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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Siamo finiti alla canna del gas

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Martedì 5 Aprile 2022

 

        zelenskyy 


“Il timore della guerra nucleare sta facendo fare grandi peripli all’Occidente. Sanzioni, sì, ma continuando a comprare il gas russo. Sarebbe anche ora che l’Italia facesse pulizia chiedendo conto ai politici del loro operato.”

Andrea Bosco

Dopo la bestialità perpetrata dall’esercito russo a Bucha, non in azioni di guerra ma al solo scopo di diffondere il terrore tra i civili, non può esserci alcuna pace. Non fino a quando Vladimir Putin non comparirà davanti, come a Norimberga, ad un tribunale che giudichi i crimini commessi, in suo nome, contro l’umanità. Nessuna pace fino a quando Putin non marcirà in una galera o non verrà eliminato. L’Europa e gli Stati Uniti offrano alla Ucraina le armi per offendere oltre che per difendersi.

La Russia ha parlato di propaganda. Ma vi dico io perché lo so (perché a Mosca anni fa ho incontrato giornalisti esperti in contro-propaganda) come funziona da quelle parti. Negano tutto. Anzi ribaltano le accuse sull’Occidente, accusandolo di inscenare film per screditare la Russia.

TIRANNIA
– Salvo pretendere dai media occidentali in nome della “completezza dell’informazione” di pubblicare le menzogne del regime. Una tecnica collaudata. Putin vuole la guerra. Bisogna dirlo. Evitando di mentire e di mentirsi con ipocrite professioni di pace, pacifismo, neutralismo, opportunismo. Ha scritto Giordano Bruno Guerri: “il terrore e l’inutile strage di cittadini inermi porteranno ad una ferita tra due popoli che non si sanerà in decenni, forse in secoli, mantenendo e accrescendo tensione e paura in tutta Europa”. Tra due popoli? Solo tra due popoli? I media traboccano di genia filo Putin, di pensiero anti occidentale, anti democratico, anti europeo, anti americano. Vecchi arnesi: proto e vetero comunisti. Patetici ammiratori di Stalin. Nuovi virgulti anti-tutto. Per lo più a tinta 5-Stelle. Con venature leghiste e piddine.


Ma c’è una fetta consistente del Paese, dimensionata anche nel Continente, che ha coscienza della tirannia raccontata dai nonni e dai padri, di una guerra scongiurata, tra mille concessioni, salvo deflagrare nel mondo: terribile e violenta. Con assassini come Putin non si tratta. Si combatte. Sono un pazzo guerrafondaio? No: voglio anche io vivere in pace. Ma sono realista e conosco la Storia. L’ho studiata. Putin va combattuto: è un uomo pericoloso. Un uomo che sta minando le basi della civiltà e della convivenza. Le pronunci, Papa Francesco, quelle due parole: “Putin e Russia”. Se non ora, quando? Bene, se andrà a Kiev a parlare di pace. Bene se andrà a rendersi conto di persona della tragedia che si è abbattuta su quel popolo. Nel frattempo schifi l’immondo patriarca Kirill: uomo di Putin, non di Dio.

Il timore della guerra nucleare sta facendo fare grandi peripli all’Occidente. Sanzioni, ma continuando a comprare il gas russo. Sarebbe ora che l’Italia facesse pulizia in casa sua. Chiedendo conto del loro operato ai vari Berlusconi, Conte, Di Maio, Letta, Prodi, Salvini. Sono politici. Non si chiamano Canfora, Orsini, Santoro, Vauro che esprimono opinioni. Per quanto “repellenti”, pur sempre opinioni. I politici hanno fatto affari con Putin. Hanno legato le mani e i piedi del Paese al gasdotto di Putin, preferendo il gas di Putin a quello di altri. Le azioni di quei politici hanno differenti rilevanze: non possono essere paragonate quelle di Letta a quelle di Salvini che usciva di casa con la felpa istoriata dalla faccia di Putin. Non possono essere paragonate quelle di Giuseppe Conte dal quale il Paese si attende la verità rispetto a quella missione russa a Bergamo, spacciata per sanitaria e che tale non era. Il Paese ha il diritto di sapere. La magistratura adotti ogni possibile misura affinché l’ex presidente del consiglio parli. Conte non può trincerarsi dietro al segreto di stato. Ci sono troppi omissis nella sua deposizione al Copasir. Presieduta, vale la pena di rammentarlo, da un esponente di Fratelli d’Italia.

TRESCHE – Siamo la patria di Machiavelli. E quindi non deve stupire se l’unico partito di opposizione, oggi, sia anche l’unico che veramente appoggia Mario Draghi. Che a parole tutti confortano, ma che tutti non vedono l’ora si tolga dai piedi. Berlusconi tace sui suoi trascorsi nella dacia di Putin e parla di catasto e di riforma giudiziaria. Frate Matteo Salvini, ripudiate le armi, cammina scalzo sui sentieri della pace. Letta è in imbarazzo essendoglisi, improvvisamente, ristretto il “campo”. Quanto a Conte, qualcuno deve avergli spiegato (Rocco?) che “descamisado” è bello. E che in un periodo di difficoltà (i penta-stellati sono segnalati sotto il 14%) urlare in maniche di camicia, rappresenta la miglior difesa.

