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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Cercasi smalto, disperatamente

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Lunedì 8 Giugno 2020

 

bambini 


“Ci servirebbe per andare in piazza chiedendo perché nel decreto sulla Pubblica Istruzione si sono dimenticati, ancora, dello sport che pure veniva considerato fondamentale già ai tempi di Umberto primo”.

Oscar Eleni

Dall’isola immaginaria di Beaumont dove Guillaume Musso racconta la vita segreta degli scrittori. Un francese di Antibes per farci compagnia mentre andiamo cercando lo smalto perduto che sembra invece non mancare ai procioni così abili nel difendere le vergini dai candidi manti del sistema, in questo sport corruttibile, dove ‘ignoranza è un pregio da far correre in corsia negli 800 metri che è un po’ come vedere un torero senza il toro come dice il saggio professor Romeo che, come tutti noi, aspetta Reineri al ritorno da San Diego dove ha finalmente scoperto che i zozzoni sono loro, anche se noi ci impegniamo spesso per far credere di essere i peggiori.

Vero, come diceva la splendida Ipazia greca nata ad Alessandria in Egitto, astronoma, filosofa massacrata da monaci “credenti”, che bisogna salvaguardare il diritto di pensare, perché anche pensare male è meglio che non pensare affatto. Diciamo che di questi tempi se non riesci a credere ad uno come Walesa e alla sua rivoluzione, ad uno come Paolini e al suo impegno sociale per rilanciare un teatro davvero popolare, allora devi tenerti la moglie di Insigne che per festeggiare il compleanno del suo amato campione mette in strada una Lamborghini da 200 mila euro.

Se non ti bastano i veri combattenti, adesso che siamo davvero vicinissimi all’esplosione sociale, alimentata dalle porcadas vardiadas delle televisioni che celebrano la solitudine dei ricchi e famosi davanti a chi vive in un monolocale con un paio di parenti, allora prepariamoci come si deve al calcio che riprende nei suoi templi sconsacrati, sicuri che presto torneranno in tribuna quelli che adesso passano notti violente svaligiando, accoltellando, pestando, andando a manifestazioni nero arancioni, il vero inno alla disuguaglianza: tenetevela voi la mascherina e la paura, noi viaggiamo altrove, viviamo come ci pare.

La stessa cosa che dicono i piagnoni da conti in rosso, quelli che comandano l’industria a patto che si possa guadagnare e licenziare, senza dover rendere conto a nessuno. Sì, ogni tanto ne prendono uno che portava i soldi altrove, persino in Vaticano hanno scoperto il malaffare, ma poi si torna alle facce da chiulo che vendono roba taroccata, a quelli che tengono famiglia, scoprendo che la malavita ha tutti i soldi che servirebbero per rendere meno ridicole le promesse governative, di questi politici in vendita al peggior offerente.

Ci servirebbe uno smalto migliore per andare in piazza chiedendo perché nel decreto sulla Pubblica Istruzione si sono dimenticati, ancora una volta, dello sport che pure veniva considerato fondamentale già ai tempi di Umberto primo, come ricorda Alcanterini in quel suo bellissimo viaggio nella stupidità governativa. Quell’articolo uno non lo sanno leggere, loro partono dietro la vetrata e pontificano, senza sapere.

In questa situazione, sempre senza smalto, non ci si stanca di ridere davanti a chi adesso non finisce in croce se comincia ogni discorso con “in verità vi dico”. Da Lotito a Gravina, dagli Agnelli in blocco a chi spara a raffica sulle redazioni dei giornali: brutto destino. Le prendi dai mascalzoni fuori, le prendi più forte dai tagliateste dentro.

Comunque sia siamo pronti per veder finire il campionato di calcio e questo farà venire il magone a quelli del volley che pure hanno sempre avuto mente aperta e guardato avanti, sicuramente faranno friggere quelli del basket di don Abbondio che pensa a tutto, salvando giustamente le città che contano, diciamo a caso Roma, ma si rifiuta di aiutare davvero la sua base a ritrova la strada per reclutare, insegnare, educare. Beh, nel basket chi pensa troppo lo mettono da parte.

Figurarsi se si possono ascoltare più di certi consigliori i Bianchini, i Recalcati e quel visionario di Tanjevic che, adesso ne siamo certi, ha sicuramente influenzato pure il genio creativo di Francesco Piccolo che ama quelli con tanti vizi, che inciampano, ma crede al miracolo nei momenti trascurabili. Boscia che ripropone due stranieri per squadra ricordandoci che quando eravamo così si vinceva abbastanza anche in Europa, verrà considerato eretico dalla confindustria che sta cercando una strada per fare il campionato con 16 squadre, nella speranza che salvando Roma, recuperando Torino, si possa avere tutto e persino una squadra nazionale più riposata per il preolimpico del mese del mai e del giorno che non so.

