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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Opinioni / Riflessioni domenicali e altri argomenti

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Lunedì 4 Settembre 2017

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di Luciano Barra

La prima domenica di settembre è sempre stata per tutti l’occasione per grandi riflessioni post estive. Qualcuno indica nel 1° settembre l’inizio vero dell’anno, più del 1° gennaio. A me l’occasione è stata offerta con il debutto, eravamo alla quarta edizione, all’ammucchiata fiorentina per gli ex campioni, e non, dell’atletica, fatta nel pittoresco impianto, sotto Piazzale Michelangelo, dell’ASSI Giglio Rosso ed organizzata da Marco Tirinnanzi ed Eraldo Novembri. Superato il fatto che non era facile riconoscersi (per molti, più che da 30 anni, non ci si vedeva da ... 30 chili) le emozioni e l’umanità che ho avuto la possibilità di vivere ha giustificato l’alzataccia, il viaggio nel traffico del grande ritorno estivo.

Quanti bei ricordi grazie ai campioni, e non, presenti. Campioni olimpici, europei e tanti altri, campioni e primatisti italiani. La cosa più bella è stata poter sfoggiare la memoria “statistica” legata ad ognuno di loro che mi ha permesso di superare la iniziale diffidenza che poi si è trasformata in complicità pura.

Confesso che avevo un po' di timore per questo incontro con il passato. Come quando si incontrano vecchi compagni di scuola che ti ricordano compiti copiati, esami non superati, sbiancate amorose o, in qualche caso, andate a segno. Qui il problema era diverso, era come presentarsi oggi al giudizio di 30 e più anni passati nell’atletica in posti direttivi.

Invece tutti ti parlavano con cognizione di causa dell’atletica Italiana attuale e in maniera critica, quasi che tu potessi ancora fare qualcosa, e dispiaciuti di vedere il loro rifugio ideale scomparire. E se ci fosse stato qualche dirigente federale quante belle idee sarebbero potute maturate. Presenti molti ex quattrocentisti, vista la pochezza attuale della nostra staffetta, il destino della 4x400 è stato il tema tecnico principale.

Ho provato grande soddisfazione quando riconosciuto ed abbracciato (forse un po’ stritolato) dai coniugi Buffon (Maria Stella. primatista della “Bruno Zauli”, ed Adriano, lanciatore friulano) ho incassato con piacere da lei un riconoscimento postumo: “Luciano finalmente ti posso dire grazie, perché grazie a te Adriano ed io siamo diventati quello che siamo”. Non mi chiedete di più anche perché rimane qualcosa fra me e loro, ma vale la pena sottolineare l’onestà intellettuale di chi, senza averne bisogno, a tanti anni di distanza ti riconosca qualcosa.

Il centinaio di chilometri sulla strada di ritorno mi ha convito sempre più (ho scritto decine di pagine al CONI ed ai vari presidenti federali) circa la potenzialità di utilizzo degli ex, sia a livello dirigenziale che da semplici turisti al seguito delle nostre squadre, come fanno soprattutto in Germania e Gran Bretagna, Senza grande successo visto che solo nell’ultima tornata elettorale campioni con la C maiuscola, come Antonio Rossi, Jury Chechi, e per noi, Stefano Mei, sono sati respinti dalle rispettive assemblee federali a vantaggio di dirigenti non certo più brillanti. L’attuale crisi di risultati sportivi dell’atletica e dello sport Italiano, soprattutto negli sport di squadra, è soprattutto figlia di questa crisi di visione. È vero che nell’anno post olimpico è difficile giudicare risultati positivi e negativi, ma meriterà tornarci.

Il presidente e il cameriere

Se pensate che la vigilia dell’incontro di calcio Spagna vs Italia dell’altra sera è stata illuminata dalla straordinaria dichiarazione del presidente delle Federcalcio, famoso gaffeur, il quale parlando dell’attaccante del Napoli, punta della nostra Nazionale, Lorenzo Insigne, ha dichiarato: “gli farei fare anche il cameriere”. Non si capisce se è stata una dichiarazione concordata con il ministro Poletti per aumentare il numero degli occupati. Ma detta da un presidente che gestisce una ”azienda calcio” piena di debiti, con due Leghe da commissariare, una riforma dello Statuto in bilico ed una riforma dei Campionati, un must pre-elettorale, dimenticata nel cassetto, sta ad indicare il nostro livello dirigenziale.

