Piste&Pedane / La rincorsa del "tapascione" tra aminoacidi e gel
di Daniele Perboni
Martedì 30 maggio. Scorriamo i giornali della rassegna stampa online. Cerchiamo notizie di atletica naturalmente. Qualcosa attira l’attenzione: una lunga sfilza di articoli targati Il Secolo XIX di Genova. Più per curiosità che per interesse vero e proprio andiamo a “scoprirli”. Fra i tanti, ci imbattiamo in un servizio dedicato a quanto potrebbe spendere nell’arco di 365 giorni (in euro naturalmente) un runner per soddisfare la propria voglia (ogni riferimento al testo Bocca di Rosa di Fabrizio De Andrè è puramente cercato...). A farci rizzare le orecchie non è tanto la cifra annua che deve mettere in preventivo il tapascione di turno, quella dipende dalle scelte individuali e dal luogo dove si vive, ma piuttosto sono le varie voci di spesa.
Così scopriamo che “Chi vuole allenarsi come un professionista può poi decidere di andare una volta al mese da un fisioterapista...”. Una volta si andava da questo “esperto” se avevi qualcosa di fuori posto (cervello escluso, per quello ci si rivolgeva, e ci si rivolge ad altri specialisti). Si prosegue poi con “Adeguatamente allenati e con i muscoli sciolti grazie alla preziosa opera del massaggiatore, si possono finalmente affrontare lunghe sessioni di allenamento che richiedono però la giusta dose di integrazione (...) servono i gel con gli zuccheri (...)”.
Quindicenne, un secolo fa, quando ci allenavamo regolarmente cinque giorni la settimana, sabato riposo, domenica gara, il massimo che ci si concedeva erano sorsate di acqua gentilmente offerte dal tubo in gomma che serviva per innaffiare il campo di calcio.
Chi dispensa questi preziosi consigli, almeno ha la bontà di avvertire che “Anche nel caso in cui si avesse bisogno degli aminoacidi ramificati che sono cari, il costo annuale non dovrebbe superare i 100 euro”. Sì, abbiamo/avete letto bene: integratori, aminoacidi ramificati, zuccheri in gel, ... Urca, qui ci troviamo di fronte a veri e propri stakanovisti del training.
Assatanati che per dimostrare quanto valgono sono disposti a sottostare a qualsiasi sacrifico, tortura, integrazione alimentare. Insomma, nessuna remora. La vittoria ad ogni costo. E se non è vittoria che almeno sia il miglioramento cronometrico. Altro che corsa per passare qualche ora all’aria aperta, dimagrire, salute e benessere, spegnere il cervello e rilassarsi, migliorare l’umore, scaricare lo stress e la tensione, tenere sotto controllo l’ansia. Insomma: sentirsi meglio.
No. I runner che si definiscono “amatori”, in fatto di terapie allenanti si comportano come, o peggio, degli atleti di alto livello. Con le varie conseguenze fisiche del caso. E poi ci si sorprende se ogni tanto qualcuno di questi cade nella rete dell’antidoping ... Stiamo rasentando la follia pura.
Qualche tecnico ha provato a calcolare quanto spendeva (in termini di calorie, sali minerali e zuccheri) un muratore negli anni settanta/ottanta.
Altra sorpresa! Il suo consumo era infinitamente più elevato di tutti questi signori che hanno fatto della corsa una vera religione. I suoi integratori? Un “bianchino” ogni tanto, panino al salame, qualche sigaretta e vai su e giù per le impalcature. Otto ore al giorno. Magari rigorosamente senza protezioni… Mai sentito di qualche maestranza edile (oggi si chiamano così) che abbia ridotto le sue performances per la mancanza di aminoacidi? Non vorremmo offendere nessuno, ma molti di questi cosiddetti runner amatoriali sono “malati”. Han perso di vista l’obiettivo primario dello sport: divertimento e salute.
Già sappiamo che attireremo l’ira funesta di qualche “Pelide Achille”. Siamo qui, aspettiamo intrepidi l’onda d’urto.
| < Prev | Next > |
|---|
