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Cinque Cerchi / "Losanna, abbiamo un problema. Anzi due"

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Venerdì 20 Ottobre 2017

innsbruck 2026 2

di Gianfranco Colasante

Non so se a Losanna se ne sono accorti. Ma hanno un problema. Anzi, a ben vedere, pare che ne abbiano almeno due (se non vogliamo conteggiare anche il doping). E di non lieve entità. Il primo concerne la corruzione, tornata negli ultimi mesi a livelli pre-2000. Tanto che Thomas Bach ha appena deciso di stilare una impegnativa di 27 pagine da far sottoscrivere ai membri del Comitato, vecchi e nuovi ("Ethical Principles Document"). Una sorta di breviario della buona condotta morale che dovrebbe fare argine alla tentazione, sempre in agguato di questi tempi. E alla quale, pare, non hanno saputo resistere in molti, chi direttamente (candidature olimpiche), chi transitando dalle federazioni internazionali (FIFA e IAAF per prime). Qualcuno è finito in carcere, qualcun altro è in attesa di andarci. Ci torneremo. Ma oggi ci preme fermarci sul secondo, il rifiuto di Innsbruck e del Tirolo a candidarsi per i Giochi Invernali 2026. Un vero schiaffo per il CIO.

Sembrava la soluzione più appetibile, la ciliegina dopo la trovata della doppia assegnazione estiva. Quella in grado di mettere tutti d'accordo. Non è andata proprio così. Dopo aver ospitato i Giochi del 1964 e del 1976, oltre ai Winter Youth Games del 2012, adesso il 53,35% dei cittadini di Innsbruck e dintorni che hanno espresso il loro voto hanno detto NO al 2026. Commentando il gran rifiuto, Rich Perelman sul suo documentatissimo blog ha titolato: "Anche a costo zero i Giochi non valgono la candela" (libera traduzione per "Even a zero-cost Games isn't worth the hassle"). E per spiegarlo fa un po' di conti.

Il budget proposto dai promotori di Innsbruck consultabile all'indirizzo
http://dev2.p8.eu/html/olympia/studieninhalte.php  (una buona abitudine da introdurre presto anche da noi: quando parlate di organizzazioni, fateci sapere come intendereste spendere) - zona che, proprio per i suoi precedenti può contare su impianti già perfettamente funzionanti, annualmente collaudati da decine di prove delle varie Coppe del Mondo -, era di appena un miliardo e 300 milioni di euro, con un coinvolgimento di fondi pubblici non superiore al 10%. Cifra sulla quale andavano ad impattare le provvidenze CIO come risultano dallo schema messo a punto dal Protocollo Candidature 2026.

In qualche modo, ad alleviare gli sforzi dei promotori, per gli Invernali il CIO è disposto a contribuire con:

- 452 milioni di dollari provenienti dai diritti televisivi
- 200 milioni di dollari quale quota dalle sponsarizzazioni
- 190 milioni di dollari per l'utilizzo del segnale (broadcasting)
- 83 milioni di dollari come assistenza generale

Inoltre gli organizzatori consideravano un altro miliardo da raggranellare tra marketing, vendita dei biglietti e risorse di vario genere. Tanto che si poteva addirittura pensare, come nota Perelman, ad un utile di circa 500 milioni di dollari. Come finora è accaduto solo per Los Angeles 1984 grazie ad una organizzazione totalmente privata. Considerazioni che però non sono bastate a convincere i cittadini di Innsbruck e del Tirolo, per i quali gli sport della neve restano un fatto connaturato. Perché?

Giochi Invernali? No, grazie.

Una domanda interessante. Il rifiuto delle vocazioni olimpiche sembra ormai una febbre contagiosa. Anche la svizzera Sion ha molti dubbi ed ha posposto per ora il suo referendum, ma lo farà. Mentre negli Stati Uniti - pur suggestionati dall'ipotesi di un ticket invernale 2026 con LA 2028 - i dubbi tra Denver, Salt Lake City e (perchè no) Reno, superano largamente le certezze. Tanto che, come ha fatto notare, senza tanta diplomazia, il presidente del Comitato Organizzatore di Los Angeles, Casey Wassermann, "una candidatura invernale americana sarebbe molto complicata".

Non voglio a questo punto credere a una possibilità concreta per Milano, visto che più volte Bach ha ripetuto la necessità di riportare i Giochi Invernali nelle loro sedi naturali, non nelle città ma sulle montagne (in questo senso la scelta di Pechino per il 2022, con i suoi insoluti problemi di innevamento, non va proprio in tale direzione). Tanto più che il "modello EXPO", tanto a sproposito evocato a sostegno, vacilla. Dopo la rivelazione dei 194 milioni di fatture non ancora pagate, è di queste ore il rilievo dell'anticorruzione di Raffaele Cantone sugli appalti finanziati con fondi EXPO tra il 2010 e il 2015. Con relativa trasmissione degli atti a tre Procure. Vedremo come finirà.

Ma il tema Giochi Invernali agita molti sonni e pochi sogni. Un altro blogger molto seguito, il giornalista Alan Abrahamson, nella scorsa settimana ha fatto il punto proprio sulle rinunce a pioggia che si abbattono sugli Invernali. Per l'edizione 2022 sono state addirittura sei le località che hanno detto NO. A seguito di un referendum hanno fatto un passo indietro Monaco di Baviera, Cracovia e il comprensorio Davos/St.Moritz; a causa della guerra mai dichiarata con la Russia ha rinunciato Lvov; per problemi finanziari si sono ritirate Stoccolma e, con molta stizza verso il CIO, anche Oslo.

E proprio su Oslo si appuntano le riflessioni di Abrahamson: se a rinunciare sono la capitale norvegese e quella del Tirolo, come dire i simboli dello sci di fondo e dello sci alpino, qualche problema il CIO ce l'ha di certo. E che, malgrado la retorica Agenda 2020 (già invecchiata e superata dai fatti), non paiono tanto essere di soldi o di corruzione - conclude Abrahamson - quanto di credibilità. E di gigantismo crescente e irresponsabile, mi sento di aggiungere.

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