Credo che sia arrivato il momento che l’unico dirigente illuminato, Giovanni Malagò (anche troppo al punto che spesso viene chiamato Megalò) debba convincersi che il nostro modello, tante volte sbandierato nel passato, oggi non esiste più (ci torneremo). Non è questione di limiti dei mandati, ma soprattutto della selezione e qualità dei dirigenti, compressi quelli professionali. Per non parlare degli Statuti che ormai prevedono verifiche solo ogni quattro anni.

Su questi frionte forse sono handicappato perché ho vissuto anni in cui i nostri presidenti rispondevano al nome di Croce, Franchi, Nebiolo, D’Aloia, Zerbi, Rodoni, se vogliamo anche Carraro (nonostante i tanti errori e certe assenze) e tanti altri. D’altronde nella ultima tornata elettorale della Giunta CONI non sono rimasti fuori tre dei nostri sport più di successo (leggi Nuoto, Scherma e Tiro a Volo): a vantaggio di chi?

La prossima settimana, causa la Sessione CIO di Lima, ci toccherà leggere nuovamente che se Roma 2024 fosse stata lì, avrebbe vinto? Spero di no, perché sarebbe necessario ricordare nuovamente gli errori grossolani commessi. Speriamo che gli stessi non si ripetano ora che si sentono da lontano i tamburi di una potenziale candidatura (anche questa tardiva) di Milano per i Giochi Invernali del 2026. Per ora incassiamo la vittoria, senza colpo ferire, della designazione della capitale meneghina per la sessione del CIO 2019. C’è solo da augurarsi che 3 milioni di euro (tanto costerà la Sessione) non debbano servire solamente per una auto-incoronazione a membro del CIO dell’attuale presidente del CONI, auto-incoronazione del tipo di quella di Napoleone a Notre Dame.

Nota di coda. Dopo il mio intervento sulla annunciata costruzione della “passerella” fra il Centro Giulio Onesti ed il campo di atletica dell’Acqua Acetosa, il vecchio campo delle Aquile altrimenti noto come Paolo Rosi, mi è stato fatto notare che, purché non si interpelli Santiago Calatrava o Renzo Piano, la costruzione della passerella sarebbe cosa semplice. Mi è stato anche fatto notare che è necessario che al Paolo Rosi venga veramente rifatta la pista, ristrutturato il rettilineo coperto e gli spogliatoi e regolamentata a frequentazione dei “tapascioni”, visto che si parla di un impianto di preparazione olimpica (chiedere al riguardo all’ex presidente del Comitato Regionale Lazio Gianni Gola).

Circa poi i Centri di Preparazione Olimpica merita citare un commento appropriato che ho appena ricevuto. Eccolo:

”Sì, ma allora gli allenatori nei Centri Federali erano dei carnefici e giravano in tuta. Oggi girano in cravatta e sono deigentleman, hanno il rispetto degli atleti e si guardano bene dal farli sudare. Il progresso è sempre da apprezzare, poi questo fatto delle medaglie è una questione di poco conto, il dato importante è che la SNAL di Formia sia passata da 12.000 presenze l'anno di atleti che andavano a medaglia a 26.000 clienti, non sono io certo a definirli tali, prova ne sia che il premio di produzione dei dirigenti non eletti viene attribuito in base alle presenze e non alle medaglie. Loro ricevono un sostanzioso premio di produzione perché Roma, Formia e Tirrenia hanno aperto le porte ai non atleti, che a Formia, le poche volte che gli atleti sono venuti sono stati mandati negli alberghi, perché la SNAL è prevalentemente piena di clienti di dubbia natura e matrice sportiva, del resto come avete constatato a Roma. Se telefonate ai numeri telefonici di Roma dove prima c'erano gli uffici della Ricerca e Sperimentazione, vi sentirete rispondere: Hotel dello sport. È il segno dei tempi, ragazzi. Rassegnamoci: la vedo dura a raddrizzare un albero che ormai si è storto.”
 
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