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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / "I veri campioni non muoiono mai"

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Martedì 11 Ottobre 2022

 

regate 

 A distanza di giorni, dopo “Ciaci” se ne è andato anche “Bepi”, stessi 87 anni, stessa tempra. In una parola “le regate”. Difficile spiegare a chi non è veneziano cosa siano e rappresentino “le regate” o “il giro del Canal”.


Andrea Bosco

Settimana con poche cose esaltanti da segnalare. Il record di Ganna andato oltre i limiti “umani”: quasi 57 km l'ora di velocità. Uno così a Milano, il ciclista Beppe Sala e la sua giunta ecologista non lo farebbero mai circolare. Tante strade hanno un limite di 30 km. E la ZTL più estesa e proterva d'Europa ormai impedisce a decine di migliaia di automobilisti di “entrare” a Milano. Dove lorsignori “radical chic, verdi e green” (che fa più figo) hanno un solo obiettivo: quello di escludere le automobili dalla città.

Spendendo fiumi di denaro per ciclabili percorse da quattro gatti, considerato che poi la totalità dei ciclisti e dei monopattinisti usa come “strade” i marciapiedi attentando alla vita dei malcapitati pedoni.

Ma Sala è stato votato. E ora i milanesi dovranno attendere le prossime elezioni comunali per poter vedere (forse: la politica predica bene ma razzola malissimo) le strade di Milano, decenti. Senza buche, senza pattume. Insomma pulite e non pericolose. “Indietro non torno” ha spiegato Sala. “Indietro non torniamo” hanno spiegato i suoi assessori. Che spiegano tante cose, tranne una: e vale a dire che la cattiva qualità dell'aria a Milano dipende solo in minima parte dall'inquinamento prodotto dalle automobili. Come dimostrano i dati rilevati nel periodo della pandemia quando era vietato uscire di casa. Allora i dati dell'inquinamento risultarono di gran lunga maggiori rispetto a quelli precedenti. Semplice il motivo: la pianura padana è una sorta di “sacca” che concentra ogni tipo di fumo. E Milano è circondata da fabbriche che inquinano. E visto che il vento se ne sbatte dei divieti di Sala i fumi arrivano in città. Fino in Piazza Scala davanti alle finestre dell'ufficio di Sala. Oh yes: per dirla con il cantastorie.


MISERIE – Per il resto, solite miserie. Putin fa sparare missili sui civili. Il gas aumenta, l'Europa nicchia a imporre un “tetto” che vada a calmierare le speculazioni (olandesi soprattutto). In Italia si attende un governo: se andrà tutto liscio si parla del 25 ottobre. Perché il Paese sta precipitando, ma i rituali dello Stato restano intangibili. A cominciare dai conteggi elettorali degni, più che di una democrazia europea, dello Stato Libero di Bananas. Ma Luciana Lamorgese, il peggior ministro dell'intera storia della Repubblica, è ancora lì, al suo posto. Inscalfibile e protetta. Qualcuno dice da Mario Draghi, qualcuno sostiene da Sergio Mattarella.

Nessuno tocchi, in ogni caso, la Costituzione. Chi si azzarderà a farlo verrà bollato come “fascista”. Quindi nel frattempo incendia il toto-ministri: venghino, signori, strapuntini per tutti. E nessuna tregua, nessuna indicazione che qualcuno pensi davvero al bene dell'Italia. Persino il Papa ha definito “l'assistenzialismo incapace di combattere la povertà”. Ma il Giuseppi, presenzialista formato “Signore e Signori” che si “infila” come neppure Veltroni e Verdone riescono a fare ha già annunciato che se il suo reddito verrà “rivisto” sarà “lotta dura senza paura”. Da brividi l'idea che i fruitori che rifiutano un lavoro, abbandonino il divano di casa e scendano in piazza a sostenere Conte.

SCROCCONI – Il prossimo governo tolga il reddito agli scrocconi che non vogliono lavorare. E lo dia alle famiglie dei disabili. Alle famiglie che hanno figli autistici. Alle famiglie che hanno anziani malati di Alzahimer o di demenza senile. Ai pensionati che non ce la fanno a campare. Non ai percettori che rifiutano il lavoro perché non possono avere “il fine settimana libero”. Al Sud, comunque, dove il “voto di scambio” ha funzionato alla grandissima, hanno in questo momento altri pensieri. C'è un Napoli dal gioco meraviglioso che sta scaldando giustamente i cuori. Una speranza alimentata dal toscano Spalletti che sta facendo sognare come ai tempi di Maradona. Napoli caput classifica: forse De Laurentiis e Spalletti hanno trovato il modo di risolvere una volta per tutte la “questione meridionale”.

