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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / I migliori anni nei ricordi di un novantenne

Lunedì 27 Febbraio 2017

casciotti

di Vanni Lòriga

Questa volta non “sarò greve”. Si tratta dell’ultimo intervento di un ottuagenario, non perché abbia deciso di rinunciare alla scrittura, ma molto più semplicemente per la circostanza che giovedì prossimo, 2 marzo 2017, entrerò a vele spiegate nella ristretta categoria dei novantenni. Per cui è doveroso gettare uno sguardo indietro e caso mai, nello stilare un bilancio sul tempo trascorso, essere “grevi” solo verso se stessi. Ci ho pensato a lungo proprio sabato mattina mentre, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, tributavamo l’ultimo saluto ad un amico che ci ha lasciato, Giampiero Casciotti, il Generale per antonomasia dell’Atletica italiana. (Nella foto, da sinistra: il generale Casciotti, il futuro CT della nazionale Enzo Rossi, il capitano Scipione Blasi, Giuseppe Cuccotti).

Eravamo in tanti a dirgli Addio ed in quel particolarissimo momento non ho potuto fare a meno di pensare che con lui è uscito di scena uno dei soci fondatori del Centro Sportivo Esercito, preceduto di un solo anno dall’altro grande protagonista dello sport, non solo militare, Roberto Roberti. Sull’appena citato CSE va detto che fu istituito nel 1960. Articolato su tre Compagnie Speciali Atleti (Roma, Napoli, Bologna) prevedeva anche alcuni Plotoni Speciali, fra cui quello dei pugili con base alla Scuola Militare di Educazione Fisica di Orvieto.

Il Comandante dello storico Istituto era il Colonnello Simone Sanicola, forse lo “Sportivo” più vero che abbia mai conosciuto; il comandante del predetto Plotone Pugili era invece chi firma queste righe, allora tenente dei bersaglieri che, per un certo periodo, ebbe come braccio destro (incredibile dictu!) il sottotenente Giorgio Lo Giudice. Noi avevamo incarichi disciplinari; dal punto di vista tecnico i responsabili erano Natalino Rea e Armando Poggi. Che fecero un figurone ai Giochi di Roma: i loro allievi (immeritatamente anche nostri …) vinsero tre ori con Musso, Benvenuti e De Piccoli; tre argenti con Zamparini, Lopopolo e Bossi; un bronzo con Saraudi.

Fui pertanto fra i soci fondatori del CS Esercito, come Casciotti che nel frattempo comandava la prima Compagnia Speciale Atleti alla Cecchignola. Ma il movimento atletico militare a Roma era nato almeno tre anni prima, con l’affiliazione alla FIDAL della quadra dell’VIII Comiliter. L’aveva voluta proprio Casciotti, allora responsabile dello sport presso la Regione Militare Centrale. Con lui lavorarono come tecnici l’indimenticabile Beppe Cuccotti e l’emergente Enzo Rossi. In quegli anni fu anche realizzata la pista del Silvano Abbà alla Cecchignola, con la preziosa collaborazione dell’artigliere Scipione Blasi.

Nel 1959 su quella pista fu disputata, tanto per la cronaca, la prima prova del campionato mondiale militare CISM. Nella corsa dei 10.000 metri si affermò, correndo per la Francia, il marocchino Ben Abdesselam Rhadi, l’anno dopo argento nella maratona olimpica romana dietro Abebe Bikila.

Giampiero Casciotti, nato a Roma il 1° agosto 1921, aveva iniziato la pratica dell’atletica nei primi anni di ginnasio quando frequentava il Collegio Militare. Era un buon velocista e tale si confermò all’Accademia Militare di Modena, in cui fu compagno di corso del ricordato Roberto Roberti. Insieme furono assegnati al 4° Reggimento Bersaglieri di Torino. Poi la guerra nei Balcani, la prigionia in Germania; dopo la fine delle ostilità frequenza e docenza alla Scuola Militare di Educazione Fisica.

Lo conobbi al 1° Reggimento Bersaglieri al Tiburtino. Era il 1953. Il nostro comandante era Pietro Testa, zaratino e fratello del giavellottista Bruno. Da quei giorni ormai lontani non ho, praticamente, mai perso di vista il bersagliere Casciotti . Ho seguito la sua carriera militare (responsabile dello Sport allo Stato Maggiore Esercito e Difesa) e quella di Dirigente, prima al Comitato Laziale e poi braccio destro di Nebiolo quale Vice Presidente Vicario della FIDAL. Sempre in prima linea e soprattutto operativo con il sorriso sulle labbra.

Perché la sua vera dote era l’allegria. Era innata in lui ed aveva il dono di trasmetterla agli altri. Era ironico con il prossimo ma soprattutto con se stesso. Ogni suo racconto era una splendida e divertente avventura. Sempre in allegria avrebbe potuto applicare a se stesso il motto paolino: “Ho combattuto la buona battaglia; ho terminata la mia corsa!”

Come ultimo erede di una felice epoca di uomini-gentiluomini, protagonisti di una grande Atletica, spero a tempo debito di poter dire lo stesso. Senza fretta, ovviamente, …
 

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