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Osservatorio / Giovanni Malago' e i suoi sogni olimpici

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Sabato 23 Settembre 2017

malago

di Luciano Barra

Sono caduto della seggiola l’altro giorno quando ho letto dal sito de La Repubblica, a firma Fulvio Bianchi, un‘affermazione sulla candidatura di Roma ai Giochi del 2024 che diceva, testualmente, “Avremmo vinto, questa la verità”. Bianchi è un giornalista ben informato e ben “connesso”, e pur non essendo stato a Lima ha maturato questa sensazione che in maniera meno esplicita è stato il leitmotiv di molti altri articoli e di dichiarazioni, meno dirette ma molto simili, del presidente del CONI Giovanni Malagò. Credo di conoscere molto bene Giovanni Malagò, così come credo di conoscere molto bene i romani (ed i romanisti) ed altrettanto bene conosco il Mondo Olimpico. Certo Malagò è un sognatore come è giusto che sia un leader, ma non certo uno stupido.

Quindi i suoi continui riferimenti all’incredibile “no” della sindaca Virginia Raggi deve avere dei motivi ben più profondi. Politici? Forse, essendo ben nota la sua vicinanza a Renzi e Co., ma dubito che si voglia sporcare le mani in politica in questo momento. Sportivi? Certo, perché è importare tener compatto il modo sportivo sul “sogno” olimpico. Ma basta tutto questo per continuare a suonare una litania che ai più attenti osservatori appare stantia, inutile e, soprattutto, non credibile?

Voi potete credere che Malagò non sappia che se anche la Raggi avesse accettato un aperto dialogo sulla candidatura (non averlo fatto è stato un grave errore politico e d’immagine), questo non ci avrebbe portato ad un “si” liscio come il burro? Voi non immaginate che una trattativa Comune/CONI sul prosieguo della Candidatura non avrebbe provocato, da parte dei 5 Stelle, sterminate e stucchevoli consultazioni “on line” sulle varie scelte da fare (a partire dal Viaggio Olimpico), sul bilancio, sul finanziamento del Governo e del Comune? Voi non credete che Malagò non capisse che l’ultima parte del percorso della candidatura, con la presentazione del bilancio finale e delle relative garanzie finanziarie, non sarebbe stato più arduo che scalare il Tourmalet? Voi potete immaginare il confronto fra la Commissione di Valutazione del CIO e la Raggi o il discorso della Raggi alla Sessione del CIO di Lima? E che sarebbe accaduto poi con il referendum costituzionale e la conseguenza uscita di scena dello sponsor principale (Matteo Renzi)?

Potete veramente credere che Malagò sia così sprovveduto da non essersi posto queste domande? Credete anche che Malagò potesse essere convinto (allora ed ora) che sarebbe stato facile battere nel voto Macron e Trump? Poi alla luce di quanto apparso in questi giorni sui giornali, grazie a rivelazioni dello stesso Thomas Bach, ancora prima che rimanessero in gara solo Parigi e Los Angeles, lui aveva già contattato (sulla spiaggia di Doha) il presidente del Comitato Olimpico USA Lauwrence F. Probst III (uomo di grande peso negli Stati Uniti e Membro CIO presente in tutte le più importati Commissioni del Comitato Olimpico Internazionale) per proporgli l’accoppiata Parigi e Los Angeles? Avete dei dubbi su quali fossero, sin dall'inizio, le reali intenzioni di Bach? E sapete bene come è finita.

E chi può pensare che Malagò non fiutasse questa aria? Possibile che Carraro e Pescante, oltre che Ricci Bitti e Ferriani, non l’avessero preavvisato su questa eventualità?

Ma chi crede che la proposta di svolgere la Sessione del CIO a Milano serva veramente a lanciare una candidatura di Milano ai Giochi Estivi del 2028? Diciamolo con chiarezza: Milano è la Capitale economica e morale dell’Italia e meriterebbe questo ed altro. Ma in campo di impiantistica sportiva è sotto zero ed il costo per dei Giochi Estivi sarebbe esorbitante. Ora la Sessione – assegnata “all’unanimità” a Milano, come dice il comunicato della Giunta CONI, dimenticando che era l’unica candidata – dovrebbe servire a lanciare una candidatura milanese per i Giochi Invernali del 2026. Voi ci cedete? Io no. Tempistiche, normative (il divieto della Carta Olimpica di assegnare i Giochi a paesi che ospitano la Sessione, art 33.4 ) e fatti semplicemente strutturali (la necessità di superare l’ostacolo delle tre ore fra Milano e Bormio) rendono il tutto molto difficile.

Sulla tempistica ci aiutano ancora le dichiarazioni dello stesso Malagò che ha più volte detto che la Candidatura di Milano ai Giochi Invernali sarà possibile solo “dopo” le elezioni politiche e l’avallo del nuovo Governo. Se ci va bene parliamo del giugno 2018, ammesso che si riesca a varare un Governo e non si rischi un nuovo rinvio alle urne: con la presentazione formale della candidatura al CIO entro ottobre dello stesso anno e decisone finale a settembre del 2019 a Milano. Tre mesi per fare quanto il CIO richiede in tre anni! Tempi molto stretti per la burocrazia italica anche davanti all’efficienza milanese (ma non alla “milanesità” citata dal sindaco Sala a Lima). Comunque un’altra volta una candidatura che nascerebbe dalle stanze del potere e non dal basso, senza un serio studio di fattibilità e un piano finanziario supportato da garanzie credibili.

Io non credo che Malagò non sappia queste cose e che non veda anche lui, al di là delle difficoltà formali per il cambio della Carta Olimpica, il percorso accidentato per l’assegnazione a Milano. Ora di recente Bach ha anche paventato una possibile doppia assegnazione 2026/2030. C’è da capire se vi è la necessità di soddisfare alcune necessità politico/commerciali che chiamano in causa Sion per la Svizzera, Innsbruck per l’Austria, Calgary per il Canada o Denver per gli Stati Uniti.

Ed allora perché tutto questo affanno? Vi deluderò perché non farò riferimento alla nomina di Malagò a Membro del CIO che dovrebbe avvenire proprio a Milano nel 2019. Infatti credo che Malagò, dopo l’uscita di Pescante e Carraro, verrebbe nominato Membro del CIO anche se la sessione si svolgesse a Timbuktu, in questo caso con il non piccolo vantaggio di risparmiare qualche milione di euro.

No, io credo che il piano nella testa di Malagò sia un altro. Ora che è sicuro di rimanere presidente del CONI fino al 2025 e membro del CIO fino al compimento del 70° anno (quindi fino al 2029) non potrebbe la sua strategia essere quella di candidare Roma nel 2025 per i Giochi Olimpici Estivi del 2032? Con lui poi presidente del Comitato Organizzatore, una volta lasciato il CONI per limiti di età? E con Francesco Totti in un ruolo primario nel Comitato Organizzatore? Non vi pare sensato e possibile?

Non so se nel 2025, quando cioè, verranno assegnati i Giochi del 2032, sarò ancora in vita. Ma sto facendo di tutto perché sia l’Arcangelo Gabriele che Lucifero mi permettano di mantenere lo stesso numero di cellulare e l’abbonamento a WhatsApp, per cui fatemi sapere se le mie elucubrazioni erano frutto solo della mia malvagia fantasia o se c’era un fondo di verità.

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