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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / "Il sonno della ragione genera mostri"

Mercoledì 25 Ottobre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Un grande poeta chiamò la nostra vita una terra desolata, un altro definì gli orrori a cui stava assistendo l’età dell’ansia. Oggi sarebbe interessante incontrare Eliot e Auden e chieder loro un’interpretazione del nostro mondo, dello svuotamento progressivo che chi comanda ha imposto, impadronendosi di un’umanità sempre più malleabile, imbelle, e così pronta alle reazioni più irrazionali, alle scelte più violente, ai gesti più ciechi, alle tribalità più ottuse. Ieri, dopo gli adesivi di Anna Frank, un bis della giornata della memoria: i gesti, i suggerimenti, i commenti del mondo del calcio e di quello della politica – in Italia spesso vasi convenientemente comunicanti – hanno offerto una formidabile serie di banalità.

Difficile dire chi abbia avuto la meglio: la stella di David suggerita da Renzi, i pellegrinaggi ad Auschwitz promessi da Lotito, l’immancabile e originalissimo “Siamo Tutti Anna Frank” del direttore di Repubblica, i brani del Diario letti prima delle partite, i libri regalati ai bambinelli che, con isterico orgoglio delle famiglie, vanno in campo, una manina nella manona di un giocatore che spesso non li degna di uno sguardo?

Tutti evitano di parlare delle radici, dell’organizzazione del tifo incoraggiata dai club, del trattamento di favore di cui capi e manovalanza hanno goduto e godono, dell’appartenenza diventata “mestiere”, dei traffici di biglietti trasformati in commercio di droga, dei legami con la criminalità, dell’esistenza mai estirpata di gruppi dell’ultradestra.

Negro, ebreo, zingaro, terrone, frocio: sono le formule magiche che provocano la scoperta dell’intolleranza, che attivano lo sdegno a comando, con i suoi rituali, con le sue parole vuote, con il varo di gesti affrettati che dureranno una domenica e che scateneranno naturalmente un’onda di applausi, prima che la risacca del consueto riprenda il sopravvento. E così sentiremo e leggeremo di curva chiusa, di Daspo, di trasferta interdetta, come se tutto questo non possa essere aggirato.

E torneremo sempre da capo e dovremo ascoltare chi dirà “ma ora parliamo di calcio giocato”, come dopo essersi tolto velocemente un peso e un obbligo, e, a seguire, potremo sapere tutto di fair play finanziario, di ridiscussione dei diritti, di stati generali. E ci accorgeremo che il mondo del calcio italiano pratica le stesse trame del dramma, dell’opera: il potente, cattivo ma all’apparenza irreprensibile, il consigliere malvagio, i sicari (“ecco il terzo assassino”, Riccardo III), il popolo che assiste, impotente, magari consenziente nel diventare vittima in un sistema che non prevede redenzione.

E’ una visione cupa che scavalca con irrisoria facilità lo smisurato recinto del calcio, dei suoi riti, dei suoi officianti, per calarsi nella realtà corrente, nella vita o nel simulacro in cui si è trasformata. Negro, ebreo, zingaro, terrone, frocio sono tutti quelli che possono dare fastidio alle nostre vuote abitudini, ai nostri credo senza più un valore, che possono minacciare quel mondo virtuale che per molti è diventato un rifugio o la realtà stessa.

La terra desolata è diventata la terra dell’odio, l’età dell’ansia è diventata l’età del sonno della ragione, quello che genera mostri. Vallo a spiegare a quelli che hanno fatto gli adesivi, vallo a spiegare a chi ha in mano il potere.
 

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