I sentieri di Cimbricus / L'ennesimo bicchierino di livore
Sabato 26 Novembre 2022
Una frase dalla normale consapevolezza, diventa l’innesto per la rivolta dei sacerdoti del politicamente corretto e oltre: anche lo sport vive una deriva che sempre più lo allontana dalla semplicità delle sue origini.
Giorgio Cimbrico
C’è da complimentarsi per la fulminea capacità di reazione: hanno riflessi motori formidabili appena avvertono profumo di sdegno da condividere (uno dei verbi chiave, …) con chi, come loro, vive con uno smartphone da usare come una Smith and Wesson. Sempre carico, sempre pronto. E’ sufficiente una parola “razze” che Alberto Rimedio usa per il quartetto di arbitri che dirige Belgio-Canada: Zambia, Mozambico, Angola, Giappone. Rimedio è costretto ad andare a Canossa: Dovevo dire nazionalità, nessun intento discriminatorio”.
La domanda è: se l’arbitro fosse stato estone, gli assistenti uno spagnolo e un portoghese, il quarto uomo un bulgaro, le cose sarebbero andate a finire in un modo diverso? Ho persino il prurito di cancellare il punto interrogativo. Con tre africani e un asiatico di mezzo, la tentazione era molto forte (“hai sentito?” – correvano dita sapienti sullo schermo – “ha detto razze!”). Come non sfruttar la ghiotta occasione? Come non spillare dall’inesauribile botte l’ennesimo bicchierino di livore? Come non impartire l’ennesima lezione di politicamente corretto?
Tutto è sotto stretta sorveglianza: razza (pardon, nazionalità), sesso (pardon, genere), peso, altezza, lunghezza del naso, consistenza dei glutei, aspetto generale sul quale non può essere emesso un giudizio. Beato Canova che poteva scolpire quel che voleva, senza correre rischi. Di solito dicevano che aveva fatto un capolavoro ed era proprio così.
Quando parlo di queste faccende, tento di starmene sul leggero con qualche punta di ironico. In realtà sono preoccupato e mi consola constatare che ormai, per quanto mi riguarda, il più è alle spalle. Ho visto un mare di film meravigliosi – oggi impensabili – e nessuno sognava d infilarci un bip: con la morte di Bacon ho visto esaurirsi la creatività e così la situazione oggi nelle arti plastiche è drammatica; per la musica mi fermo a Richard Strauss. Anche lo sport ha preso una deriva che lo ha allontanato: troppo frenetico, legato a un profitto che prende alla gola.
E’ un mondo di faccine sorridenti, di cuoricini, di “mi piace”, che possono trasformarsi in faccione incazzate, in cuori che battono furiosi, in “non mi piace”. La spiegazione non è necessaria. E’ il verdetto che conta.
Lo so, sono uno stupido, ma in occasioni come questa mi scappa sempre di dare un consiglio: abbandonate per un attimo quel coso che vi segue ovunque, ascoltate la sinfonia “Praga” di Mozart, leggete un racconto, a vostra scelta, di Hemingway, di Kipling, di Tolstoj. Secondo me, se la scorza non è ormai troppo dura, può servire.
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