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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





PianetaDonna / Talento: oltre le gare c'e' (molto) di piu'

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Sabato 29 Luglio 2017

corsa-donna 2

di Anastassia Angioi

DONO. Grazia. Abilità e genio, preziosa attitudine, innata bellezza. Come la moneta del mondo antico, che da sola non basta a se stessa, che di per sè, non vale niente, ma se spesa e investita con pazienza, parsimonia e lungimiranza, diviene capace, come il più raffinato valor di scambio, di colorare di immensità la vita di ciascuno. Inesauribili combinazioni in cui trova casa, speciale infuso che scorre nelle vene, istintiva, spontanea scintilla dei corpi e delle ossa. Talento. E non c'è niente da fare, ci si nasce, di scintille. Non si può fare altro che, con attenzione e sensibilità, scovarle una ad una, capirne la natura, dar loro un nome, in qualche modo, un posto. Accudirle. Un po' come le stelle, che bruciano spavalde, sole, coraggiose, luminose nell'oceano nero del cielo. E ognuno sta, nel proprio oceano, con le proprie scintille di cui avere cura. Preziose. E nessuna ha più valore di un'altra. Alcune creature nascono eccezionali nel dipingere, nel parlare. Altre nel prendersi cura degli altri, nell'ascoltare, nel fare la mamma, nel suonare uno strumento. C'è chi sa correre più veloce di altri, chi trova tremendamente naturale scoprire nuove costellazioni. Chi è luminoso nel nuotare, nel danzare, nel volare.

Così, ci nasci. E se riesci e se vuoi, vivi per quello. D'amore, costanza e determinazione. Così, come non sempre la propria scintilla si identifica con il proprio mestiere. A volte è la passione, il desiderio, il tempo, le circostanze, tutti quei nostri perchè non abbiamo avuto altra scelta, a spingerci verso una direzione, e quella, vincolati dai più svariati motivi della vita, finiamo per abbracciare, così, attraverso la nostra perseveranza finiamo per viverci, di quello. A volte non sappiamo proprio dove si trovi, la nostra stella, altrettante dissimuliamo per non trovarla, per non esporci, e non vedere, perchè vedere ci acceca e ci è più semplice, meno doloroso, non farlo. A volte ne siamo coscienti ma per qualsivoglia impedimento, paura, anacronia, traumi, non riusciamo. Non ci viene concesso di farlo, o semplicemente, dopo che ce l'abbiamo messa tutta, non abbiamo più modo di poter coccolare il nostro talento, e così il dono si dissipa nel cielo. O si trasforma.

Fatto è che il talento nasce insieme a noi, e da esserino fragile che è, è estremamente delicato. É per questo che abbiamo il sacrosanto diritto, il dovere, quando lo scorgiamo, di avere gli strumenti giusti per poterlo tenerlo stretto, e cosa più importante, più difficile e più meravigliosa, poterlo far fruttare, espanderlo. Nonostante tutta la sua complessità, come accade nell'ambito sportivo. Involucro luccicante, perfezione da contemplare: parole da spendere, critiche da scagliare. Ripieno invisibile, complesso, da capire. Spesso mal accudito, a volte sin dai suoi stadi embrionali, il talento, che proprio nello sport dovrebbe trovare casa e veleggiare a vele spiegate, lì trova a volte, trova spesso, la sua bara. Macchina da soldi, ring per la stampa, lame affilate, mediatica. Successo rapido ed esplosivo, enfasi smisurata, ostentazione, ossessione, come sovente accade da giovanissimi (e non solo), dove il dono sarebbe invece ancora tutto da scoprire e poi non smettere mai di affinare nel tempo. Primula da tenere per mano, che da sola non riesce ad arrivare all'innaffiatoio, da tirare su, per lasciarla libera di gioire e soffrire, e forte dell'esperienza, vederla affrontare ogni alba, ogni gelata, le più ventose tempeste della vita senza spezzarsi. Saper aspettare.

Eppure per il mondo che scruta da fuori, mai troppo delicato, capace di elevare al cielo e insieme frantumare anche la più luminosa delle stelle, se non brucia subito e sempre, nel tempo e nelle circostanze, se non ostentato, il talento non pare essere tale, all'altezza delle aspettative. Ma quali?

