Fatti&Misfatti / Essere o non essere, nel futuro di Azzurra
Martedì 25 Luglio 2017di Oscar Eleni
Fra gli assessori milanesi che si tuffano nella Darsena dei Navigli per convincere tutti che l’acqua è pulita. Magari è vero, ma la prima idea è cercare di mimetizzarsi, rinunciando persino alla solita vernice azzurra del Pala Trento perché ci hanno detto che di questi tempi preferiscono la caccia all’orso. Allora state per conto vostro, soli, come la cuccia del cane alla Casa Bianca. Come il “povero” Maurizio Buscaglia che si è bruciato le mani con la patatina dell’Under 20, salvata dall’ ignominiosa retrocessione vincendo lo spareggio contro la Slovenia che scenderà nel limbo giovanile insieme a Lettonia e Cekia, mentre risaliranno Romania, Croazia e Gran Bretagna nel regno dove la Grecia, davanti ai 5000 scatenati di Creta ha battuto in finale Israele, mentre la Francia prendeva il bronzo alla Spagna in anno dispari, forse non tanto per caso, visto che per privilegiare lo spettacolo forse si è risparmiato sulle “cantere”.
Noi italiani ne sappiamo qualcosa, anche se questa settimana ci ha fatto godere una vista sulle nuove generazioni, soprattutto dell’atletica fra Polonia under 23 e Grosseto under 20 dove abbiamo riscoperto la resistenza veloce di chi affronta il giro di pista, quello dove non esistono santi da invocare. Per fortuna c’è vita nel pianeta che nega lo ius soli, anche se poi fingono di non sapere che per meriti sportivi si ottiene quello che dovrebbe essere logica conseguenza di una vita passata crescendo, studiando nel paese dove si è nati. Anche se non da genitori non italiani.
In un Paese dove la strage degli innocenti ha sempre rovinato la vita ad allenatori saggi, a dirigenti che sapevano come far crescere ragazzi destinati ad essere campioni, non è facile difendersi: genitori urlanti alle porte, felici di portare la sacca alla figlia prediletta, al bambino incompreso. La verità nascosta dalle solite scuse. Certo esistono i ragazzi prodigio, ma se vuoi far diventare Martinenghi quello che non può ancora essere alla sua età allora lo vedi andare fuori giri nella rana crudele.
Pellegrini, Paltrinieri, prima ancora Rosolino o Fioravanti, così come il giovane Mennea o la giovane Simeoni, hanno dovuto difendersi da questa sbornia di titoloni e aggettivoni. Se non fossero stati guidati bene, se non avessero incontrato allenatori maestri veri li avremmo raccolti in pezzi molto prima del ritiro.
La cultura sportiva gente, perché prima della gloria bisogna andare con Giorgio Strehler, il Rodolfo e il Gaina per 40 notti e 40 giorni a San Vittore a prendere botte, dormire da cani, prendendosi anche dei malanni. Alle matricole delle squadre sportive invece del solito nonnismo, del becerume da rasoio, fate cantare “Ma me”, scritta dal genio che si è reinventato il grande Teatro anche se lo hanno chiamato Piccolo, pazienza se non avranno magari la classe di una Vanoni, del Gaber, di Iannacci, del grande Tino Carraro, ma almeno capiranno che non bisogna fermarsi alla prima oasi del benessere, coccolati, trattati troppo bene. Si critica per costruire, ci si confronta, si parla, non si va in giro a dire io sono io voi non siete un cazzo. Ora speriamo che non vadano oltre con la Zandalasini, vero talento, bel personaggio, ma pur sempre una ragazza in crescita che non ha bisogno di cavalier serventi, di una servitù che abbia la smania di farne una diva, perché da noi le biografie, anche a vent’anni, tirano.
Deve essere capitato questo alla under 20 che sul campo di Creta ha vissuto da grande essendo troppo piccola. Ma come, direte voi, due settimane prima gli under 19 hanno conteso il titolo mondiale al Canada e questi si sono salvati nell’ultima partita. Succede, un gradino dopo l’altro, ma se l’ignoranza sega qualche piolo allora vai a sbattere.
Ora non vorremmo che Gianni Petrucci, ammaliato dalle bravissime colleghe che lo hanno trovato ad Udine, avesse perso la bussola sul futuro di Azzurra che sembra ossessionarlo. La vede sempre bella, forte, ma ci sono anche gli avversari. Qualcuno più bello e più forte. Certo sarà il campo a dircelo, sarà SKY ad urlarcelo come al solito, proprio in presentazione abbiamo risentito le voci capaci di far diventare capolavori canestri che erano facili da realizzare, salvo non riuscire a cambiare tono quando lo stumpf sul ferro ci ha negato l’Olimpiade liberando i croati. A proposito uno dei cacciatori di teste più feroci quando si doveva scaricare ogni colpa su Repesa nel giardino Armani della Den Bosch, ci ha detto che i trofei vinti da Gelsomino erano quasi tutti stati conquistati nel giardino di casa.
