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I sentieri di Cimbricus / Ranking: non c'e' spazio per i bucanieri

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Domenica 5 Novembre 2017

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di Giorgio Cimbrico

“E avremo perduto i sapori: il pane rustico, caldo e amaro; il tè verde speziato col cardamomo; l’uva che facevamo raffreddare nella neve, e le noci e le more secche che masticavamo per difenderci dal mal di montagna. Né ritroveremo l’aroma dei campi di fagioli, il dolce resinoso profumo del legno di deodara o l’afrore di un leopardo delle nevi a quattromila metri. Mai più, mia più, mai più”. Vai a spiegare il perché ma quando la IAAF ha annunciato con fierezza che presto, molto presto, tutto verrà governato dal ranking, ho pensato a Bruce Chatwin, alle sue ultime parole della prefazione per “La via per l’Oxiana” di Robert Byron. E il perché l’ho capito da solo.

Non era tanto difficile: con il ranking verranno spazzati gli odori, i sapori, i profumi, le puzze, le luci, le ombre, le maschere, i pugnali, i sospetti, gli interrogativi, e tutto sarà meravigliosamente ordinato, di facile e rapida comprensione, e oggi quando una cosa è ben impaginata e di facile comprensione è più facile venderla, e in questo modo farsi anche comprare. Ma questo è un altro risvolto e per il momento è meglio lasciar perdere.

E così ho cominciato a pensare, in modo abbastanza disordinato, e mi sono chiesto quanti punti avrebbe raccolto per il ranking Henry Rono nel suo giro del mezzofondo in 80 giorni: il quarantesimo anniversario dista soltanto pochi mesi e varrà la pena celebrarlo. A occhio, credo non molti perché i record delle siepi e dei 5000 vennero in competizioni universitarie, quello dei 10.000 in una gara a inviti, a Vienna. I 3000 gli avrebbero fruttato di più: il meeting del Bislett faceva parte del grande giro. Oggi un po’ meno. Tutto passa, dicono i francesi.

Non ci sarà più spazio per i bucanieri, per i gentiluomini di fortuna, per gli inattesi, per gli inventori di risultati portentosi. Alla parola “inventori” in questo caleidoscopio confuso si fa largo Igor Ter Ovanesian – una goccia d’acqua con Walter Mathau, armeno come lui – che respirando aria molto fine e molto caucasica decise che quella molla umana di Robert Emmian avrebbe potuto andare lontano. E lì per lì organizzò una garetta e Robert saltò 8,86. Igor, detto il principe, aveva ricordi, esperienze: 8,35 nella preolimpica di Città del Messico, nel ’67, un nullo di un’unghia a 8,67 a Leninakan, in un campionato sovietico in altitudine, per simulare i Giochi che stavano arrivando.

I patrimoni costruiscono le intuizioni. Noi, giovani, aspettavamo queste notizie mirabolanti come il volo di Astolfo, prive di particolari che pensavamo noi ad arricchire con fiabesche invenzioni, cullandole con l’attenzione dovuto a creature divine, con l’affetto per qualcosa che sentivamo nostro e che dividevamo con gli altri membri di quest’ordine cavalleresco che non ha mai avuto un preciso riconoscimento.

Ora rankizzati. Nel segno dell'ordine, dell'inquadramento numerico, di un'atmpsfera sempre più asettica, con un languore doloroso per risultatyi che venivano da posti chimicamente e ventosamente sospetti. Che l'età dei centauri, delle walkirie, dei figli illegittimi generatyi in qualche scappatella dagli dei e da qualche compiacente nereide fosse finita, lo sapevamo già, non siamo del tutto idioti, ma finire così, in un aggiornamento febbrile di numeri, in una geometria di parametri, spinge ad aprire qualche vecchio libro, pieno di foto bianco e nero, per finire a farsi altre domande; il pellerossa Billy Mills avrebbe avuto i punti per andare ai Giochi di Tokyo?

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