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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / "Mondo" e quelli dell'ultimo giorno

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Martedì 26 Luglio 2022

 

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Nelle due ore di una gara attraversata da oblique lame di sole, Armand ha evitato la perfezione: un errore a 5.87 che non gli ha creato panico. Subito dopo, 5.94, 6.00 e 6.06 sempre alla prima, prima del 6.21 alla seconda. 

Giorgio Cimbrico 

“Un onore chiudere solo in scena”. Armand Duplantis tira il sipario volando. Quando supera 6.21 le cellule fissate lassù, accanto ai ritti, rilevano che la “luce” era di 14 centimetri. L’annuncio offerto dalla tecnologia è al verità di un domani molto vicino quando lo svedese della Lousiana si inoltrerà in quegli azzurri spazi. A meno di 23 anni Armand ha vinto tutto, ha superato 48 volte i 6 metri scavalcando Sergei Bubka, il primo esploratore di quella frontiera. “Ma non chiedetemi a quali quote aspiro. In questo momento ho solo bisogno di un po’ di riposo in famiglia”. 

Duplantis dice che non pensava al record. “A volte mi capita di scartare l’idea che però torna a farsi viva nella mia mente. Qui no, davvero. Volevo solo vincere e conquistare l’unico titolo che mi mancava”. Nelle due ore di una gara attraversata da oblique lame di sole, Armand ha evitato la perfezione: un errore a 5.87 che non gli ha creato panico. Subito dopo, 5.94, 6.00 (a quel punto, fuori anche Chris Nilsen, vittoria) e 6.06 sempre alla prima. 

E’ stato in quel momento che è tornata a farsi viva l’idea del record? Armand sorride e rivive il primo tentativo abortito e il secondo perfetto pulito altissimo: un salto mortale correndo sulla pista, un abbraccio a papà Greg, a mamma Theresa, alla fidanzata svedese con cui vive a Stoccolma: comprato un appartamento ella magnifica città vecchia, Gamla Stan. Perché se un vince per la Svezia, è giusto che si senta più svedese, migliorando la lingua, gareggiando per un club di Uppsala, diventando cittadino della capitale e suddito del re. 

Gara di formidabile qualità: Nilsen è secondo cn 5.94, stessa quota di Ernest Obiena, il filippino che sotto la guida di Vitali Petrov (allenatore di Bubka, Isinbayeva, Gibilisco, Braz) non ha fatto che progredire. E quattro finiscono a 5.87, uno è l’indomabile Renaud Lavillenie, 36 anni, impegnatissimo a dar consigli allo svedese volante. 

Duplantis riesce quasi a lanciare una linea d’ombra su tutto il resto che accade nel pomeriggio di gloria di Tobi Amusan, la nigeriana che si è affinata a El Paso, dal ritmo che prende alla gola. Quarta agli ultimi mondiali e quarta a Tokyo, si presenta a Eugene con un record di 12”42, scende a 12”40 in batteria, spazza l via il record del mondo di Kendra Harrison, 12”20, con il 12”12 della semifinale, scende ancora al momento di conquistare il titolo, 12”06, ma con mezzo metro di vento in più. Harrison, che nei grandi appuntamenti fallisce regolarmente, riesce a farsi squalificare per deliberato abbattimento di una barriera quando il ritmo è stato ormai perduto. La brezza illegale impedisce venga riscritta la lista di tutti tempi: la giamaicana Britany Andeson e la portoricana Jasmine Camacho Quinn 12”23, Alla Armstrong, l’unica americana che si salva dalla strage, 12”31, la britannica Cindy Sember 12”38. 

Il testa a testa sull’ultimo rettilineo tra Athing Mu e Keely Hodgkinsonn è uno dei momenti emotivamente più coinvolgenti del Mondiale: la sudanese nata nel New Jersey in una famiglia sfuggita agi orrori della guerra, lascia un piccolo spazio all’interno. La britannica lo sfrutta sino a minacciare il sorpasso. Mu resiste e vince per 8 centesimi, 1’56”30 a 1’56”38. Confermato il verdetto di Tokyo. Sono coetanee, nate nel 2002. Le attese a un convinto assalto al record mondiale di Jarmila Kratochvilova, avviato verso i quarant’anni. 

Bruciato e invelenito dalla sconfitta sui 1500 Jakob Ingebrigtsen riesce a imporre sui 5000 un ritmo uniforme prima di imprimere un costante, asfissiante aumento, la sua arma migliore. Gli etiopi spariscono e il norvegese lascia alle spalle il kenyano Krop e l’ugadese Chelimo. La sorpresa è il guatelmateco Grijalva, quarto. Il piccolo paese centroamericano aveva prodotto solo marciatori. 

Malaika Mihambro salva la disastrosa spedizione tedesca trovando lo stacco buono per atterrare a 7.09 e scavalcare la nigeriana Ese Brume che aveva accarezzato l’idea di fare il colpo contro la campionessa di tutto dopo il balzo a 7.02. La piccola brasiliana Leticia Oro Melo, dopo il personale in qualificazione, un normale 6.64, esplode a 6.89 e va sul podio. 

Il ruolo di salvatore della patria atletica tocca anche a Kevin Mayer che torna a vincere il titolo del decathlon con un’eccellente seconda giornata, culminata con il 5.40 nell’asta. Per il successo del francese primatista del mondo, decisivo il ritiro per stiramento, poco prima della boa della prima giornata, del canadese Damian Warner. 

Gli USA rifiniscono il loro ricco medagliere che riscatta le troppe delusioni e controperfomance di Tokyo, con due larghissime vittorie nellle 4x400. La formazione maschile non va lontana da un record del mondo che risale al Mondiale di Stoccarda ’93 e tra le ragazze (settime le italiane con frazione feroce, in 50”7, di Ayomide Folorunso) Sydney McLaughlin regala un giro finale in 47”8. Due titoli per Sydney e per Michael, Norman ma quanto a gare individuali sulle grandi potenze ha la meglio la marciatrice peruviana Kimberly Garcia Leon, oro nella 20, oro nella 35. 

 

 

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