Pazienza se ha fatto bene in Spagna, Turchia, vinto 2 titoli in Italia, se con la Nazionale non è andato peggio dei protetti dalla casa dove hanno scoperto che l’Emporio aveva gambe pesanti perché si allenava poco e male. Mai due volte. Chi avrà fatto questa analisi. Il premiatissimo preparatore atletico? Gli assistenti amati da quasi tutti? La società? I giocatori trovati a notte fonda davanti a qualche bicchiere di troppo? Noi crediamo nella buona fede, rispettiamo le opinioni di chi non la pensa come noi, difendere l’ultimo Repesa non è davvero facile, lo sa lui, lo sanno tutti, ma per favore non parlateci da indignati soltanto perché a Torino disse che aveva una squadra di fringuelli difensivi. Doveva dirlo in spogliatoio? Lo avrà fatto. Lo avrà detto in società. Nessun risultato. Solo separazioni in casa, come ha denunciato lo stesso Cinciarini. In questo modo sei circondato, sei solo. Speriamo non lo resti il Ramagli Virtus dopo quello che si è letto negli ultimi giorni. Speriamo non lo diventi Buscaglia che merita di essere nella rosa degli allenatori che possono sostituire Messina alla guida, part time, della Nazionale dopo l’Europeo.
Certo che Djordjevic è la prima scelta, ma se resta in piedi la teoria che non potrà essere Sacripanti il sostituto, allora perché non puntare sul pugliese diventato pilota in Umbria e grande allenatore a Trento passando persino da Mestre. Certo non è un mago. A Trento lo fecero fuori la prima volta. Poi, pentiti, arrivarono dove nessuno pensava potessero arrivare. Quella under 20 è la cartina tornasole del nostro basket di papere e papere, di questo movimento che si diverte a non essere credendo di essere qualcosa più di quello che si vede in finali giocate a 40 gradi dentro palazzi fatiscenti. Per fortuna in Lega si sono tenuti il Bianchi che sarà sempre una guida col senso della misura. Nella speranza che noi sia un re Travicello considerato così perché non ha mai fatto notare ai padroncini di oggi che il presidente della Lega non va messo in terza fila riducendo premiazioni solenni a fastidiosi obblighi di ospitalità.
Sì, certo, sulla mistica da spogliatoio, del campo, della vita di una società è già stato detto molto e non hanno niente da aggiungere neppure in Federazione dove questa Casa della Gloria, una casa dalla Fame come dovrebbero sapere gli azzurri di oggi, resta sempre fra i miraggi e chi vi viene ammesso sembra quasi un intruso, anche se, ve lo confessiamo, ci hanno dato più emozioni Cosmelli, anche in bianco e nero, Gilardi e Romeo Sacchetti, in immagine, l’hombre era in America, di molti dei moschettieri che Messina si è portato a Folgaria.
Lasciamo la nostalgia, solita canaglia, per andare oltre, al raduno nel villaggio SKY dove non si è vista la RAI, dove tutto aveva un sapore analcolico. Ne hanno presentati 19 e forse tali resteranno perché Pascolo non recupera, psicologicamente, o fisicamente?, da un ‘operazione che sembrava semplice. Bel gruppo, scoperto al centro, come si è capito dopo la convocazione di Burns, ma forse il finto pivot servirà a disorientare come faceva Trento.
Per capire che non siamo e non saremo mai tanto popolari prendiamo il caso Ariel Filloy. Il suo caso è simile, anzi è proprio uguale a parte le cifre d’ingaggio, a quello di Bonucci. Fondamentali per lo scudetto di Reyer e Juventus hanno deciso che la loro storia sportiva doveva continuare altrove.
Ma torniamo ad Azzurra in vinile: Messina ha voluto soltanto gente solida e responsabile. Buona scelta anche se le compagnie di giro legate a questo o a quell’agente a questa o quella famiglia, ci mette sempre la nostalghia per chi, in verità, manca soltanto a sé stesso.
La prima verifica sarà per i lungo degenti, quelli che ne hanno già passate tante: Hackett, Baldi Rossi, un po’ Vitali, un po’ Cusin. Poi ci sarà da scremare passando da 19 a 12 dopo l’ultimo torneo, ma sarebbe meglio se tutti sapessero un po’ prima come stanno le cose sul taccuino dell’allenatore che ha aggiunto nello staff tecnico il sardo Fois della rivelazione Gonzaga, la meraviglia della NCAA. Noi un quintetto base in testa lo abbiamo già: Vitali, basta che non vada in giro con lo specchio, Belinelli, Datome, Gallinari, Melli. Poi se Hackett starà bene si potrà pensare a qualcosa di un po’ diverso, tenendo presente che Filloy è un leone di cui non faremmo mai a meno.
Non lasciamoli soli con il succo di mele. Mettiamo un po’ pepe nelle giornate magiche che si vivono in Trentino, ma erano magiche anche quelle della Valtellina dove gli eredi del Pini hanno ritrovato entusiasmo e squadre nazionali, partendo dalla Turchia, oltre che di club, per un estate che non sarà soltanto di musica a Bormio e intorno ai Bagni Vecchi della canturinità di casa Allievi dove staranno trepidando pensando alla stella del Pianella dove Recalcati fa una gran fatica ad orientarsi.
Quaranta giorni e quaranta notti, caro Messina, per preparare un europeo difficile, non duro come una Olimpiade, ma pur sempre esame di stato. Per tutti. Anche per lui vale la poesia in musica di Strehler, questo “Ma mi” che potrà servire un po’ a tutti se alla fine non parleranno ai commissari dell’ovvio e risponderanno soltanto sul campo.
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