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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Londra '17 / Mondiali: siamo gia' al giorno dopo

Domenica 13 Agosto 2013

london stadium 2

di Luciano Barra

Sono quasi finiti. Ci vorrà un po’ di tempo per digerirli e per giudicarli. Molte buone cose ed altre meno. La cosa migliore è stata lo spettacolo del pubblico con oltre 740.000 spettatori ed un incasso di circa 40 milioni di euro. Pensate che l’ultimo torneo di Wimbledon ne ha avuto 400.000 di spettatori. Da questo punto di vista l’atletica esce da questi campionati più forte che mai. Meno buone altre cose, dovute ad un’ingordigia nel voler permettere ad alcuni atleti di doppiare alcune gare, cosa che ha portato a decisioni discutibili.

Credo che anche dal punto di vista televisivo i Campionati daranno un risultato eccellente. Già gli 8,9 milioni di viewers sulla BBC in occasione della finale dei 100 metri maschili ne sono un’indicazione. Per rimanere al nostro orticello anche in Italia nonostante la mancanza di risultati da parte della squadra azzurra i dati televisivi sono stati positivi. In assoluto la scelta della RAI di mettere su RAI 2 le finali del Nuoto e dell’Atletica ha ripagato. Infatti in ambedue i casi RAI 2 ha più che raddoppiato gli ascolti.

L’atletica, solo grazie al suo fascino ed ai suoi campioni internazionali, e nonostante i risultati Italiani, ha in parte vinto il confronto. Infatti ogni giorno ha avuto oltre 1 milione e mezzo di viewers. Il Nuoto ha toccato questo livello solo nelle due giornate delle medaglie di Detti/Pellegrini e quella di Gregorio Paltronieri. Il paragone non è facile perché a giustificazione i numeri dell’atletica è il fatto che le trasmissioni su RAI 2 sono state in prima serata, mente il nuoto le finali sono state nel tardo pomeriggio. A vantaggio dell’atletica va detto che il calcolo medio sull’ascolto si basa su più ore di trasmissione, mentre le finali del nuoto avevano una durata più breve.

Italiani? Non pervenuti

Non possiamo evitare di fare un commento sulla prestazione dell’atletica Italiana. Il commento più gentile che ho sentito è stato: “non pervenuti”. Ma non basta. Nessuno si aspettava alla vigilia più di una medaglia: quella della marcia femminile.

Come già in altre occasione volutamente non citerò il nome di alcun atleta, anche se in taluni casi sarà facile individuare il riferimento. Questo perché credo che gli atleti siano il terminale di una lunga filiera che comincia dalla famiglia, la società sportiva, i tecnici e la Federazione. La somma di questi elementi portano al risultato e quindi lo stesso non dipende solo dall’atleta. Per questo non trovo giusto citarli o criticarli. Così come per i Campionati Europei Under 23 e gli Junior si ripete il numero 5. Nei due casi citati mi riferivo ad atleti che potranno essere una speranza per il futuro dell’atletica Italiana. Nel caso dei Mondiali calcolo in 5 le prestazioni che si possono salvare e giudicare positive.

Tutti hanno letto le classifiche del medagliere ed il paragone con precedenti campionati. Sia quella per medaglie e per finalisti sono classifiche drammatiche, dobbiamo andare alla terza pagina per trovare l’Italia. Mai tanto in basso. Io rammento che una volta ambivamo a lottare in queste classifiche con Polonia e Francia. Ora mi pare che il nostro problema è reggere l’urto di nazioni con Olanda, Norvegia, Repubblica Ceca e Svizzera. Niente male, no?

Ho sentito critiche di diversi commentatori che sono partite dallo sport nella scuola, all’impiantistica, alla società Italiana, alla concorrenza di altre discipline sportive e a tanti altri massimi sistemi. Io non le condivido. Questo è il nostro Paese e pensare di cambiarlo in alcuni di questi aspetti è un’utopia. A me piacer restare con i piedi a terra. Senza mai dimenticare che la nostra Federazione – di cui mi sento parte – è fra le più ricche del mondo in denaro e dipendenti, i problemi mi paiono più semplici.

I guasti del “decentramento tecnico”

Ho già più volte scritto del modello tecnico adottato negli ultimi 10/12 anni, quello del così detto “decentramento tecnico”. Oggi questo concetto ha trovato cittadinanza anche in un articolo (e titolo) della Gazzetta di Andrea Buongiovanni. E’ la causa di tutti i mali. Durante i mondiali ho sentito i vari commentatori televisivi palare di Vittori, Gigliotti, Barletta, Castrucci etc. mai ho sentito fare il nome di un attuale tecnico federale. Sapete perché? Non esistono i tradizionali Capi Settore e nessuno sa chi sono. Fino a quando questo problema non verrà risolto sperare in risultati migliori è un’utopia. Poi ho sentito continuamente citare centri di allenamento italiani dove hanno preparato i Mondiali squadre straniere (Gemona, Lignano etc.). Mai ho sentito citare Formia e gli altri quattro Centri che, dopo Rio, su imposizione del CONI, dovevano essere i punti di riferimento della preparazione dei nostri.

Ma voglio rimanere ancora terra-terra. A Londra la squadra Italiana avrebbe potuto fare una miglior figura, non vincendo altre medaglie, quello forse era impossibile, ma gareggiando in altra maniera. Infatti, non può sfuggire che su 36 atleti sempre una manciata di loro ha fatto un buon risultato tecnico. Tutti gli altri risultati e il modo di gareggiare sono stati estremamente modesti. Mentre l’occasione dei Mondiali dovrebbe essere l’occasione per migliorarsi. Tutto ciò da noi non si è visto.

Perché? Ne ho già scritto altre volte. Il tutto è legato al sistema di ammissione utilizzato dalla FIDAL per formare le squadre nazionali. Basta il conseguimento del minimo senza alcun giudizio sul dove e come. Personalmente sono favorevole alla partecipazione di chi ha conseguito il minimo per i motivi di cui ho già scritto. Altrimenti perché un atleta dovrebbe sacrificarsi per un anno e perché le federazioni (e il CONI) vivono in regime di monopolio con finanziamento pubblico.

Alcuni esempi? Abbiamo letto di un quattrocentista che per fare il minimo, due giorni prima della scadenza, è andato a 2200 metri o di un ostacolista che in 6 settimane ha fatto 10 gare (tre solo in 6 giorni in tre differenti paesi) o di una mezzofondista che ha corso 10 volte la sua prova per raggiungere il minimo anche qui alla scadenza dei termini e così via.

Fino a quando tutto ciò non cambierà avremo atleti che arrivano alle gare importati spompati ed appagati. A tutti noi sarebbe bastata vedere in campo atleti motivati, battaglieri ed al limite dei loro record personali. E non ci facciano illudere delle statistiche che vogliono, eventualmente, esaltare le ammissioni alle semifinali. Da qualche anno l’ammissione a questo turno ha cambiato valore perché le semifinali non sono più due (per 16 atleti) ma tre (per 24 atleti).

Ma a mente fredda sarà necessario ritornare sul tutto, sulle politiche tecniche della Federazione, sulla comunicazione della stessa ed altro.

Per ora gustiamoci l’ultima giornata e speriamo nella Marcia.
 

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