La parola d'ordine resta comunque “ristori”: al Sud come al Nord. Con quali soldi? Con i nostri, ovviamente, quelli di Pantalone. Avanzerà ancora il debito pubblico? Chissenefrega. Parola di un funzionario (amico mio) della Pubblica Amministrazione. Volete sapere come ragionano nel Palazzo? Ragionano che visto che l'Italia non può fallire “considerato che fallendo crollerebbe l'Europa” allora la scommessa è che il macroscopico debito pubblico diventi non esigibile. E che quindi l'Europa (leggi i Paesi che hanno nella loro pancia titoli italiani di Stato, con i quali non infrequentemente, tra l'altro, hanno speculato) il debito lo abboni. Quindi (cinica perversione) tanto vale farne ulteriore di debito. Tanto l'Italia non lo onorerà. Né, del resto, potrebbe farlo. Anche lo volesse.

Così, siamo messi. Avete presente Michela Murgia, la scrittrice con la perversione dell'asterisco che si indigna se qualcuno la chiama “la Murgia”, ha annunciato sull'Espresso dove ha una rubrica (da Bocca ed Eco alla Murgia, a proposito di decadenza del Paese) che a dicembre sarà in aula a sostenere lo scrittore Saviano, chiamato in giudizio dopo aver definito Giorgia Meloni “bastarda”, relativamente alle posizioni espresse dalla leader di Fratelli d'Italia su migranti ed immigrazione. Le idee di Meloni, sul tema, possono essere discutibili, magari sbagliate. Perfino disumane. Ma dice “la Murgia”, che definire il prossimo “bastardo” (come fece Saviano) non è un insulto. E' diritto di espressione, Non implica valutare se uno (o una) sia o meno figlio (figlia) di padre ignoto. Bastardo (in questo caso bastarda) è un atto di meritevole (per la Murgia) “cultura”. La qual cosa ha messo a dura prova le mie certezze. Visto che all'università William James nel suo “Memorie e Studi” mi aveva spiegato che “la vera cultura vive di simpatie e ammirazioni, non di antipatie e disprezzo”. Ad occhio e croce la Murgia non deve aver letto William James filosofo statunitense di origini irlandesi e fratello del celebre romanziere Henry (James).

ONORE E DISONORE – Onore a Sergio Brighenti, venerato come grande ex dell'Inter anche se in realtà in quel club giocò solo per tre stagioni segnando poco (chiuso da attaccanti del calibro di Lorenzi, Skoglund e Nyers) ma vincendo due scudetti. Il fatturato maggiore lo fece con la maglia della Sampdoria. Ma con quella del Padova di Nereo Rocco (che giunse terzo in campionato alle spalle della Juventus e della Fiorentina), indossando la maglia della Nazionale, segnò un gol a Wembley contro l'Inghilterra di Bobby Charlton. Il pareggio lo siglò Mariani, anche lui attaccante di quel Padova. E pensare che all'epoca, il grande “Paròn” veniva definito da quelli con la puzzetta sotto al naso “catenacciaro”.

Disonore per la FIA. Come minimo incapace, dio non voglia, corrotta. Ancora una volta protagonista di decisioni spudorate. L'ultima recentissima. La Red Bull per la congrega della Formula Uno che fa e disfa a suo piacimento ha stabilito che la Red Bulla ha “sì barato”. Ma solo un “pochettino”. Robetta inferiore: sforamento di meno del 5% del fatturato. Ma stai a guardà er capello. Sanzioni? Da definire. Quando? Bella domanda. Forse nessuna sanzione. Un buffetto: forse. Mia impressione da analfabeta del settore: la FIA ha voluto mettere una pietra tombale sulla vicenda dei motori Honda. Arrivando a fare carne di porco della decenza. Del resto un trattore in pista (con conseguenze che avrebbero potuto essere devastanti per i piloti) e la conclusione della gara dopo meno di 30 giri (causa pioggia, ma in altre occasioni non era andata così: o no?), la penalizzazione a Leclerc (ridicola, diciamolo) che lo ha privato del secondo posto, comunicata dopo 5 minuti (con Perez c'erano volute tre ore di approfondimento) fanno della FIA e della Formula Uno un carrozzone privo di credibilità. Verstappen è il più forte. Ma i suoi due mondiali sono sporcati da decisioni immonde di una FIA tanto attenta agli interessi di bottega. Ora se Ferrari e Mercedes and company, avessero le “palle” pretenderebbero una inchiesta sui comportamenti FIA. Come minimo gestita da una banda di incapaci pericolosi. Sempre che non ci sia “dell'altro”. Zola, moi meme? Oui: j'accuse.

