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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Opinioni / Come sopravvivere ad un'estate torrida

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Martedì 18 Luglio 2017

federer 2

di Luciano Barra

L’unica maniera per sopportare l‘estate torrida che stiamo subendo è avere un minimo di aria condizionata ed un buon televisore, oltre che un computer a portata di mano. Questo è quello che ho fatto questo week-end battendo tutti i record di ascolti televisivi sportivi contemporanei. Prima Wimbledon. Chi non è mai stato a fisicamente a Wimbledon – come a Twickenam per una partita di Rugby – non sa cosa è “cultura sportiva”. In questo caso, oltre all’icona del magico impianto di Church Road, SW 19, si è aggiunta la magia di Roger Federer. Bravo Fausto Narducci sulla Gazzetta di lunedì scorso a dipingere gli aspetti umani e morali di questo campione. La Gazzetta ha così cancellato (in parte) le stucchevoli paginate sulla campagna acquisti, sul “closing” del Milan e sulle imprese morali del “Giggio nazionale”.

Poi l’inizio dei Mondiali di nuoto. Il rinfrescante (e inquinato) Lago Balaton e le piscine della bella Budapest (sull’Isola Margherita?). Peccato che la FINA, forse per mascherare l’età dei suoi leader, e per sembrare moderna, ha ora più gare non Olimpiche che quelle Olimpiche, che sono al momento ancora 46. È vero che l’Italia ha cominciato a vincere quelle non Olimpiche, peccato che i nostri giornali – totalmente ignoranti in materia - non sappiano distinguere. Comunque il fresco delle acque è servito ad alleviare l’afa.

Poi il Tour de France sempre molto ben organizzato e rispettoso della sua storia con informazioni storiche esaltanti. La Formula 1 di cui oggi merita vedere solo la partenza e l’arrivo, perché nel mezzo non accade più nulla, come partono arrivano, il tutto per cambi di regole (rifornimenti e gomme) che saranno pure ecologici, ma che hanno ucciso la competitività di questo sport.

E scusate se torno all'atletica

Infine veniamo all’atletica, incominciando dalle Paraolimpiadi. Uno spettacolo da Londra con oltre 30.000 spettatori ogni mattina nel magnifico Stadio Olimpico e gare che ci fanno stringere il cuore e che fanno capire come, nella maggioranza, siamo persone fortunate. Evviva la forza ed il coraggio di questi ragazzi che vanno considerati atleti a tutti gli effetti e che offrono un esempio positivo del nostro Paese.

Ovviamente, per me, non poteva mancare l’atletica con i mondiali Giovanili di Nairobi, snobbati dai grandi Paesi, ma con 60.000 spettatori l’ultimo giorno, i Campionati Europei Under 23 da Bydgoszcz in Polonia, la Diamond League da Rabat in Marocco e, per finire, il Meeting di Padova.

Devo confessare che mischiando le immagini in streaming, dove grazie alla IAAF ed alla EA si potevano vedere dal vivo tutte le gare, e quelle sul televisore delle volte mi sono confuso, anche perché oggi gli atleti e la loro appartenenza non si distinguono più dalla maglietta che indossano e dal colore della pelle. Alla fine domenica sera ero ubriaco. Ma ci ho voluto dormire sopra.

Su Nairobi c‘è da tirare un sospiro di sollievo. È l’ultima edizione dei Mondiali Giovanili essendosi dimostrato amorale far girare il mondo ad atleti di quella età (15 e 16 anni), e bruciare energie fisiche e nervose ad un età tanto precoce. Per non parlare delle motivazioni. Per molti di loro una volta aver girato il mondo in aereo a quella età non rimane che andare sulla Luna. Nessuno spiega loro che le difficoltà vengono dopo. Ha fatto bene la IAAF a cancellare la manifestazione ed ad obbligare i vari Continenti ed Aree a svolgere gare di zona per atleti di quell’età.

Qualche riflessione su Bydgoszcz

Mi intratterrò più a lungo sui campionati Europei Under-23. È una manifestazione a cui sono concettualmente legato essendo nata nel periodo in cui ero membro del Consiglio EA. Chi pensa e commenta che la manifestazione dovrebbe servire a portare a maturazione futuri campioni non ha capito molto. Lo scopo di questi Campionati può essere si di raccolta ritardata di potenziali futuri campioni. Ma in minima misura. D’altronde è sufficiente scorrere i risultati dei passati Campionati per vedere che vincitori o medaglisti Under-23, che poi sono diventati altro, sono limitato rispetto ai partecipanti o agli iscritti di ciascuna nazione.

