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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / "Caro Tiresia, dicci tu come difenderci"

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Martedì 24 Aprile 2018

tiresia 2

Non ci resta che ricorrere agli aruspici per poterci districare in un mondo dove a comandare sono sempre gli "altri".

di Oscar Eleni

Dal teatro di Siracusa per capire come sarà Andrea Camilleri in scena nei panni di Tiresia dissoluto ermafrodita ed indovino che ha stimolato la fantasia di ben 63 autori. Lo sport italiano lo ha chiamato in aiuto. Serve un cieco per vedere cose che sfuggono ai padroncini del vapore, gente che ha chiesto asilo politico ai Tupinambà dell’Amazzonia dove le lacrime non esprimono dolore, ma cordialità. Il rogo per Allegri e la Juventus che si è gemellata con l’Armani basket, padrone di tutto, ma la sola prepotenza non basta, non dovrebbe bastare, spento sul fischio inglese al Bernabeu si riaccende come le sigarette negate a Sarri.

Il Napoli indietro di un punto a 4 turni dal gong sembra avanti di 10. Un po’ come la Reyer che sembra avanti rispetto all’Olimpia dove l’abbondanza in armeria manda in confusione chi deve poi distribuire le pallottole, come si è visto a Brescia.

Avrebbe bisogno dei consigli di Tiresia il Malagò uno e bino, fra le patate bollenti di un calcio che prende a calci tutti quelli che vorrebbero almeno risanarlo moralmente, ma poi ti senti stordito dal fischio del Nicchi che vorrebbe spaventarci dicendo che senza arbitri nei governi si tornerà a calciopoli. Certo se fischiava così anche in campo si capisce perché tutto va un po’ a rovescio.

Un cieco a palazzo per far aprire gli occhi a chi non ha mai letto Marco Aurelio: lo sport agonistico assomiglia più alla lotta che alla danza, perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti. Non lo hanno fatto Juventus ed Armani, tutte due fulminate nel supplementare, tanto agognato dai bianconeri a Madrid, i primi dal colpo di testa del super atleta Koulibaly, i secondi dal tocco magico dell’artista Landry che ha incendiato il ferro colpito dal generoso Ortner che fa ancora la sua figura fra i nuovi cavalieri di uno sport come il basket che si vanta con tutti di essere diverso, sapendo di esserlo ma non per la bellezza di quello che propone, anche se poi i cantori del sistema, a turno, nei finali con un po’ di sugo, vi dicono che non esiste spettacolo migliore.

Lo fanno quelli del calcio, da sempre, gente che preferisce dieci cross sbagliati a qualsiasi altra cosa. Ve lo cantano in coro quelli dell’hockey su ghiaccio adesso che tutti si sono accorti dell’impresa di Bolzano che, guarda un po’, riunifica nel nome del disco chi voleva dividersi. Ce lo raccontano se ti vedono sbadigliare quelli della pallavolo, gioco sublime per nervi affilati, mondo con tante belle idee, tutte le cose migliori, poi imitate da altri, basket in testa, vengono da queste arene anche se poi capita che a Modena cucinino un allenatore bulgaro che pure a Trento aveva stravinto.

Non volendo immaginare le cose come le giudicano i prepotenti, cercando di vedere come sono effettivamente dopo aver scoperto che anche se lavori benissimo arriva il “furbo” dell’economia che ti manda a casa, è successo purtroppo anche in Gazzetta dove ha perso il posto di vicedirettore il Zappelloni che aveva così ben onorato il ruolo e il suo giornale. Ce ne siamo accorti un po’ tardi. Persino i “feroci” comitati di redazione si sono fatti vivi dopo due giorni. Così tanto per far sapere che non era bello quello che avevano visto fare all’amministratore in rosa. Caro Tiresia dicci tu come possiamo difenderci. Lo chiederà Allegri se dovessero dirgli prego si accomodi o, magari, Gattuso se gli faranno sapere che il triennale appena firmato era tutto in cinese e conteneva clausole limitanti in caso di mancata eurozona.

Nel basket siamo già oltre, hanno cacciato anche allenatori che hanno vinto scudetti, figurarsi se si preoccupano di un cieco che invita tutti a fare un po’ di attenzione. Lo avevano detto anche ai padroni di Napoli e, soprattutto della bella Roma che fu regina dell’EUR in epoca bianchiniana e ora è fra i calcinacci di viale Tiziano a giocarsi la permanenza in A2 proprio con la città che domenica notte ha aspettato sveglia il ritorno degli eroi del pallone da Torino.

Senza farlo sapere ai Lotito del sistema basket, ce ne sono, salutiamo con affetto Trieste, prima ad Est e Casale, prima ad Ovest. Le migliori, ma ora nel crogiuolo dei play off.

Nella massima serie fra i canestri invece solo cinque sicure di andare alla seconda fase, Venezia, Milano, Brescia, Avellino e Trento. Per le altre il tormento di dover chiedere ai Tiresia del sistema se avranno un vero domani dopo aver sprecato un vero presente come potrebbe capitare a Sassari o, magari, alla stessa Virtus Bologna che proprio nella volata finale si è trovata senza cannoni, per infortunio, ma anche per cattiva coscienza di qualcuno sul campo.

