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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Un mondo perduto per sempre

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Domenica 5 Giugno 2022

 

elizabeth 


“Estraneo e lontano, di quel mondo è rimasta lei che vedemmo per la prima volta su un francobollo da un penny, appiccato a una cartolina che un amico aveva inviato a un mio zio: poteva essere il ’56 e presentava il cambio della Horseguard”.

Giorgio Cimbrico

I Sioux e i Cheyenne che riuscivano a sfuggire alla missione civilizzatrice degli americani, si rifugiavano in Canada dove i biechi imperialisti britannici li rifornivano di cibo e coperte e concedevano loro luoghi dignitosi e terreni di caccia. Nei forti e negli uffici gli indiani si imbattevano nel ritratto di una vecchia signora con una mantellina di trine, i capelli bianchi e una coroncina in bilico sulla crocchia. E così per loro il Canada diventò la Terra della Nonna. 

Ben più di cento anni dalla scomparsa di Victoria, stiamo vivendo il Secolo della Bisnonna, attestato tra il XX e il XXI, e per la terza volta è una donna a diventare un simbolo, a fornire un’etichetta: la Golden Age della prima Elisabetta, Gloriana e Vergine, l’età vittoriana con Britannia che comandava sulle onde e ora questa seconda era elisabettiana in cui finiamo per riconoscerci perché almeno tre quarti degli abitanti della terra sono nati sotto il suo regno interminabile. Soltanto chi ha visto la luce prima del febbraio 1952 ha avuto un altro sovrano, suo padre. E solo i novantenni possono dire di aver vissuto sotto Giorgio V, dall’impressionante somiglianza con Nicola II, finito malissimo. 

L’ultimo omaggio, destinato a diventare un’utile abitudine per viaggiatori e pendolari, è nuova linea della metropolitana che porta il suo nome: 100 chilometri, 41 stazioni. Britannia non sarà più quella di una volta ma quanto a trasporti urbani – sintomo di civiltà e di uguaglianza – non la batte nessuno. Per progettazione, per esecuzione. 

Un paio di settimane fa la Regina è comparsa alla stazione di Paddington per l’inaugurazione e le è stato spiegato come funziona l’Oyster, la carta che registra il pagamento. Quando venne aperta la prima linea in suo onore, la Jubilee, nel ’77, una diavoleria del genere non esisteva ancora. Indossava lo stesso giallo intenso che portava il 30 luglio 1966 quando a Wembley premiò i Ramsey,s Boys nel giorno in cui “l’Inghilterra sconfisse la Germania nel suo sport nazionale dopo averla battuta due volta nel loro sport nazionale”. La citazione, tratta dal Mirror, rende chiaro come sia cambiato il mondo. Scrivete oggi una cosa del genere e quelli dei sociali vi faranno fare la fine di Marc’Antonio Bragadin. 

E così in questo mondo cambiato, estraneo, lontano, è rimasta lei che vedemmo per la prima volta su un francobollo da un penny, appiccato a una cartolina che un amico aveva inviato a un mio zio: poteva essere il ’56 e la cartolina presentava, seppia, il cambio della Horseguard. Chiesi allo zio se poteva regalarmela. Me la regalò. 

Il più bel libro che abbia letto sulla Regina è di Alan Bennett: “La Sovrana Lettrice”. Ne ho comprato almeno quattro copie e l’ho regalato ad amici e amiche che possono capire. E’ la piccola, lieve storia – inventata – di Elisabetta che, giunta a una certa età si appassiona alla lettura e finisce per nascondere i libri nell’immancabile borsetta che porta appesa al braccio. Bennett, come Waugh, come Maugham, come a tratti Greene, appartiene a una razza molto lontana dalle enfasi e dai finti turgori latino-mediterranei. 

E’ un sottile libro, di un delicato lilla, dell’Adelphi e lo consiglio a chi ha voglia di sorridere, di riflettere e non di associarsi a quella turba che, come topolini di laboratorio, uniscono la parola Regina a monarchia (quanto durerà ancora? Mica tanto, dicono gli esperti) e a scandali di corte. 

In questi giorni, oltre ai suoi 70 anni di regno, si sta celebrando anche il 78° anniversario dello sbarco in Normandia. Di quei giorni, a parte qualche arzillo veterano, è rimasta solo lei, sottufficiale nelle unità di trasporto. Di questa parentesi di vita ho una cartolina, comprata all’Imperial War Museum: lei è in divisa, appoggiata a un Dodge. 

Avessi il suo indirizzo email – o conoscessi un ciambellano –, proverei una rozza traduzione e le invierei quel che sto scrivendo e che sto finendo di scrivere. Credo le farebbe piacere. Come lei amo i cavalli, i cani e un mondo perduto per sempre. 

 

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