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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / Ora che Deutschland si scrive Germany

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Mercoledì 17 Agosto 2022

 

luckenkemper


Controprestazione, si sarebbe detto, ma all'incontrario. Diciamo pure, con la Germania ritenuta in declino, in sospeso tra l’estinzione e la sparizione, stupisce non poco che proprio i tedeschi siano in testa al medagliere provvisorio.

Giorgio Cimbrico

Aveva iniziato Richard Ringer bruciando sul traguardo della maratona l’etiope-israeliano Teferi. Ringer, un passato più che dignitoso sui 10000, è del Baden Württenberg, il land che è a ovest della Baviera. Ha proseguito il lungo Christopher Linke, berlinese di Potsdam (una volta sarebbe stato un DDR), secondo nella 35 km scandita dal passo regolare di Miguel Angel Lopez. 

Poi da Odeonplats, dominata dalla gialla chiesa dei Teatini e chiusa dalla loggia, imitazione di quella fiorentina dei Lanzi, la scena si è spostata sotto gli ampi velari dell’Olympiastadion (cinquant’anni senza dimostrarli, …) e il gran pubblico appassionato - una costante storica, da queste parti - ha avuto le sue ore di gioia intensa, di orgoglio ritrovato, e ha potuto rombare in fondo all’impresa di Niklas Kaul, il campione del Palatinato è prodigioso quando il decathlon – Zehnkampf, dieci battaglie, lo chiamano qui – si avvia verso la fine, molti portano i segni della fatica e lui inizia la sua rimonta.

Con un personale vicino agli 80 metri, Niklas non va mai troppo lontano dai suoi picchi (questa volta oltre i 76) e soprattutto, grande e grosso com’è (1,92 per ottanta chili abbondanti) sui 1500 è capace di infliggere distacchi non da cronoprologo ma da classica del Nord. Nel caso, con 4’10”, record personale in fondo a due giornate molto dure, circa 40 secondi allo svizzero Simon Ehammer che ha perso il titolo ed è riuscito a non perdere il sorriso. (Rapida parentesi: ai vecchi aficionados ancora in vita il sesto posto di Dario Dester, cremonese, ha ricordato l’identico piazzamento di Franco Sar ai Giochi di Roma. Se seguirà i sentieri di Kaul, da quota 8218, record italiano dopo un quarto di secolo sottratto a Beniamino Poserina, potrà puntare alla frontiera degli 8400 e oltre). 

Il festoso finale è stato affidato a due ragazze della Westfalia: a Kristin Pudenz sono mancati 9 centimetri per privare Sandra Perkovic del sesto titolo consecutivo nel lancio del disco e un impercettibile margine, cinque millesimi, ha permesso a Gina Luckenkemper di conquistare il titolo dei 100. Favorita dalla resa di Dina Asher Smith (per la londinese l’infortunio nella staffetta di Eugene è tornato a farsi vivo), ha corso fianco a fianco dell’altra britannica, Daryl Neita, per piombare all’ultimo metro su Mujinga Kambundji, irrigidita nell’ultimo tratto e capace di perdere il vantaggio che aveva accumulato sino ai 70. Tre in un centesimo e titolo a Gina, cinquant’anni dopo che su questa pista l’oro olimpico era finito alla robusta Renate Stecher, tedesca di una Germania che non c’è più. 

Quante frecce hanno ancora al loro arco? Weber, più che Hofmann, nel giavellotto, Mihambo nel lungo, le due 4x100, forse qualche altra sorpresa, chissà. In ogni caso chi aveva cantato il de profundis (tra i tanti, uno è, come si diceva una volta, l’estensore di queste note) è costretto a ricredersi, soprattutto a fare ammenda. E a preporre un interrogativo finale: perché sulle maglie c’è stampato Germany? Perché è diversa da quella di una volta, perché è diventata marcatamente multietnica? 

 

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