- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve! / Quando Andreotti accompagnava in Africa Catella

Lunedì 23 Gennaio 2017

roma-img_9454

di VANNI LORIGA
                                                                                                                                 
Come al solito “Sarò greve!” Esserlo è attività sicuramente peccaminosa e pertanto comunico che, per espiare, ho fondato un movimento denominato “Falcata”. Si tratta di una associazione che ricorda “l’azione e la misura dello spostamento di una gamba da un contatto del terreno e quello successivo”, cioè il passo del corridore. Ma è anche l’acronimo della regola di vita che si impone agli affiliati: “FAtti Li Cavoli TuA”… E me li faccio, i predetti, lanciando il “Delicacy of feeling price”, un premio che viene assegnato al giornalista che meglio ha rispettato l’appena citata ed aurea “Regola”. Parlo di Mario Sconcerti, ormai onnipresente opinionista ai più alti livelli comunicativi. Egli, oltre ad essere firmatario sul Corrierone di una rubrica intitolata L’analisi, spezza il pane di una inedita scienza psicologico-geometrico-statistica sulle Reti RAI.

Perché vince sempre la Signora?

Il premio che gli ho appena assegnato è appunto riferito alla sua prima Analisi del 2017, pubblicata il 2 gennaio scorso sulla pagina 35 del Corriere della Sera. Si tratta di un epinicio dedicato alla Juventus ed intitolato “Perché vince sempre la Signora”.

Premetto che è severamente vietato ricorrere ai soliti scherzosi e iettatori commenti cari ai mediocri (appena l’ha detto, ecco la sconfitta di Firenze …) perché ritengo i “gufi” niente più che nobili ma innocui rapaci della famiglia degli strigiformi, e passiamo ad esaminare il fondamentale saggio.

Per non essere accusato di eccessivo elogio all’autore della magistrale rievocazione delle imprese sportive della famiglia Agnelli, sottolineo alcune imprecisioni. Ad un certo punto Sconcerti afferma che durante gli anni della guerra “ la Juve sponsorizzò addirittura il Torino, che nel 1940 si chiamava Fiat Torino”.

Valentino Mazzola lavorava al tornio

Ad aiutare il Torino FC non fu certo la Juventus ma il Senatore Giovanni Agnelli che però lo fece solo per il Campionato 1943-44, quando l’Italia era divisa in due. Assunse i giocatori torinisti come operai ed abbiamo anche delle foto che ritraggono Valentino Mazzola impegnato al tornio, e pertanto “elemento indispensabile alla produzione bellica”. Il Toro di Novo al posto dello scudetto, vinto nel 1942-43, esibiva sulle maglie lo stemma FIAT.

Intanto la Juventus diventava Cisitalia, con i suoi tesserati impegnati al lavoro nella Compagnia Industriale Sportiva Italiana, germinata dalle Manifatture Bosco di Pietro Dusio. E chi era questo signor Dusio? Era un industriale assai intraprendente, già giocatore della Juve, nativo di Scurzolengo, perciò concittadino di Primo Nebiolo. La sua bella macchina da F1 detta appunto Cisitalia era stata progettata con la collaborazione di in certo Ferry Porsche, … E fu anche Presidente della Juventus dal 1942 al 1947.

Perché non solo gli Agnelli sono stati Presidenti della Signora. Fra i vari ignorati da Sconcerti c’è anche un certo Vittore Catella, al timone dal 1962 al 1971. Da deputato, e quale membro della Commissione Difesa della Camera, visitò insieme ad Andreotti l’Etiopia. Il più diffuso quotidiano della capitale titolò a nove colonne in prima pagina come segue: “Il Presidente della Juventus ospite di Addis Abeba!” e, nel sommario, come raccontava lo stesso grande Giulio, si precisava che era accompagnato dal Ministro della Difesa italiana. Tutto ciò a dimostrare che la Juve era veramente famosa in tutto il mondo.

La Roma a San Francesco a Ripa

Facendo un doveroso passo indietro mi corre l’obbligo di precisare che i calciatori italiani non furono certo in prima linea durante la seconda guerra mondiale. La foto che pubblichiamo ci presenta i campioni d’Italia 1941-42, cioè i bersaglieri della Roma, tutti in servizio a San Francesco a Ripa (nella foto: Amadei è l'ultimo a destra). E se qualcuno si prendesse la briga di consultare i tabellini dei campionati di calcio, vedrà che tutti i migliori calciatori erano a casa (o dintorni). Peraltro, allo scoppio del conflitto, lo stesso Mussolini aveva annunciato categoricamente che “i giocatori servono più sui prati che all’Esercito”.

Il Segretario del PNF Carlo Scorza (“il fatto di essere in guerra non giustificherebbe in alcun modo la sospensione in blocco dell’attività sportiva”) ed il Presidente della Federcalcio Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano, Marchese di Montescudaio, non disubbidirono. Al punto che fra l’altro venne organizzata la Coppa Luigi Barbesino, una specie di campionato delle Forze Armate con sei squadre che schieravano tutti i migliori Azzurri del calcio. Nel titanico scontro tra fanti, bersaglieri, marinai, avieri, vigili del fuoco la Coppa fu vinta dagli automobilisti!

L’attento lettore ci chiederà finalmente la motivazione che accompagna l’attribuzione a Mario Sconcerti del primo “Delicacy of feeling price”. Eccola. “Nel raccontare la storia della Juventus dalle origini ai giorni nostri, si faceva veramente gli affari suoi, evitando anche il più piccolo riferimento ai fatti che la coinvolsero negli anni passati e che la videro addirittura militare nella Serie cadetta. Mirabile esempio di delicatezza. doverosa quando si parla di una Signora”.

Elementare, no?

 

Cerca