- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve / Resuscitato il ricordo del bel tempo antico

PDFPrintE-mail

Lunedì 23 Ottobre 2017

arese-fiasco

di Vanni Lòriga

Valeva veramente la pena marciare mercoledì 18 ottobre da Roma a Milano per partecipare alla presentazione del libro “Divieto di sosta - Storia e vita di un campione raccontata da Gianni Romeo, Franco Fava e Fabio Monti con presentazione di Gian Paolo Ormezzano”. È il racconto di cosa Franco Arese abbia fatto come atleta e dirigente e nella qualità di imprenditore in un arco di tempo che supera il mezzo secolo. Ne valeva la pena perché insieme al prezioso volume ci è stato offerto un vero “Album Panini” con una incredibile collezione di figurine in carne ed ossa. A salutare il festeggiato sono giunti, un po’ da tutto il mondo, campioni che ci hanno fatto rivivere anni di gloria e di felicità. Accanto ad una qualificata rappresentanza di cursori e tecnici finnici (su tutti Lassen Viren, quattro ori olimpici) eccoci a sfogliare l’album dei ricordi con i campioni di casa nostra. (Luglio 1972, davanti ai 70.000 dell'Olimpico: Franco Arese con Marcello Fiasconaro).

E chi, fra gli invitati, è giunto prima degli altri sul palcoscenico della vita ha sicuramente un patrimonio di memorie di maggiore estensione e contenuti. Nel rivedere tanti volti abbiamo ripassato alla moviola alcuni dei momenti più gratificanti ed ardenti del nostro passato. Senza andare troppo lontano ecco Livio Berruti che ci trasporta al 1956, vincitore nel torinese Campo Ruffini della finale studentesca dei 100 metri. Con la maglia del Ginnasio Liceo Camillo Benso conte di Cavour prende la lunga rincorsa verso l’oro di Roma.

Ma prima dei Giochi italiani ci sono quelli australiani di Melbourne e mi rivedo a braccetto con Gianfranco Baraldi e con nostri amici che non ci sono più, dal Generale Enzo Lombardo al “Banchiere di Dio” Gianmario Roveraro. Li salutiamo con la nostalgia dell’impossibile e siamo sulla pista dello Stadio Olimpico romano. Nel giorno del Signore 3 settembre 1960 lo studente ammirato a Torino domina il mondo delle velocità. Il più rapido di sempre sul mezzo giro di pista.

arese-franco 2

La sua falcata è fluida con la forza dell’eleganza. Ne resta ammirato fra gli altri un ragazzo di 16 anni che rimane estasiato anche da un’altra impresa, quella dell’australiano Herb Elliott che sul miglio metrico vola al trionfo ed al primato mondiale. Il sedicenne si chiama Francesco Arese da Centallo nella “Provincia Granda”. Promette a sé stesso di imitarlo e ci riuscirà. La sua carriera è luminosa, con una parabola che, inerpicandosi sempre più verso l’alto, tocca i vertici nel 1971.

Anno in cui detiene tutti i record nazionali dagli 800 ai10.000 metri; che festeggia il Ferragosto con il titolo europeo proprio nella gara di Elliott e che conclude stappando lo spumante di San Silvestro con un brindisi che dura 42.195 metri, quelli della Maratona. Per sapere tutto su una per certi versi inimitabile carriera leggetevi il libro, edito dall’Editoriale “Correre”. Ritengo però doveroso aggiungere qualche testimonianza personale sulla vita atletica di Arese.

Il primo servizio come inviato speciale del Corriere dello Sport mi viene affidato il 20 agosto 1967 per l’incontro Italia-USA-Spagna allo Stadio dei Pini di Viareggio. Franco batte tutti con il record italiano di 3'40"5. Pasquale Stassano, l'indimenticato “dottor sottile”, lo abbraccia e suggerisce allo speaker di sottolineare come, in un raffronto indiretto con l’Inghilterra ci troveremmo in vantaggio. L’annunciatore era in quella occasione Luciano Barra.

A pagina 100 del “Divieto di sosta” si racconta una delle poche delusioni nella carriera di Arese. Agli Europei di Atene (Stadio Karaiskakis, 20 settembre 1969) il grande favorito … “si presenta in pista pallido e con lo sguardo perso. È terribilmente emozionato. Nella finale viene inghiottito …” e si classifica all’ottavo posto. Non si spiega il perché. Ce lo racconta lui stesso dopo la gara. Si era profondamente demoralizzato nell’aver visto Paola Pigni, favoritissima e primatista del mondo, cedere inspiegabilmente nell’ultimo rettilineo. Ma pochi giorni giungono i primi segnali di una sua resurrezione. A Siracusa si disputa un meeting promosso da Concetto Lo Bello e Franco, pur battuto di misura dal polacco Szordywkosky, dimostra di essere uscito dal tunnel, ormai lanciato verso i meravigliosi anni 1970-1971 quando, assieme a Martin Liquori, fu tra i migliori al mondo.

Altri particolari curiosi. Nel corso dei campionati universitari 1979 Arese spiega al Ministro della P.I. Riccardo Misasi perché lui e gli altri studenti degli ISEF Statale e pareggiati fossero contrari ad un “Decreto Fregatura” che con un corso di tre mesi vedeva subentrare in ruolo, con tutta l’anzianità, i supplenti non diplomati. Si sussurrava che la consorte del Signor Ministro fosse della partita.

Un episodio interessante è legato all’arrivo di Franco Bettella alla SNIA di Varedo. Spuntò dalla nebbia che a quei tempi era stanziale in Pianura Padana: per la sua barba fluente e l’aspetto ieratico fu scambiato per un Profeta. Ma si sa che quelli non girano con il colbacco… Ma profeta fu negli allenamenti. Sottopose il giovane Arese ad un singolare test: 100 volte i 150 metri con intervallo di un minuto. Alla fine sentenziò: “Tu diventerai un campione!” E Franco rispose: “Se sopravvivo, è probabile!”

Conclusione. Diceva il “Divino” (Inferno V; che non c’è “nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”. Sentimento che può essere letto con angolo prospettico diverso. Non sarà che la nostra maggior ricchezza sia stata quella di aver vissuto tanti anni da “poveri ma belli”? Oppure che adesso siamo poveri e rimpiangiamo i tempi felici? Quali? Quelli che abbiamo ricordato incontrando fra gli altri Laura Fogli, Livio Berruti, Giuseppe Gentile. Sergio Ottolina, Marcello Fiasconaro, Gianfranco Baraldi. Venanzio Ortis, Stefano Mei, Beppe Cindolo, Carlo Grippo, Francesco Panetta. Giuseppe Gerbi. Gianni Del Buono, Renzo Finelli, Renato Dionisi, il “Trio Damilano” e finalmente Abdon Pamich.

Con lui abbiamo fatto la marcia da Roma a Milano, pensando a quella tutta d’oro su Tokio che venne disputata proprio 53 anni fa, il 18 ottobre 1964. E rispettando il rito dei genetliaci comunico che ho ultimato di scrivere queste righe sabato 21 ottobre. Esattamente 47 anni dopo che Franco Arese tentò il record degli 800 metri sulla pista dello Stadio Sant’Elia nell’intervallo della partita di Coppa dei Campioni tra Cagliari ed Atletico Madrid. “Ma che c’entra?” potrebbe obiettare qualche attento lettore “allora i Presidenti erano Primo Nebiolo per la Fidal ed Andrea Arrica per i Sardi!”

E allora, direte? Bravo. Forse c’entra.
 

Cerca