E solo il ruolo dell'adulto più attento che vi orbita quotidianamente, resta il cardine su cui circoscrivere un percorso, parete su cui affondare le radici nquando si è vulnerabili. E allora corazzarsi, per poter filtrare le raffiche del mondo esterno, concentrando le proprie energie solo sulla propria primula. Nient'altro. Mondo. Sia che stia dal lato della propria luce, sia che prema pungente sul buio. Far crollare le sovrastrutture e coltivare il proprio equilibrio, lavorare, forti di ciò di cui il talento dovrebbe nutrirsi, l'umiltà. Quella di imparare, di diventare grande, e così sì, vincere, ma forse neanche, solamente vincere. Più a fondo: far tesoro di ogni risultato, bottino da cui trarre indicazioni, riconoscenza del lavoro e dello sforzo fatto, in un percorso in via di costruzione. L'umiltà di aspettare. Non ricerca spasmodica di una medaglia piuttosto che un'altra, come unico segnale positivo, unico per cui gioire, perchè analogo al talento, se non investito, non basta a se stesso. Emozione, orgoglio. Ma anche tassello di un contesto, molto più grande, meno fugace, su cui tenersi saldi. Accuratezza, dialogo, ascolto. Per ricordarsi che il talento, dietro un pugno di competizioni, traguardi, convocazioni, successi, sconfitte, è una persona.

Mettiamo al mondo una creatura, ci occupiamo dei ragazzi, delle nuove leve, convegni, riunioni, ci diamo tanto da fare. Nel migliore dei casi ci preoccupiamo di dare loro tutto il bene possibile, i mezzi, tutte quelle cose indispensabili e importanti di cui hanno bisogno. Giustamente. Spesso però non ci preoccupiamo di chiedere loro se sono felici. Invece abbiamo il dovere di proteggere queste stelle e dare loro gli strumenti, oltre che materiali, per brillare serene. È così che cresce un talento. Abbiamo il dovere di mettere al mondo dei piccoli grandi campioni della vita, su ogni altra cosa, nel rispetto di loro stessi e degli altri. Spronarli, comprendere le loro inclinazioni, ma senza doverci per forza ammalare per queste, noi per primi, e di conseguenza loro, che prenderanno esempio da noi. Senza la pretesa che debbano per forza seguire i solchi di un terreno già tracciato, dare loro la libertà di esprimersi come meglio credono, guidarli, con saggezza. Rimproverarli e richiamarli, anche.

Brillare soli, da stelle, ma abbracciati da costellazioni. E se noi adulti saremo così superficiali da rimanere delusi dalle loro scelte, sarà problema nostro, dovremo finalmente mettere noi stessi da parte e ricordarci di avere per mano dei semini assetati, diversi da noi, senza la presunzione di possederli. Così, aiutarli a credere in loro stessi e nei loro sogni. Ricordare loro che senza lavoro non otterranno niente, perchè il loro dono, così, da solo, non basterà. E al tempo stesso, se ne verranno ossessionati, sarà meglio che lascino perdere, assicurandosi di aver tenuto, nel proprio percorso, altre e nuove porte da in cui far ingresso, se qualcuna dovesse chiudersi. Opportunità. Dire loro che sono bravi, che sono in grado, senza il bisogno di credere nell'onnipotenza e nella così comune autoreferenza. A volte la delicatezza di un sorriso, di una carezza, può valere molto più che una pagina osannante.

PERSONE. Capaci di lavorare sulle loro anime e dare il buon esempio. Nel credere di valere qualcosa, e credere fortemente in quello che fanno, sempre e nonostante. Nonostante la vita riservi tante difficoltà. Persone, e non pedine dell'arrivismo, specchi delle dirigenze solo fin quando si è un buon biglietto da visita. Talento non è calcare i rotocalchi, talento è molto di più: è saper reagire alla vita con integrità. É donarsi agli altri, far tesoro di ogni gradino della vita e trasformarlo in rampa di lancio. E non è mai solo prestanza fisica, è la mente quella che conta di più, che fa del talento un campione.

Con la speranza che la luce possa alimentarsi di bellezza perdurando nel tempo il più possibile, se i piani non dovessero concludersi come si era prospettato, talento è anche essere in grado, con lucidità, di saper dire pazienza. E dire basta e fermarsi al momento giusto. La vita è pronta a riservare dell'altro. Consapevoli del fatto che si è fatto di tutto, si è dato tutto, senza avere nel cuore rimpianti. Perchè in fondo le stelle, anche quando cadono, sono essere bellissime. Lasciano dietro di sè una scia di incanto e luce, pezzetti di polvere e roccia, pronti a bruciare ancora.. e ancora. Sanno trasformarsi in altro, senza morire mai. E noi, dalla Terra, da semplici umani, possiamo solo restare a guardare. In silenzio, col naso all'insù, come nelle sere d'estate.
 

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