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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / Ma non e' che il VAR l'ha inventato Leni Riefensthal?

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Lunedì 25 Settembre 2017

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di Vanni Lòriga

Più lo sport si evolve, più si complica. Stiamo vivendo l’epoca del VAR, il Video Assistant Referee, cioè una sorta di moviola recentemente introdotta anche nel nostro campionato di calcio. Non si tratta del “moviolone” per anni invocato da Biscardi e che comunque, pur nelle ripetività e negli ingrandimenti, produceva più dubbi che certezze, ma anche adesso si sono creati due partiti, quello del SI’ e quello del NO, con una infinità di correnti con integralisti “contro” e riformisti “pro secondo i casi”. Tanto per rendere più semplici le operazioni, esiste anche l’AVAR che prevede l’Assistenza all’Assistente…

Il ricorso alla tecnologia a sostegno dell’operato arbitrale ha peraltro una storia lunghissima, preceduto solo dalla necessità di istituire proprio il ruolo dei giudici di gara.

Nella competizione più elementare, la corsa, in principio esisteva la partenza per “mutuo consenso”. Lo praticano ancora i ragazzi che si sfidano a chi è più veloce con il contemporaneo “Pronti? Via!” Ma siccome gli avvii precoci erano sempre più ricorrenti venne introdotto lo starter. E poi le corsie per evitare di “tagliare la strada”. E poi il filo di lana per indicare dove si trovasse il traguardo, presidiato da un sempre maggiore numero di giudici.

La "camera" dal doppio occhio

Ma il vero problema restava soprattutto quello di individuare il vincitore in caso di arrivo simultaneo. La prima grande innovazione in questo campo si registrò nel 1932, gara dei 100 metri a Los Angeles. Venne adottato il cronometraggio elettrico realizzato con la Camera Two Eyes, capace di filmare la linea di arrivo e due cronometri al centesimo di secondo ed ideata da Gustav Town Kirby. Fu realizzata dalla Kodak di George Eastman che fu il più antico degli sponsor del CIO e dei Giochi, Singolare che proprio a Los Angeles 1932 fu una foto Kodak ad eternare la sconfitta nei 400 metri del super-favorito e primatista del mondo Benjamin “Ben” Eastmann. Erano parenti?

Tornando alla prova californiana sui 100 metri Eddy Tolan e Ralph Metcalfe piombano insieme sulla linea del traguardo.

Il cronometraggio al centesimo di secondo attribuisce 10.30 per entrambi. Proprio Gustav T. Kirby, presidente della giuria, spiega come viene decretata la vittoria: “I sei giudici ed io stesso abbiamo più volte esaminato le immagini. Possiamo garantire che Tolan ha tagliato la linea del traguardo con cinque centimetri di scarto su Metcalfe”.

Robert Parientè non fu assolutamente d’accordo e nella sua “Favolosa storia dell’atletica” scrisse che tutti avevano visto Metcalfe vincitore e che era assurdo che gli fosse stato assegnato il secondo posto. La risposta definitiva giunse proprio da Kirby: “Il regolamento prevede che la gara sia terminata solo quando il busto dell’atleta ha completamente sorpassato la linea d’arrivo”. Regola che nel 1933 verrà modificata: da allora vince chi per primo varca la linea con una qualsiasi parte del busto. Insomma, non basta il VAR per capire chi abbia ragione.

Una moviola a bordo dello Zeppelin

Altro caso storico di intervento tecnologico si registra nel 1936 durante le regate olimpiche di Kiel. La barca “Italia I” nella classe 8 m si aggiudica la prima medaglia d’oro della vela italiana. La storia di questa gloriosa imbarcazione, che ancora solca i mari, è dettagliatamente narrata in questo sito olimpico. Possiamo solo aggiungere che dopo la quarta regata Italia stava per essere squalificata per una collisione di cui peraltro non era responsabile. La sua non colpevolezza fu accertata facendo ricorso alle riprese cinematografiche realizzate da Heleme (Leni) Bertha Amalie Riefenstahl per il suo mitico docu-film Olympia. I suoi operatori seguirono le regate da bordo di un dirigibile Zeppelin che volteggiava sulla baia di Kiel. A dimostrazione che in certi casi il VAR (o i suoi predecessori…) sono utili per stabilire la verità.

Tanto per evidenziare alcuni dei progressi tecnologici nello sport ricordiamo che, nella scherma antica, l’atleta che subiva una stoccata l’accusava con un signorile “touché” mentre adesso si accendono alberi di natale di luci multicolori. E non basta perché si può ricorrere, su richiesta del concorrente, alla prova televisiva. L’unica rivoluzione a nostro parere indispensabile è quella che venne adottata dal nuoto. Ai Giochi del 1964 introdusse la “piastra di tocco”. Quattro anni prima a Roma il successo era stato attribuito a John Devitt che invece era stato preceduto da Lance Larson.

Il salace collega Alfonso Fumarola, nel presentare la finale giapponese, scrisse una frase lapidaria rimasta celebre: "Questa volta vince chi arriva primo." Ineccepibile.
 

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