Non c’è leader italiano che non abbia trescato con Putin. E che oggi, nella sublime arte di voltare gabbana, non sia pronto a chiedere: “Putin, chi?”. Sughero Petrucci ha comunque spiegato che la Nazionale di Basket non giocherà contro la Russia in vista delle qualificazioni al Mondiale. E se lo dice Petrucci ...

Passeremo brutti anni. Dal punto di vista economico, politico e sociale. Perché quanto non hai fatto prima ti si ritorce, nel tempo, inevitabilmente contro. La politica italiana è campata, per decenni, di rinvii. L’ambiente, l’assistenza, la fiscalità, la giustizia, l’immigrazione, l’innovazione, il sociale. A Milano il sindaco Sala (che non riesce ad uscire dalle secche di un progetto per il nuovo stadio da sottoporre al giudizio popolare) è lo stesso sindaco che nega ai vigili di potersi proteggere con il teaser dai violenti. L’Italia ripudia la guerra. E quindi anche un’arma elettrica dagli effetti dissuasivi fa orrore a chi è abituato a delegare tutto. Persino la propria pigrizia.

La Polstrada lombarda ha diramato una ordinanza nella quale si vietano in autostrada gli inseguimenti dei malviventi “per ragioni di sicurezza”. Per la Polstrada lombarda evidentemente gli inseguimenti dovrebbero essere fatti in bicicletta. Come certamente sognano Sala e molti assessori della sua giunta. Non mi muovo più molto da casa. Quindi ignoravo che intere zone di Milano fossero diventate un continuo unico pub. Neppure con la minima distanza che un tempo veniva rispettata. Marciapiedi ridotti a strettoie per l’invadenza di dehors che mai rientreranno nei magazzini. Niente è più stabile, in Italia, del provvisorio.

CALCIO ... – Dico la verità: ho difficoltà a parlare di calcio. Nell’ultima domenica ne sono accadute di islamiche: su tutti i campi. E’ il campionato dei varisti. Loro determinano i risultati. Loro seguono le “mode”. Prima hanno fatto ridere il mondo con i “rigorini di mano”. Poi si sono incartati sui fuorigioco di millimetri. Ora è il tempo dei rigori da ripetere. Rocchi ha emanato una grida. Perché una società, di quelle che contano, si era lagnata per i danni subiti da una “invasione”. Ma ci chiedono di credere. Di credere a un campionato dove chi conduce la classifica dei rigori assegnati, risulta anche aver subito un solo rigore dall’inizio del torneo. Gli avversari di quella squadra, nella sua area di rigore, non penetrano: la circumnavigano. Modesto consiglio: metta Rocchi al VAR, varisti stranieri. Possibilmente cinesi: sono bravissimi. Ma eviti di reclutarli in Via Paolo Sarpi a Milano. In quella strada i cinesi sono tutti interisti.

Ho sentito raccontare da Max Allegri l’ennesima fiaba dell’orso (non il Nostro). La Juve tace, forse troppo impegnata in procura a spiegare di non aver commesso alcun falso in bilancio. Ma ho sentito anche John Elkan dire che “alla Juve sono state assicurate le risorse per tornare grande”. Non ci vuole la macchina Enigma, attraverso i codici della quale i nazisti comunicavano con i loro U-boot, per decrittare il messaggio del signor Exor: voglio dei risultati. Al cugino Andrea saranno fischiate le orecchie.

… E BASKET – L’Olimpia ha perso Datome e a Sassari, Ettorre la partita, dopo essere stato bastonato in Champion’s dall’ex James, al Forum. Ora Milano è seconda. Io non ho titoli per analizzare, ma un “pompatore” come Delaney raramente l’ho visto. No: non è vero. Il Tarik che giocava a Venezia, pompava di più. La Reyer risale, lentamente ma risale. Ha avuto la grana Sanders sul quale non mi esprimo per la gravità delle azioni commesse: e che sono oggetto di valutazione da parte della giustizia ordinaria. Vorrei – buona la vittoria a Reggio Emilia contro Caja (grazie ad un irreale 48% nel tiro da tre) – che peraltro qualcuno mi spiegasse come fa un allenatore (Walter de Raffaele) a valutare un suo giocatore in meno di un minuto. Cinquanta secondi: errore difensivo, panchina per Echodas per il resto della gara. Cose lituane? No, masochistiche cose veneziane.

Niente finale NCAA per il fenomeno italo-statunitense Banchero. Niente finale per il mitico allenatore di Duke che si ritirerà dalla scena. Qualcuno è stato più fenomenale di loro.

 

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