Se la gode la lega lombarda, niente paura, Salvini non c’entra, squadre piene di stranieri e italiani usati solo in caso di necessità come negli atterraggi di emergenza direbbero i pretoriani della repubblica italiana nelle coorti di Armani, eh sì, la nuova Lmbardei è la regione che ai play off potrebbe mandare ben 5 squadre se Cremona dovesse ritrovare le mani sante che hanno liquidato una Brindisi che sta finendo peggio di come aveva cominciato.

Lombardia felix anche per il ritorno in serie A del Geas femminile di Sesto San Giovanni, ex Stalingrado d’Italia, nell’anno delle commemorazioni europee. Ora si spera che ci siano anche i soldi per onorare l’impegno.

Pensieri cupi, nei giorni del lutto per aver saputo da amici bolognesi che chiuderà il mitico ristorante Diana, la fondazione Porelli potrebbe stanziare qualcosa per avere il tavolo che era dell’avvocato ai tempi in cui dire “noi siamo noi” aveva davvero un senso.

Ve ne abbiamo dette anche troppe dal ripostiglio del teatro del maestro che “odia Montalbano” soltanto perché l’editore (sono tutti così, caro Tiresia, anche quelli più illuminati) lo obbliga a scriverne con il commissario al centro, perché in questo modo aumentano le vendite degli altri lavori dello stesso autore.

Meglio allora le pagelle ...

... per il respiro vivo di chi ama le cose in breve:

10 Al professor DIONIGI, ex rettore dell’università di Bologna, e ad ESPOSITO allenatore, forse ancora per poco di Pistoia, perché ogni scritto del geniale pesarese che ama il basket e l’umanesimo, ogni intervista del diablo nato nel regno casertano di Tanjevic, Maggiò e Sarti, ci permettono di credere che non tutto è perduto. Il basket ha le sue anime benedette.

9 Alla presidentessa di Brescia, la sempre sorridente Graziella BRAGAGLIO perché lo scudetto di questa stagione è già suo, comunque vadano i play off. Ha costruito qualcosa intorno ad una bella squadra senza dimenticare Pedrazzini o Sales. Quello che molti suoi colleghi hanno fatto da ingordi per fare i bulli sul quadrato di zucchero filato che si sono inventati.

8 A Toto BULGHERONI per aver difeso l’idea di una Varese che con Caja e Coldebella ha trovato la nuova dimensione pur avendo limitate risorse economiche. Ci voleva fede, bisogna conoscere, saper trasmettere e avere uno come lui nel consorzio è garanzia per un domani con qualche certezza che va oltre il meritato play off.

7 Al GEAS femminile che ha ritrovato la strada della serie A smarrita soltanto quando le casse erano vuote. Le idee, la scuola, lo stile, non sono mai mancati e adesso si spera che trovino anche il sostegno per tornare ai tempi in cui erano padrone d’Europa.

6 Al trio MARTIN-ODOM (Cremona) e BURNS (Cantù) migliori per valutazione insieme ad Hogue di Trento e al ritrovato BAMFORTH di Sassari, ci piacciono questi giocatori che combattono e non pensano soltanto a loro stessi. Non sempre, ma spesso.

5 Al CAMPIONATO UNDER 20 che nel fine settimana al Ruffini di Torino assegnerà lo scudetto tricolore per l’ultima volta in questa categoria che da tempo è considerata anacronistica. Tanto per la cronaca fra le 8 finaliste tre sole società di serie A, Venezia e Pesaro e Virtus Bologna. Vi dice niente?

4 Alla PESARO abbandonata anche dalla fortuna che si dibatte sul fondo classifica con tante possibilità di scendere in A2. Non bastano le preghiere di chi ha vissuto l’età dell’oro, serviva l’oro molto prima. La speranza è che la caduta rinfreschi l’aria ridando forza ai pochi credenti rimasti.

3 A REGGIO CALABRIA che lascia la serie A2 dopo il disastro finanziario che l’ha fatta penalizzare in classifica. Era terra quasi benedetta per il basket, ora dovrà ricominciare tutto da capo. Doloroso.

2 Al KUZMINSKAS che troppo spesso si assenta dalla lotta con la maglia dell’Armani che sembrava cucita su misura per lui il giorno in cui arrivò come bonificatore in un ruolo che, per la verità, non era il suo, ma la gente a servizio nega l’evidenza. Certe amnesie stupiscono, ma forse nessuno conosce la lingua di questi campioni per spiegare cosa c’è oltre ai trofei vinti in passato.

1 A VITUCCI se si lascerà deprimere da questo finale proprio incolore, purtroppo non indolore, di una squadra che era scarsa con Dell’Agnello e che rimane povera di troppo cose e non soltanto per la povertà di bilancio anche adesso. Lui è stato bravissimo a portarla alla salvezza, ma ora, per restare, deve chiedere garanzie vere.

0 A VENEZIA ed AVELLINO che si sfideranno per la coppa FIBA, il quarto torneo europeo, dandoci l’illusione che il movimento abbia davvero svoltato. Bravissime loro, società da imitare, Venezia, poi, fra uomini, donne, settore giovanile è davvero la nostra numero uno, ma cara gente ci rendiamo conto dove verranno ospitate queste finali, parliamo dei palazzetti soffocanti, sarà questa la vera fotografia che purtroppo rivedremo nei nostri play off. Detto questo viva Venezia, viva Avellino.

 

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