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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Sabelli, come Montella, non vede il panettone

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Sabato 21 Dicembre 2019

 

sabelli


Il presidente/AD di “Sport e Salute” – la società creata un anno fa dal Governo per riformare lo Sport Italiano [sic!] – ha presentato le dimissioni. Non sappiamo se qualcuno rimpiangerà i suoi imperiosi Ordini di Servizio: è certo però che ora bisognerà rimboccarsi le maniche e ricostruire. Chi ne sarà capace?

Luciano Barra

Fra i tanti anatemi che ci ha lasciato Giulio Onesti ce ne era uno che non vai mai dimenticato: “chi tocca il CONI, muore”. E questo in maniera diversa è capitato prima a Giancarlo Giorgetti, con una “morte” politica (per ora), e poi a Rocco Sabelli con una crocifissione lenta e inesorabile. Oggi molti giornalisti, certo più informati di me, hanno dato ampia lettura ed interpretazione dei motivi per cui si è dimesso. Sicuramente la nuova norma prevista nelle “Milleproroghe” che prevederebbe lo spacchettamento delle competenze è stato il motivo dominante, accompagnata per di più dall’evidente sfiducia che talune dichiarazioni del Ministro dello Sport Spadafora lasciavano intendere.

Io credo, invece, che ci sia stato un altro motivo, meno tangibile e – come dire – più filosofico. L’altro giorno ho visto Sabelli seduto in prima fila alla cerimonia di consegna dei Collari, correttamente invitato da Malagò, a differenza di quanto da lui aveva fatto in precedenti occasioni. Ho visto la sua espressione ed ho capito che davanti a quel tappeto rosso di grandi campioni del presente e del passato, davanti a quella moltitudine di dirigenti federali volontari, davanti a Società Sportive Centenarie, davanti ad un Presidente del Consiglio che non ha lesinato complimenti al mondo dello sport per quanto ha saputo fare ieri e sa fare oggi, il buon Sabelli si sia reso conto che la scalata alla gestione dello Sport Italiano non era così facile come lui aveva creduto.

A differenza delle aziende dove aveva lavorato prima, e che ha sempre lasciato anzitempo (anche questo, se vogliamo, è un segnale), non era sufficiente emanare continui Ordini di Servizio per impressionare e gestire un mondo che è allergico a norme restrittive e che si fonda su emozioni, amicizie, passioni, entusiasmo, partecipazione. Lui di passione ne ha dimostrata poca. In cauda venenum – nella prossimità del commiato –

ha reagito emettendo altri sei Ordini di Servizio, riccamente infarciti di burocratese, forse per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Noi di SportOlimpico, nel criticare non tanto lui quanto il suo modo di agire, non ci siamo tirati indietro, intrisi come siamo di emozioni, amicizie, passioni, il cocktail necessario per chi voglia vivere di sport e nello sport. Personalmente, grazie alla mia frequentazione con la Spagna, ho molto spesso infilzato delle “banderillas” per indebolire il toro, invero un po’ novato (parola spagnola per indicare un toro giovane ed inesperto).

Lascia tanti guasti, il Presidente/AD di “Sport e Salute” Sabelli, ed anche qualche orfano tra quanti si erano aggrappati a lui per scalare posizioni di potere. Uno di questi ha dichiarato: “Il mondo dello sport perde la persona migliore e più preparata degli ultimi 20 anni. È una brutta giornata per lo sport”. No comment.

Cosa resta? Che lezione se ne può trarre? Quello che tutto il CONI e, soprattutto, il suo presidente pro-tempore, devono capire è che la forza dello Sport è enorme e che va utilizzata come una grande ricchezza da tutelare e, soprattutto, da non lasciare al politico di turno. I nostri dirigenti volontari, la nostra periferia, i nostri atleti sono un grande patrimonio, un esercito enorme (anche di elettori, …) che nel momento di difficoltà va schierato sul campo. Ma per farlo serve convinzione, coraggio, determinazione. E, non ultimo, credibilità.

Auguri a tutti.

 

 

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