Una Nazionale che doveva vivere sui sogni poi accantonati a Cremona, ma che di certo deve alimentare la fantasia dei giovani talenti se gli arruolabili di oggi in America sembrano più motivati di quelli che potrebbero stracciare la cartolina precetto vista l’estate che passerà la NBA a Disneyland. Certo teniamoceli stretti Nico Mannion, il ragazzo Banchero che si è meritato una Gazza pagina come Paperino, il Davide Moretti che ritorna per imparare da Messina anche se deve aver saputo che un giorno, fra un trionfo e l’altro, le ha prese da mister Pi, uno che nel cortile di casa è andato bene, ma fuori non ha lasciato troppe tracce come dicono gli albi d’oro, uno che gonfiandolo quando era al Real lo ha fatto pure cacciare.

Ma dai, non lo sapevamo, così come non abbiamo mai saputo se lo Scariolo cacciato dalla Nobil Casa ha perduto il suo tocco visto quello che si è preso con la nazionale iberica, lasciando perdere le gioie della NBA, quelle, come vi dicono i principi smaltatori, sono fumo. Popovich trattava Messina, dicono, come un caro amico, non come un collega e per questo ce lo hanno rimandato bello cotto. Pieno di presunzione come sempre, ma, per fortuna, anche con qualche idea e non dispiacerebbe se davvero nella sua quadriglia rientrasse Giordano Consolini che di certo ha dato più giocatori alla serie A di tanti eroi delle nuove generazioni che hanno passato tutti gli esami, con le bande dove si parla solo spanglish, capaci di fare meglio di quel galantuomo che ancora si vanta di aver fatto cadere Prodi, con la D, per carità, ma intanto guarda il cielo dietro le sbarre che saranno anche di cioccolato, come sempre per gli italiani nel mondo, ma dicono che non è uno difficile da comprare.

Nell’isola arrivano bottiglie con dentro messaggi da leggere senza farsi prendere dalla nostalgia, anche se ci mancano. La prima bottiglia arriva da Trieste, la spedisce un certo B.T. e ricorda il genio di Korac che resisteva a tutto, persino al grande Zeravica, vero creatore, con Nikolic, della santa scuola slava, chiamandolo bosco e pesi, recalcitrante a correre troppo o a guardare al giocatore del futuro, anche perché poi ne faceva 40 e buonanotte suonatori. Korac rubato da un incidente stradale come Petrovic, morto nel sogno su una macchina che doveva essere piena e invece aveva dentro soltanto la sua grande anima e non il fratello dell’OKK.

L’altra bottiglia ci è stata mandata da quelli del gruppo Chiabotti, Bassani, Gentile, Bernardi, Tranquillo, i TNT del basket novo, prima che si riaccendesse l’osservatorio penalizzante. Volevano un ricordo per il loro canale TV di Tullio Lauro. Ci abbiamo provato con il magone che prendeva guardando indietro, una vita di amicizia senza negarci niente, anche litigate furiose come deve succedere, fratelli in tutto, dai giorni in cui ragazzini, insieme a Faina, sfidavamo i furori della Parini a Cantù o della palestra dei Pompieri a Varese, sventolando una bandiera rossa e bianca per i nostri eroi giovanili del Simmenthal rubiniano inventato da Bogoncelli prima che altri pretendenti alla corona spiegassero la differenza fra i Cuor di Leone i principi ereditari con la vista sempre offuscata al momento dei paragoni, prima dei pappagalli non refinati.

Con Tullio, unico redattore che ha vissuto la nostra presenza come direttore, era il Galeotto nel liceo degli asinelli come diceva Giando Ongaro dall’alto delle cattedre al Berchet, un viaggio splendido nell’unico regno che amavamo davvero: quello della passione a cui dedicare noi stessi. Lealmente. Con o senza smalto.

Per chiudere mentre brindiamo al Boniciolli che ha preferito Udine, croce e delizia della sua bella carriera, all’Indiana, vorremmo capire chi avverte gli italiani in trasferimento del rischio di fare solo panchina. A Milano sanno tutto cosa è successo con gli italiani, prima e dopo la cura. Ma su Djordjevic bisognerebbe almeno essere più precisi, perché se tu dici che Il Giornale lo ha fondato Berlusconi e non Montanelli che lo ha lasciato proprio quando arrivarono le truppe feltrate allora capisco che non puoi ricordare chi ha lanciato davvero in serie A Gallinari, Ale Gentile, chi ha rimesso al centro del progetto gli italiani Virtus. Peccato.

 

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