricostruite ugualmente in legno

Sul lato nord svettano due caratteristiche torri mentre il perimetro è circondato di mura che richiamano quelle di una città fortificata nordica. Ai Giochi del 1912 lo stadio fu teatro di alcune delle più famose gare di atletica dell’era moderna, con la leggendaria sfida tra Hannes Kolehmainen e il francese Jean Bouin sui 5000 metri, vinta dal finlandese di misura con il tempo di 14’36”6, record del mondo per i successi dieci anni.

Kolehmainen due giorni prima si era aggiudicato anche i 10.000. Protagonista delle gare di atletica di quelle Olimpiadi fu anche Jim Thorpe, medaglia d’oro nel pentathlon e nel decathlon, con una serie di prove per le quali il re Gustavo V di Svezia, lo premiò come “il più grande atleta del mondo”.

7. Memorial Coliseum, Los Angeles

Ha ospitato due Olimpiadi, quelle del 1932 e del 1984, partite di baseball e football americano. Nel 1967 fu sede del primo Super Bowl tra Kansas City e i Green Bay Packers. Inaugurato nel 1923, come memoriale dedicato a veterani della I Guerra Mondiale, divenne uno dei simboli della città di Los Angeles e da lì John Fitzgerald Kennedy lanciò il mito della Nuova Frontiera durante il discorso di accettazione della candidatura democratica per le elezioni presidenziali, poi vinte, del 1960.

Alle Olimpiadi del 1932 poteva ospitare oltre 101 mila spettatori, poi scesi a 90 mila per quelle del 1984. Nel 2028 sarà il primo impianto ad aver ospitato tre edizioni dei Giochi Olimpici.

8. Madison Square Garden

Paolo Rosi, principe dei telecronisti, recatosi al Garden per un servizio sull’imminente sfida tra Emile Griffiths e Nino Benvenuti ci trovò gli elefanti. L’impianto, tra i tanti eventi ospitava anche il circo quando gli emuli di Barnum e soci scendevano nella Grande Mela.

Casa dei Knicks e dei Rangers (NHL), il Madison Square Garden ha avuto almeno quattro vite: a fine ‘800 nacque come velodromo (dal quale il nome Madison di una specialità della pista), abbattuto e ricostruito un paio di volte, tra il 1925 e il 1968 fu il regno della boxe, nel 1933 Primo Carnera vi battè Sharkey, Joe Louis disputò al Garden molti dei suoi incontri e nel 1950 Jake La Motta affrontò e sconfisse su quel ring Tiberio Mitri.

L’ultima versione, aperta nel 1968 a Pennsilvanya Plaza è stata teatro del primo incontro di Alì con Frazier e delle sfide di Roberto Duran con Buchanan. Nel 1971 ospitò il Concerto per il Bangladesh organizzato da George Harrison, con Ringo Starr, Eric Clapton, Bob Dylan e altri.

9. Holmenkollen, Oslo

Culla dello sci nordico, è la sede del più antico trampolino del mondo per il salto con gli sci, inaugurato nel 1892. Ha ospitato le gare delle Olimpiadi invernali del 1952 e quelle dei Mondiali di Sci Nordico di quattro edizioni, 1930, 1966, 1983 e 2011.

In origine il trampolino ricalcava il pendio della collina di Holmenkollen: la prima gara, nel 1892 fu vinta con salto lungo poco più di 21 metri davanti a 12 mila spettatori. Alle Olimpiadi del 1952, quando il vincitore Arnfinn Bergmann conquistò la medaglia d’oro con la misura di 68 metri, gli spettatori toccarono la cifra record di 150 mila. Oggi sull’impianto di raggiungono misure di 140 metri.

Ai piedi del trampolino, il Museo dello Sci, copre 4.000 anni di storia, oltre ad offrire diverse esposizioni affascinanti come la mostra polare su Amundsen e Nansen. Il trampolino è uno dei simboli della capitale della Norvegia di cui dalla cima si gode un panorama spettacolare. Sulla collina di Holmenkollen nel 1979, Leo David vinse il suo unico slalom della carriera.

10. Stadio Giornalista Mário Filho, detto Maracanà

È lo stadio del millesimo gol di Pelè, il 19 novembre del 1969, ma anche del leggendario Maracanazo, la sconfitta del Brasile per mano dell’Uruguay, ai Mondiali del 1950, davanti a oltre 199 mila spettatori, record mondiale per gli sport di squadra.

Costruito per l’edizione 1950 della Coppa Rimet, è stato ristrutturato per i Mondiali del 2014 e per le Olimpiadi del 2016. Oggi gli spettatori sono stati ridotti a 78.800.
Ospita il museo dello sport intitolato a Garrincha e i ventimila posti del primo anello appartengono tuttora agli abbonati ai quali, nel 1948, venne ceduto il diritto di assistere gratuitamente per cento anni ad ogni partita disputata nello stadio, in cambio di una sottoscrizione con la quale venne finanziata la costruzione dell’impianto.

Nel 1988 Tina Turner vi stabilì il record di pubblico per un concerto al quale assistettero 182 mila spettatori, record poi superato nel 1991 dal gruppo pop norvegese a-ha, con 198 mila persone.



 

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