I sentieri di Cimbricus / Mariya, la dolce "volatrice" seriale
Sabato 7 Ottobre 2017di Giorgio Cimbrico
Il tempo degli Oscar è vicino: in questi giorni si clicca su rettangoli che, all’interno recano i nomi del candidati e subito dopo appare una scritta “grazie per aver votato”. Impersonale, asettico, come quasi tutto quel che ormai ci circonda. Una volta le preferenze si mandavano per posta o, in caso di consultazioni alla buona, si dettavano al telefono a un amico che prendeva e magari aveva qualcosa da dire sulle scelte. Dal momento che il voto è segreto, posso tranquillamente confidare che la mia prima preferenza è andata a Mutaz Essa Barshim e a Mariya Kuchina: ricorrendo a facili allegorie, l’atletica, che era finita molto in basso, ha trovato uno slancio vitale verso l’alto.
Barshim e Kuchina hanno gareggiato molto – più la seconda che il primo -, hanno conquistato il titolo mondiale e hanno mantenuto la dimensione dell’imbattibilità, una merce piuttosto rara e così preziosa in un’attività che tende a essere piuttosto frenetica e allettante: pecunia non olet, dicevano i latini.
Mariya, in questo senso, ha battuto ogni record di volatrice frequente (pardon, frequent flyer) e di saltatrice costante: si è vista dappertutto, Oregon compreso, non ha mai deluso e a parte un 1,95 a Turku in una giornata climaticamente infame, si è sempre guadagnata la “borsa” pattuita.
I progressi della ragazza che, con quel faccino e quel fisico nervoso, avrebbe costretto Edgar Degas a metter mano ai pastelli e ai pennelli, possono essere sintetizzati in questa sfilza di prestazioni che rappresentano la sua collezione di valicamenti dai 2.00 in su. Compresi sei misure ancillari (cioè ottenute all’interno di una stessa competizione), si tratta di un corpus di 28 ascensioni finite nel migliore dei modi. Il formidabile numero di 19 è stato ottenuto nel 2017, l’anno che celebrava il 30° anniversario del 2.09 di Stefka Kostadinova e che due volte Kuchina, sposata Lasitskene, ha provato a ritoccare per centrare un traguardo tondo raggiunto da Lester Steers nel ’41 a Seattle. Quando il 30 agosto 1987 all’Olimpico di Roma la bulgara di Plovdiv superò la quota, Mariya aveva cinque anni e mezzo.
I più 2 metri del quadriennio:
2.01i Stoccolma 6/2/2014
2.00i Sopot 8/3/2014
2.00 Parigi 5/7/2014
2.00 Zurigo 28/8/2014
2.00 Montecarlo 17/7/2015
2.01 Pechino 29/8/2015
2.00 Zagabria 8/9/2015
2.01 Bruxelles 11/9/2015
2.00 Mosca 21/7/2016
2.00i Mosca 18/1/2017
2.03i Mosca 21/2/2017
2.03 Eugene 27/5/2017
2.00 Opole 4/6/2017
2.00 Roma 8/6/2017
2.00 Hengelo 11/6/2017
2.04 Hengelo 11/6/2017 (tre tentativi a 2.10)
2.00 Stoccolma 18/6/2017
2.00 Zhukowsli 24/6/2017
2.01 Losanna 6/7/2017
2.06 Losanna 6/7/2017 (tre tentativi a 2.10)
2.00 Londra 9/7/2017 (due tentativi a 2.08)
2.01 Yerino 14/7/2017
2.00 Padova 16/7/2017
2.00 Montecarlo 21/7/2017
2.05 Montecarlo 21/7/2017 (tre tentativi a 2.08)
2.01 Londra 12/8/2017
2.03 Londra 12/8/2017 (tre tentativi a 2.08)
2.02 Bruxelles 1/9/2017 (tre tentativi a 2.08)
Con il 2,06 di Losanna, Mariya Aleksandrovna (l’immancabile patronimico) si è issata al decimo posto di sempre nella lista combinata delle prestazioni indoor e outdoor. E’ nata il 14 gennaio 1993 a Prokhladny, fondata a metà del Settecento dai cosacchi come avamposto nel sempre turbolento Caucaso: la città è il capoluogo del Kabardino-Balkaria, un territorio dove si parla una lingua di radici turche e iraniane, non cancellata dalla russificazione forzata del tempo dello stalinismo. I Kabardini e i Balkari, insieme agli Osseti, ai Ceceni, agli Ingusceti, ai Daghestani hanno costituito da sempre comunità di montanari fieri e bellicosi. La linfa è eccellente: per metà, da parte paterna, Yelena Isinbayeva appartiene a quella dimensione etnica.
Il bando che ha colpito la Russia l’ha straziata: “Quando ho capito che non sarei andata a Rio, ho provato dispetto, ma quando ho saputo che anche gli Europei mi sarebbero stati proibiti ho pianto. Perché? Perché? Mi dicevo”. L’11 aprlle è stata riammessa come ANA, Autorised Neutral Athlet, ed è sotto una bandiera che vedeva solo lei (“e che un giorno riavremo”) che ha conquistato il titolo mondiale spegnendo gli eroici furori di Yulia Levchenko, la biondina di Kiev perfetta per destare gli ardori letterari di Vladimir Nabokov.
Essendomi dilungato su Mariya – che ormai salta 2.00 con una benda sugli occhi, dice il direttore GFC – rimando a una prossima trattazione Barshim. Qatarino o qatariota?
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