Il motivo era ben altro e più profondo: cercare di tenere “in vita” e in attività atleti e atletica in un periodo della stagione dove i giochi sono fatti e contano solo i grandi meeting e quelli che si preparano per i Mondiali o i Giochi Olimpici. Prendiamo l’esempio dell’Italia a Bydgoszcz. Medaglie a parte (che hanno il valore tecnico che chi sa di atletica è bene in grado di valutare), su 83 atleti portati in Polonia forse solo 5/6 sono atleti che possono avere un positivo futuro nei campionati continentali e mondiali dei prossimi anni. E lo stesso vale per ogni paese che ha partecipato alla manifestazione.

Detto questo, bene ha fatto la FIDAL di Giomi e Baldini a mettere in campo una squadra così numerosa. Così come bene ha fatto a iscrivere 94 atleti ai prossimi Europei Juniores. Da queste due manifestazioni usciranno sicuramente alcune speranze per il futuro. Ma in questo momento la cosa più importante è che questi circa 200 atleti vestiti della maglia azzurra diano ossigeno alla base dell’atletica Italiana. A società, dirigenti e tecnici volontari. Non dimentichiamo che da sempre in Italia, conclusi gli Assoluti, l’attività si esaurisce.

Per questo sono allergico a condividere il trionfalismo che emerge dal sito federale, quasi che fossimo diventati la nuova DDR del duemila e rotti. Capisco che è molto facile scrivere ed esaltare questi risultati. Io invece sfrutterei le forze federali (e non sono poche se è vero che la FIDAL ha oltre 120 dipendenti) a far si che testate sportive, che tra l’altro figurano anche come sponsor della FIDAL stessa, scrivano di queste manifestazioni e non se la cavino con miseri “pallini”.

E poi bisognerebbe produrre altre “statistiche” di supporto: i nomi delle società che hanno prodotto questi atleti (non quelle militari), i nomi dei tecnici che li hanno lanciati e via di seguito. E qui medaglie e diplomi, e anche prebende, dovrebbero essere elargite a dismisura, insieme a Querce e Palme (se ci sono ancora) con cerimonie esaltanti non come l’ultima per insignire personaggi come Roberto Fabbricini, Tito Morale e Giorgio Lo Giudice, per la quale cerimonia il presidente della FIDAL si è viso costretto ad inviare una lettera di scusa agli interessati.

Certo le medaglie sono importati, ma a questo livello non sono le classifiche per nazione che contano. Starà ora alla FIDAL, ed al suo Settore Tecnico, saper raccoglierne successivamente i frutti. Al riguardo sono pessimista, essendoci state troppi negativi esempi di potenziali campioni bruciati sull’altare del decentramento e di una assistenza tecnica da parte della federazione non proprio all’altezza. Vogliamo fare dei nomi? Ma è bene essere ottimisti.

La rincorsa ai "minimi"

Un ultimo punto riguarda il conseguimento dei minimi per la partecipazione ai vari Campionati di categoria, ma anche assoluti come Mondiali e Giochi Olimpici. Personalmente sono stato sempre favorevole al concetto “chi fa il minimo” ha diritto ad essere iscritto per due semplici motivi: primo, perché se no non si capisce perché una atleta debba allenarsi alleni tutto l’anno; secondo, perché l’atletica, come il resto dello sport Italiano, vive di risorse pubbliche ed in regime di totale monopolio.

La cosa che non condivido è la libera e scellerata rincorsa al minimo che spesso fa arrivare gli atleti spenti e già appagati all’avvenimento. Quanto sta avvenendo ai nostri tre moschettieri dei 400 ostacoli è un esempio. La FIDAL dovrebbe indicare all’inizio dell’anno quali sono le manifestazioni in cui minimi vanno conseguiti, ma non deve essere un’indicazione generica (come manifestazioni Internazionali o nazionali) ma più specifica e dettagliata.

E qui merita chiamare in causa il Meeting di Padova che ho visto stancamente ieri sera. Non so se sia colpa sia dell’uovo o della gallina. Ma vedere tanti e tanti atleti stranieri togliere spazio, ed euro, agli atleti Italiani non lo trovo giusto. E quanti degli italiani che andranno a Londra erano a Padova?

Infine la Diamond League da Rabat. Belle gare, anche qui prebende che vanno a rimpinguare le casse di manager. Ma manca del tutto il condimento, in un’atletica dove dollari e record sono più importanti delle vittorie e dove le federazioni nazionali state espropriate dei loro atleti. L’ho scritto alla IAAF e lo ripeterò al mio amico Sebastian Coe. Se questo equilibrio non cambia l’atletica somiglierà sempre più ad un circo e basta.

Comunque vedrò la Diamond League di Montecarlo solo per un motivo. Non sfigurare nei pronostici sui Mondiali londinesi che Sandro Aquari, come sempre, sta lanciando. Ho deciso di non andare a Londra anche se invitato, ma questa volta li vedrò in TV e devo impedire a Giorgio Cimbrico di vincere ancora.

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