- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / La dimensione del caleidoscopio

PDFPrintE-mail

Lunedì 2 Settembre 2019

 

doha-medals

 

Amici, concittadini, prestatemi le vostre orecchie: io non sono qui per lodare i Mondali (prossimi venturi), ma per dubitarne, prendendo l’atteggiamento cogitabondo di una statua di Rodin.

 

Giorgio Cimbrico

Siamo dentro a un caleidoscopio: la disposizione casuale delle pietrine, a ogni giro impresso alla struttura, mi ha sempre affascinato, ho ritrovato quelle combinazioni cromatiche in Kandinsky, in Klee. E così mi è nato il desiderio di scrivere i nomi degli atleti e delle atlete su sassetti, su frammenti di vetro colorato, e di ruotare, ripetendo l’esercizio gara per gara del programma di Doha (nella foto, le medaglie). Nella sua insensatezza può essere la modalità più sensata per ottenere un buon pronostico. Il caso è l’unica unità di misura. E lo spirito della lampada, servizievole se preso per il verso giusto, è irraggiungibile.

Sto pensando al salto in alto, sprofondato in un passato da buon racconto di fantascienza (Dwight Stones e Dietmar Moegenburg sembrano ottimi pretendenti e a una qualificazione, nel caso di licenza ottenuta dal paese delle ombre, potrebbe puntare Valeri Brumel) e prendo in seria considerazione anche i 100 senza un favorito sicuro (meno non venga data via ibera a Coleman), senza piazzati su cui puntare a occhi chiusi.

Ho scritto qualcosa al riguardo solo pochi giorni fa e mi scuso per non aver citato Marcell Jacobs (sette centesimi davanti a Pippo Tortu), Jimmy Vicaut (mai un cuor di leone …), De Grasse in progresso e il cinese Xie che ha preso il posto di Su. Agli inizi della prossima settimana, qualche indicazione verrà da Europa-USA a Minsk, ma solo in chiave vecchio-continentale e, diciamolo, azzurra: gli americani non hanno rispettato la riedizione dei vecchi scontri tra titani. Scorrere i nomi della loro selezione lascia perplessi. Bene o male seguo quel che capita in giro per il mondo e a prima vista posso dire di aver notato solo il nome di Brianna Rollins, ora McNeil, che sarà eccellente avversaria per Luminosa Bogliolo, in cerca di una collocazione attorno a 12"70.

Il caleidoscopio gira, creando composizioni inusitate, sorprendenti. Daniel Stahl, frigorifero svedese montato su gambe, vincerà il disco dall’alto del suo fitto rafficare oltre i 70 metri a inizio stagione? Ed è scontato che la regolarità di Sam Kendricks negli azzurri spazi verrà premiata? Amici, concittadini, prestatemi le vostre orecchie: io non sono qui per lodare i Mondali, ma per dubitarne, prendendo l’atteggiamento cogitabondo di una statua di Rodin.

E’ giusto dire che per i 400 ostacoli il caleidoscopio si trasforma in una piccola urna che contiene un paio di palline. Palla bianca, Krasten Warholm, palla nera Rai Benjamin. In Qatar sperano di inserire anche una palla amaranto: un Abderhamman Samba nella condizione 2018 e di inizio 2019 può garantire che il banco possa saltare. Al Letzigrund ci si è andati magnificamente vicini: per 14 centesimi un europeo, un elettrico norvegese, non è tornato a impadronirsi del record del mondo a mezzo secolo abbondante da David Hemery e il senegalese Amadou Dia Ba non è più il “miglior perdente” della storia. Traduzione: Warholm 46"92, Benjamin 46"98. E’ passato qualche giorno ma provo ancora le stesse vibrazioni di quando ascolto le note, quasi selvagge, delle sonate per violino solo di Bach.

Prima di tornare a impugnare quella specie di cannocchiale che non inquadra né ingrandisce nulla se non combinazioni possibili, devo ammettere che qualche gara scontata c’è: i 200 di Noah Lyles (direi che l’esuberante giovanotto della Florida ha tre metri di margine) e i 400 di Shaunae Miller, che ha gambe troppo lunghe per temere la corsa compatta e composta di Saiwa Naser, e l’alto di Mariya Lasitskene russo-caucasica del piccolo Kabardino.

Agitare il tubo e ascoltare il rumore dei sassetti, come gli stregoni Sioux facevano con la borsa piena di ossa di lupo: il mezzofondo, corto o lungo, è una sequela di incognite a parte la distanza che verrà scelta da Sifan Hassan (1500 o 5000 per lei pari sono) che già era forte, ma da quando si è spostata in Oregon è diventata fortissima, dagli 800 alla mezza maratona.

Direi che come introduzione possa andar bene. Da qui al 27 sarà bene trasformare il caleidoscopio nel telescopio di Monte Palomar.

 

Cerca