CALCIO E DINTORNI – Popolo bianconero, questa brutta (copy storpiato, by Renato Morino) novella ti do: Madama non esiste più. Quelli che la governano vivono in una torre d'avorio. Tra piccole e grandi bugie. Per niente sensibili alla propria storia. Ma molto al proprio particulare. Prende 1,2 milioni di euro annui l'AD Maurizio Arrivabene che alla Juventus in un anno ha peggiorato il bilancio di 50 pippi. Stipendio scandaloso? C'è chi guadagna di più, beato lui. Scandalosa è la sterminata corsia di scorrimento di benefit concessi ad Arrivabene: appena respira ne scatta uno. Neppure in Parlamento sono arrivati (fatica improba) a tanto.

Ai funerali di Giampiero Ventrone, prematuramente scomparso, al quale la Juventus deve molte delle sue passate fortune c'erano amici ed ex calciatori. Per l'attuale dirigenza solo Montero e Pessotto che con Ventrone condivisero memorabili stagioni. Nessuno dei vertici che oggi governano la (decaduta) Signora. Questo spiega, forse parecchie cose. Come mai, ad esempio, lo stadio di Torino di proprietà della Juventus si chiami Allianz e non Gianni Agnelli come sarebbe giusto. Forse spiega come mai la Juventus ai tempi di Calciopoli non fece ricorso al TAR. Magari spiega l'ignavia mostrata in oltre un decennio nell'evitare il Tribunale di Strasburgo, come le aveva consigliato nel 2006 l'avvocato Dupont. Quello del lodo Bosman. Quello che a memoria d'uomo non ha mai perso una causa. Per chiarimenti: citofonare Luca Cordero di Montezemolo.

Nel campionato della protervia arbitrale vista anche questa: un giocatore dell'Atalanta (nome Lockman) ammonito dall'ineffabile Doveri per aver fatto dopo un gol il gesto degli occhiali. Nessun commento. La Doverata fa il paio con la Partenicata che a 5 secondi dalla fine ha fischiato un antisportivo all'Uomo Libero della Reyer contribuendo al successo (peraltro meritatissimo) di Pesaro sui veneziani. Per la serie: ma quanto è bravo Repesa che infila 90 punti nel canestro di De Raffaele con i modesti polpastrelli di Moretti e Totè. Nonché quelli di Mazzola e Charampopulos “tagliati” in Laguna e definiti dalla torcida “neti”. Che dalle parti di Rialto è un insulto.

Ma Venezia si può consolare con le sue donne. Bravissime, benché incomplete, a vincere sul difficile campo di Ragusa. Con la bimba Matilde Villa sempre decisiva e sempre, sul parquet, più sfrontata. Mi piacerebbe sentire sul tema la Zambon (l'Orso il femminile proprio non lo fuma): per me Matilde sarà l'evoluzione di Rosy Bozzolo e di Giorgia Sottana.

I RE DEL REMO – Concludo con una bella storia della mia Laguna. Sportiva ed umana. Quella di due vogatori. Due grandi delle regate. Giuseppe Fongher detto Bepi. E Sergio Tagliapietra detto Ciaci. A pochi giorni dalla scomparsa a 87 anni di Ciaci se n'è andato anche Bepi: stessa età, stessa tempra. I “re del remo” come li chiamavano. Otto vittorie consecutive tra il 1965 e il 1972. Bepi era più tecnico: vogava sia a poppa che a prua. Per 14 volte (su 38 partecipazioni) vinse la Regata Storica e per 20 il Palio delle Repubbliche marinare. Due che hanno onorato la voga. E il sacrificio che la voga comporta. “I veri campioni non muoiono mai” ha scritto il presidente della Regione Veneto, Zaia. “Campioni nella vita, insieme anche nel momento dell'estremo saluto” ha chiosato il sindaco Luigi Brugnaro.

Ora il Club Nautico San Marco ha proposto per Bepi e Ciaci un funerale pubblico, con un corteo lungo il Canal Grande ed esequie nella basilica della Salute. Non starò a spiegare cosa questi due uomini abbiano significato per la loro città. Della quale erano orgogliosi esibendo sul petto lo stemma con il Leone di San Marco. “El gato” come viene chiamato a Venezia. Se non sei nato in quella laguna è impossibile spiegare. Molti anni fa ho conosciuto Ciaci: mai Bepi. Insieme con altri assi del remo da “Crea” al mitico “Strigheta”, quei due sono stati a Venezia “le regate”. Non i regatanti, ma le regate. Sarebbe troppo cercare di spiegare in poche righe cosa siano, a Venezia, le regate. Una cosa tipo il Palio di Siena. Meno cruente ma immensamente più faticose. Chi arriva primo sotto lo striscione di Palazzo Balbi al “giro del Canal” per un anno viene incoronato “re”. Rispettato per dodici mesi. Fino al successivo scrosciar dei remi.

 

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