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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / "Divieto di sosta" per chi non si e' mai fermato

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Giovedì 19 Ottobre 2017

arese-libro 3

di Giorgio Cimbrico

Divieto di sosta e divieto di por freno ai ricordi che scorrono come torrenti di primavera, senza indulgere nella commozione, senza concedersi la lacrimuccia, con la stessa vena di allegria, con la stessa lievità che era anima degli scherzi anche feroci, con lo stesso ardore delle scorribande per amori di una notte. Soltanto tra vecchi inglesi, compagni di rugby è possibile quel che è avvenuto due giorni fa per la venuta al mondo del libro a sei mani (Gianni Romeo, Franco Fava e Fabio Monti come la dea Kali) che narra le vite di Franco Arese: atleti di quattro, cinque generazioni, giornalisti più o meno attempati, vecchi amici. In due parole, l’atletica.

Scelta ampia di parole, di storie. Berruti narra di una notte polacca e di un lungo corridoio, che si immagina buio, solcato dalla figura lunga e sottile di Franco, impegnato in una seduta di interval training con una lepre a tener desto il ritmo. “Una lepre bionda” precisa Livio, con quei suoi brevi incespicare che riportano fatalmente agli ehm ehm di mister Chips, professore immaginario che attraversa la storia senza muovesi dal suo college immaginario.

E Pekka Vasala, dilatatosi sino a un Pekka Vasala che potrebbe contenere almeno un paio di quella ieratica figura che sembrava uscita da un mosaico di Costantinopoli o di Ravenna, porta dalla Finlandia un paio di vecchie scarpe Adidas che Franco gli regalò dopo una gara al Bislett. “Ma sei proprio sicuro che te le abba date gratis?”, sparge dubbi con lo sguardo Franco, confermando che quel che si dice degli scozzesi e dei genovesi può esser tranquillamente applicato agli oculati abitanti della Granda. Le dimensioni di Vasala roseo e pasciuto, obbligano a una digressione: Keino va in Finlandia e, ovviamente Pekka va a riceverlo all’aeroporto. In macchina, Kip confessa: “La prima persona che vorrei incontrare è Vasala”. E Pekka, al volante: “È più vicino di quanto tu creda”.

Parlano in tanti (cronometrati da Nicola Roggero e Daniele Menarini: interventi non superiori a 3’36”3) e la liquidità del tempo non diventa mai sciropposa semmai mantiene un eccellente perlage. Parla anche il festeggiato e anfitrione puntando gli occhi su Pippo Cindolo, appoggiato alla parete, sempre padrone di un aspetto diavolesco. Il record conteso dei 10.000 trova una sua cronologia finale: Pippo ne è stato padrone per tre quarti d’ora, dopo il testa a testa viareggino con Ardizzone, giusto prima che Franco calasse la mannaia a Varsavia. La telefonata alla sorella è una testimonianza sul tempo perduto: “Ho fatto il record dei 10.000”. “Alla radio hanno detto che l’ha fatto Cindolo”. “Ma quanto ha fatto?”. “Non me lo ricordo”. Adesso una ditata sul telefonino spazza in un attimo il bello dell’attesa.

Erano anni di avventura, sulle piste americane in cenere, su quelle di un Nord che aveva saputo narrare storie trasformate in leggende. Erano anni di un’atletica armonica: viene sottolineato dalle parole, armoniche anch’esse, di Giuseppe Gentile, compagno di Franco che lui chiama Ciccio. E perché non confidare che quella dimensione di perfette proporzioni non possa essere inseguita, raggiunta?

Sfogliare le parole di Giampaolo Ormezzano, di Gianni Del Buono, di Sergio Ottolina (che introdusse Franco al commercio) di Marcello Fiasconaro due volte nonno, di Lasse Viren, di Abdon Pamich, di Gianfranco Baraldi, di Roberto Fabbricini, di Novella Calligaris, di Dino Meneghin, di Carlo Grippo, di Alfio Giomi (trascuriamo i “giovani” Mei, Panetta, Fogli, Ortis, e il “giovanissimo” Donato), attingere al magazzino dei mondi che continua a essere perfettamente ordinato nella testa di Vanni Loriga: avendo passato una barriera importante non può che essere ribattezzato Modello 91, come un antico e fidato moschetto. Al vecchio bersagliere il nomignolo è piaciuto.

E poi sfogliare le pagine di "Divieto di sosta", quelle commosse sulle origini, sulla famiglia, su una piemontesità che è soprattutto una cuneisità, di Gianni Romeo che, appena più anziano, seguì nascita, sviluppo, successi di quel suo conterraneo dalle braccia sottili come rami d'inverno; quelle di Franco Fava, giovane scudiero destinato ad entrare rapidamente nell'ordine cavalleresco; quelle d Fabio Monti su Franco imprenditore, dirigente, presidente della federazione, per offrire le dimensioni, le facce, di chi non si è mai fermato, di chi non si ferma ancora. (foto Colombo).
 

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