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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Civilta' sportiva in versione British

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Martedì 22 Maggio 2018

british m. 2


Che fine ha fatto il Museo dello Sport italiano? Qualche modesto suggerimento per il ministro prossimo venturo.


di Giorgio Cimbrico

Le collezioni del British Museum (stazioni della metropolitana consigliate, Russell Square o Holborn) si sono arricchite con la scarpe di Mohamed Salah, esposte nella galleria egizia, sotto la statua colossale di Ramses II. Ingresso libero, gradita una donazione. A una cinquantina di metri dalle calzature dell’attaccante del Liverpool (ex Fiorentina, e Roma), i marmi Elgin, quelli del Partenone per intenderci, meritano sempre una commossa visita. Con una passeggiata non impegnativa o dopo tre fermate di metro (stazione Leicester Square), sempre senza metter mano al borsellino, è possibile vedere altri interessanti esempi: alla Nationa Portrait Gallery accanto ai ritratti dei reali antichi e moderni, di Churchill, Lawrence d’Arabia, Kipling, William e Kate, etc etc, ecco gli omaggi a dame Kelly Holmes, a Steve Backley, a Paula Radcliffe, a David Beckham. Anche in questo caso ecc- ecc. sinché ne volete.

Lo sport, i suoi protagonisti sono parte della storia, dell’orgoglio nazionale. Una modesta proposta al prossimo ministro dei beni culturali: un simbolo delle nostre atletiche imprese (il disco di Consolini, le scarpe di Berruti e di Sara Simeoni) in una delle sale di Palazzo Massimo,magnifica raccolta di statuaria romana nei pressi della stazione Termini.


Mentre in Italia ci si accapiglia per la candidatura ai Giochi invernali del 2026, la Francia ha messo le mani su due appuntamenti che coincidono anche con formidabili anniversari: 2023, Mondiali di rugby che cadono a 200 anni dalla nascita del gioco, attribuita al giovinetto William Webb Ellis che corse in meta dopo aver afferrato il pallone con le mani; 2024, Giochi Olimpici a Parigi, a un secolo dalla indimenticabile edizione di Abrahams e Liddell, Nurmi e Weissmuller.

Non sono riuscito a scovare un episodio da celebrare in occasione della sessione Cio del 2019 a Milano. Forse è un evento così importante che si celebra da sé, senza ricorrere per forza alle ragnatele del passato.

Con il 9 finale mi è venuto in mente solo il 1929, inizio della Grande Depressione. Un paio di amici sono andati a Bilbao per la finale della Champions di rugby. A Bilbao il rugby non esiste ma lo stadio, il San Mames, la cattedrale dell’Athletic, è bellissimo ed è una delle pietre su cui è stata ricostruita l’immagine della città che attrattiva non era. Ovviamente era pieno zeppo di irlandesi e di francesi che devono aver fatto circolare un bel po’ di denaro. Dopo la costruzione della prima sede esterna della collezione Guggenheim – edificio sghembo, firmato Frank Gehry – è iniziato il rilancio della città basca.

Più o meno quel che hanno fatto a Valencia, passata da insignificante città di transito a luogo molto trendy. Mi scuso per il trendy, ma se dicevo che fa tendenza era anche peggio. Nel teatro, costruito da Santiago Calatrava in forma di gigantesco elmo, hanno prodotto la Tetralogia di Wagner, regia della Fura dels Baus,quelli della magnifica cerimonia d’apertura a Barcellona ’92. Che significato ha Wagner a Valencia?

Il significato di una sfida riuscita, di cui ha parlato tutto il mondo. In tutto questo non vuole esserci alcun intento moraleggiante o polemico. E’ solo una piccola collezione di fatti, registrati in un mondo in movimento, una dimensione in cui ci si affida a persone di valore, colte, coraggiose, capaci di disegnare uno scenario, ritoccarlo, svilupparlo.

Per il momento è tutto.

 

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