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Piste&Pedane / Costa "soltanto" trenta milioni il miracolo USA

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Venerdì 18 Agosto 2017

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di Gianfranco Colasante

L'onda lunga dei Mondiali londinesi pare non volersi arrestare tanto presto. Due giorni fa è stato annunciato che il 21 luglio del prossimo anno, nello stesso stadio olimpico (definito il migliore del mondo per l'atletica), si terrà un incontro tra Stati Uniti e Gran Bretagna, nove gare in programma per due ore di diretta TV (NBC?). Se non si conosce ancora il format, se ne conosce già il nome: si chiamerà "The Meet". Un progetto che pare voler aprire una finestra sul futuro, dopo che la ripetitivà dei meeting, D.L. in testa, comincia a sconfinare nella noia. A renderlo noto sulle due sponde dell'Atlantico sono stati il responsabile di UK Athletics, Niels de Vos, e il CEO di USATF, Max Siegel, l'uomo che in pochi anni ha riportato al primo posto nel mondo l'atletica statunitense.

IDEONA - Bisogno di cambiamento, esigenza di novità, obblighi dello spettacolo, attrazione per il pubblico. Tutti elementi per confezionare una proposta appetibile per sponsor e Network. C'è un po' tutto in questa idea che solo in apparenza pare guardare al passato, quando l'attività internazionale si reggeva su incontri a 2/3 uomini per nazione. Dopo quanto visto ai Mondiali, con l'accorpamento delle gare su strada (e, soprattutto, con le quattro distanze di marcia concentrate in una mattinata), "The Meet" nasce con l'ambizione di indicare strade diverse se non proprio nuove.

Di certo, almeno a livello internazionale, l'atletica avverte una certa stasi e, di contro, una frenesia da cambiamento. Anche se i problemi da sistemare - come abbiamo già scritto in diverse occasioni - non sono pochi per Seb Coe e i suoi collaboratori. I quali devono anche sostenere il peso di un passato imbarazzante, quando avventatezza e interessi poco chiari hanno portato a scelte discutibili. Come la sede della prossima edizione dei Mondiali, nell'ottobre 2019 confinata al caldo di Doha (anche per il 2021, a Eugene, le difficoltà non mancheranno con uno stadio che non può accogliere più di 30.000 spettatori).

BLOG - Il ritorno degli USA sul primo gradino del mondo (le 18 medaglie di Pechino, a Londra sono diventate 30) ha suscitato un certo entusiasmo tra gli osservatori americani. Che lo hanno tradotto come un rilancio del comparto olimpico, mettendolo a confronto con i salary cap delle Leghe professioniste (niente del genere c'è nel calcio europeo ed italiano). Interessante, tra gli altri, il commento sul suo blog di un osservatore di lunga esperienza, Rich Perelman, che ha assemblato i risultati di Londra a quelli di Budapest nel nuoto (solo in piscina).

Nulla fa invece il CONI che sarebbe deputato ad eseguire queste analisi e trarne le dovute indicazioni. In entrambi i casi, Londra (disastro di Giomi) e Budapest (successo di Barelli), il CONI è rimasto in religioso e rispettoso silenzio.

Dunque, tornando al blog di Perelman, questa è la tabella che può essere letta anche come specchio dello sviluppo delle due discipline base dei Giochi Olimpici (i 68 podi degli USA superano i 65 ottenuti nei due sport a Rio, anche se a Budapest cinque medaglie gli americani le hanno vinte negli otto eventi che non fanno "olimpiade").


    Nazione   Nuoto    Atletica      Totale 
1.  Stati Uniti 38 30 68
2.  R.P. Cina 10 7 17
3.  Fed. Russa 10 6 16
4.  Gran Bretagna   7 6 13
5.  Australia 10 2 12
6.  Kenya 0 11 11
7.  Ungheria 8 2 10
7.  Giappone 7 3 10


siegel

SIEGEL - Dell'Italia sappiamo. Un po' meno dell'atletica USA, oltre quel che mostrano i risultati di vetrina. La cui crescita porta il nome di Max Siegel (nella foto usatf.org), dal maggio 2012 quarto CEO di USA Track and Field. Il successo di Siegel passa attraverso un incremento record del budget annuale che quest'anno ha toccato i 36,95 milioni di dollari, poco più di trentuno milioni in termini euro.

Neanche un dollaro proveniente da contributi pubblici, ma fondi che Siegel ha ottenuto dagli sponsor (solo nel 2014 sette nuove "firme" sono entrate nel pacchetto), da uno storico contratto con la Nike oltre ad un accordo per due quadrienni, firmato a gennaio dello scorso anno, con NBC Sports per la copertura televisiva. In uscita è previsto un supporto economico per gli atleti di vertice, liberi come sempre di pensare a se stessi procurandosi contratti personali.

BILANCIO - Un confronto con i dati italiani non è possibile. Certo, non si possono paremetrare dati e situazioni tanto difformi, visto che il nostro sport è per intero finanziato dallo Stato. Ed anche perchè l'ultimo bilancio consolidato della nostra federazione d'atletica rintracciabile sul web risale al 2014 quando a firmarlo, assieme a Giomi, era stato Paolo Bellino.

A quel tempo la FIDAL contava su 20 milioni e mezzo di euro. Non abbiamo dati più recenti, se non induttivi (in un comunicato federale si legge che 330mila euro costituivano l'1,4% del bilancio 2016: fate voi un po' di conti), ma è credibile - specie con la ridistrubuzione dei fondi da parte del CONI dopo il "taglio" alla FIGC - che quel bilancio sia oggi aumentato.

Di quanto? Il sito federale, sempre largamente compiaciuto per il numero dei suoi "contatti" e per le risposte alle sue video-interviste, non ci dice di più. Peccato. Avrebbe aiutato a capire.  

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