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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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Non saro' piu' greve / Stanco di questa nostra povera Atletica

Domenica 13 Agosto 2017

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di Vanni Lòriga

Non sarò greve ma neanche brevissimo.
Comunico che questo è il mio ultimo scritto sull’Atletica. La seguo da 85 anni, da quel 1932 in cui Luigi Beccali vinse il titolo olimpico dei 1500. Avevo cinque anni ma babbo mi spiegò tutto. Da allora ho vissuto momenti di felicità, di allegria, talora di esaltazione e, magari, di noia e di delusione. Ma mai mi era successo di sentire la voglia di piangere. E’ successo sabato 12 agosto in tarda mattinata. In diretta Tv ho assistito alla grande rassegna delle staffette.

E il momento magico dell’atletica, lo sport individuale in cui si dimostra di saper vivere in sintonia con gli altri. “Ciascuno e tutti insieme” ammoniva il poeta Mario Luzi, che fu anche valido quattrocentista nella Mens Sana di Siena. Che ruolo abbiamo rappresentato in questa rassegna che sfilava sul tappeto rosso dell’Atletica mondiale? Assenti in tre delle quattro prove; primi degli esclusi nell’unica in cui eravamo ammessi di diritto.

Questo può essere il biglietto da visita della nostra Atletica. Oggi si chiude il Mondiale e ci sono le prove di marcia, Che non deluderanno ma la voce tecnica e pertanto ufficiale, quella di Stefano Tilli, ci ha spiegato che l’Atletica vera è quella delle piste e delle pedane. Il quale Tilli si è anche levato alcuni sassolini dalla scarpa: dopo tanti anni ha svelato che Carlo Vittori applicava a tutti, sbagliando, gli stessi carichi di lavoro usati con Mennea, che in definitiva era il meno veloce, il meno forte, il meno reattivo, insomma il meno di tutto. Sistemati Pietro e Carlo è arrivato poi il definitivo colpo alla nuca del professor Ponchio che, con il suo parlar modesto, ci ha svelato che la famosa definizione di Allenamento, da sempre attribuita al Professor Carlo Vittori, in realtà fu il frutto di un lavoro di un gruppo in cui lui operava.

Ovviamente si attendeva una mediazione del conduttore Franco Bragagna che però era impegnato in disquisizioni molto più importanti. Ha interrotto il suo lungo elenco anagrafico di atleti provenienti anche dai più remoti Paesi (cognomi originari; da sposati; da coniugati in seconde e terze nozze; differenti pur avendo stessa madre) unicamente per proporci il più assillante dei quesiti di questo Mondiale.

Che è il seguente: può il contatto con la sabbia di un numero di gara (probabilmente svolazzante) lasciare un segno sulla sabbia? Lunga discussione in cui si è anche parlato di spille da balia ma l’ardua sentenza, come al solito, è affidata ai posteri. Per il momento ci hanno pensato i giudici che peraltro sono gli unici che debbono decidere e che, per loro fortuna, non seguono la radio-televisione italiana.

Un altro degli assilli del buon Bragagna è legato al fatto che la bandiera al USA è sempre ritta. Avrebbe buona risposta, visto che si trova a Londra, se facesse un salto indietro al 1908, quando l’alfiere americano si rifiutò di rendere omaggio ai Reali britannici.

La povertà delle nostre prestazioni (e non solo in campo) si dovrà prestare ora a serene valutazioni. A chi si prenderà la briga di farle suggerisco una chiave di lettura risalente alla saggezza partenopea dell’amico Salvatore Massara: “Lo stipendio m’attocca; se vuoi che sgobb’i m’hai da pagà!”

Che c’entra? direte voi. C’entra, c’entra, … e come se c’entra.

Riflettete gente. E buon Ferragosto a tutti. E la circostanza che il mio ritiro coincida con quello di Usai Bolt è del tutto casuale. Io avevo cominciato a correre ben prima di lui, …
 

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